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Ecco notizie positive e criticità dei dati sulla disoccupazione

Giuliano Poletti

Sulla base dei dati trimestrali sul mercato del lavoro, il tasso di disoccupazione è sceso all’11,5% nel 2° trimestre 2016 (da 11,6% nel trimestre precedente). Il dato è risultato in linea con le nostre attese e con i comunicati mensili già diffusi dall’Istat (secondo i quali anzi il tasso dei senza-lavoro è ulteriormente sceso a luglio, all’11,4%). Le notizie positive sono:

1) nonostante la battuta d’arresto del Pil, nel trimestre l’occupazione non solo è continuata ad aumentare, ma è cresciuta al ritmo più alto da quando è disponibile la serie storica (+0,8% t/t ovvero +189 mila posti di lavoro su base congiunturale destagionalizzata);

2) il calo del tasso di disoccupazione sarebbe stato ben più marcato se non si fosse verificata un’espansione, all’incirca della stessa entità, delle forze di lavoro (+0,8% ovvero +192 mila unità, sempre su base trimestrale destagionalizzata); infatti, sono diminuiti, per il quinto trimestre consecutivo, gli scoraggiati (-158 mila unità in un anno; si tratta del 12,5% degli inattivi, contro il 13,2% di un anno prima): la tendenza si conferma concentrata sulle fasce marginali del mercato del lavoro ovvero le donne e le regioni meridionali;

3) su base annua il recupero resta trainato dai dipendenti permanenti (+2,1% a/a, anche se il parttime supera il full-time: +4,9% contro +1,5%), ma, a differenza che a inizio anno, è diffuso anche ai dipendenti temporanei (+3% a/a da +0,1% precedente) e ai lavoratori indipendenti (+1,1% da -1,8% di inizio anno); anzi nel trimestre (su base congiunturale destagionalizzata) gli occupati sono cresciuti di 76 mila unità trai i dipendenti temporanei, di 68 mila unità tra gli occupati indipendenti e di 46 mila tra i dipendenti permanenti;

4) il maggior tasso di crescita dell’occupazione si registra, sia in termini congiunturali che tendenziali (e sia in termini assoluti che percentuali), al Sud (+1,4% ovvero +83 mila posti di lavoro t/t; +2,8% ossia +231 mila unità a/a);

5) anche tra i giovani (15-24 anni) il tasso di disoccupazione è sceso, a 36,9% (da 38,1% a inizio anno): si tratta di un minimo da quasi 4 anni;

6) inoltre, si registra anche una maggiore partecipazione dei giovani al mercato del lavoro, visibile ad esempio dalla diminuzione tendenziale (-252 mila unità) della componente delle persone “Not in Education, Employment or Training” (Neet).

Tra le (poche) criticità invece: 1) il recupero occupazionale è confinato quasi interamente ai servizi (+169 mila unità t/t sulle 189 mila totali; si tratta di un incremento di +1,1%), mentre in particolare l’industria vede una stagnazione dell’occupazione (ma le ore lavorate sono cresciute) e la crescita è limitata negli altri settori (agricoltura +12 mila, costruzioni +7 mila posti di lavoro); 2) la maggiore crescita tendenziale dell’occupazione si registra tra i lavoratori più anziani (+306 mila unità ovvero +4,1% a/a tra gli ultracinquantenni), il che potrebbe essere ancora l’effetto dell’aumento dell’età pensionabile; viceversa, restano in calo gli occupati nella fascia d’età centrale (-90 mila unità ovvero -0,9% a/a tra i 35-49enni).

In sintesi, il dato conferma quello era già evidente dai dati mensili ovvero che il trend di calo del tasso di disoccupazione è ancora in atto. Inoltre, il dettaglio conferma i segnali di miglioramento non solo quantitativo ma anche qualitativo del mercato del lavoro. Tuttavia, in prospettiva la tendenza al calo degli inattivi (e in particolare degli scoraggiati) continuerà ad esercitare una pressione verso l’alto sul tasso dei senza lavoro. Per questo motivo (oltre che per il minor vigore del ciclo economico) confermiamo l’idea che la tendenza al calo della disoccupazione continuerà ad essere assai graduale e di modesta entità (oltre che irregolare su base mensile) .

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