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Che cosa contesto, da sostenitore del No, a chi dirà No al referendum costituzionale

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Approvate il testo della legge costituzionale concernente “disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione”, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 88 del 15 aprile 2016?“.

E’ questa la formulazione proposta per il quesito referendario su cui gli italiani saranno chiamati ad esprimersi il 4 dicembre. Il testo ha determinato le reazioni del fronte del No che lo ha definito come se fosse una serie di slogan a favore del governo. Il che, a mio parere, mette allo scoperto il vero ‘’tallone di Achille’’ dei settori contrari alla riforma: il loro No si riduce ad essere un “Non così’’. In sostanza, riconoscono la necessità di un cambiamento ma non condividono (e qui le posizioni si frammentano in mille pezzi) l’impostazione della legge n.88. Detto tra di noi, se il referendum del 4 dicembre non si traducesse, come sarà in un voto su Matteo Renzi, in un Paese in cui il cambiamento – anche in peggio – è considerato un valore, la vittoria del Sì sarebbe assicurata. Perché farebbe aggio la linea del: ‘’E’ comunque un passo avanti’’. Io voterò No, rispondendo serenamente ad ognuno dei quesiti posti, che non mi mettono per nulla in imbarazzo. Rimango fedele al bicameralismo paritario, sono contrario alla riduzione del numero dei parlamentari e al contenimento dei costi delle istituzioni nonché alla soppressione del Cnel. Quanto alla revisione del Titolo V potrei anche considerarmi favorevole, se non fosse che la giurisprudenza della Consulta è riuscita, nel frattempo, a mettere una pezza sul disastro combinato nel 2001 in nome del federalismo e a definire un discreto equilibrio di poteri; e che, ora, delineando ex novo la materia delle competenze tra Stato e Regioni si aprirà un ulteriore contenzioso della durata di un decennio. In sostanza, la posizione dei sostenitori del No dovrebbe essere più netta e chiara: la Costituzione va bene così.

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A Roma la sindaca Virginia Raggi non riesce a trovare un assessore al Bilancio. Certo che se si ostina a cercarlo tra le persone competenti e pretende di pagarlo più o meno come un colf, sottoponendolo alla gogna quotidiana di un populismo plebeo e agli sbalzi d’umore di Beppe Grillo (“i miei superiori’’ della sindaca), non troverà mai nessuno disposto a mettersi nei guai tentando di gestire un bilancio sinistrato come quello della Capitale. Si rassegni: lo cerchi tra le “mezzecalzette’’ che affollano il M5S. Lo troverà certamente.

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Le cronache si sono diffuse sui festeggiamenti per l’ottantesimo compleanno di Silvio Berlusconi, fornendo innanzi tutto l’elenco delle persone che hanno avuto il privilegio di essere invitati. Non c’era traccia del cagnolino Dudù.

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Al posto di Silvio Berlusconi rifletterei sul clima in cui è stato ricordato il suo compleanno nell’ambito del circuito della politica e dei media. Nessuna animosità, gesti cavallereschi da parte degli irriducibili avversari di sempre, un po’ di generale benevolenza quasi sul filo della memoria del passato. Come se il suo fosse ormai un capitolo chiuso nelle vicende del Paese.

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