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Vi spiego la visione geopolitica di Industria 4.0. Parla Carlo Calenda

Riccardo Procacci, Carlo Calenda e Roberta Pinotti

Dietro a bonus ricerca, super ammortamenti e riforma del fondo di garanzia c’è di più. Il piano Industria 4.0 del governo nasconde una visione politica, un disegno preciso basato su un’idea altrettanto precisa del mondo. Lo ha spiegato il ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda, intervenuto ieri all’evento “Rinascimento industriale” che Avio Aero, azienda aeronautica del gruppo General Electric, ha organizzato a Roma in collaborazione con Formiche.

GLI EFFETTI IMPREVISTI DELLA GLOBALIZZAZIONE

“Oltre alla base implementativa c’è una base di visione”, ha detto Calenda, “un disegno da condividere in Italia, in Europa e nel mondo”. Questa visione nasce da una valutazione di carattere storico e geopolitico. “Dal 2008, l’Occidente ha visto morire il sogno della globalizzazione. Si era pensato di poter trasformare i nostri sistemi in economie di sostituzione, rendendo i Paesi asiatici economie di produzione grazie a bassi tassi di cambio, perché poi diventassero economie di consumo”, ha spiegato Calenda. “E questo è stato raccontato come un processo lineare, win-win”.

COSA E’ SUCCESSO IN ITALIA

Gli eventi successivi al 2008 hanno però dimostrato che questa linearità non c’era. “La crisi ha spaccato la società in due: in Italia il 2015 è stato l’anno record per le esportazioni ma anche per il numero di società chiuse. E l’innovazione – ha proseguito il vertice del Mise – rischia di continuare a dividere tra chi ha successo e chi inevitabilmente non ce la fa”. Per evitare un ulteriore incremento delle disuguaglianza economica e sociale, che in materia di innovazione tecnologica prende il nome di digital divide, “la politica ha il dovere di spiegare che è una sfida e non un processo lineare; dobbiamo chiamare le cose con il loro nome”.

LA RISPOSTA POLITICA DEL GOVERNO

Il piano Industria 4.0, secondo il ministro Calenda, ha proprio l’intenzione di spiegare e cogliere la sfida, proponendo una “risposta politica alla crisi delle democrazie occidentali”. È per questo che Calenda sostiene la necessità che al rilancio della politica industriale nazionale, corrisponda una “riforma della governance in senso forte in Italia e nel mondo. In passato il processo decisionale è sempre stato molto consensuale, ma ora occorre che sia più forte ed eviti la fragilità nel prendere le decisioni”.

LE SFIDE DELLA DIFESA CON INDUSTRIA 4.0

Tutto l’Occidente, secondo Calenda, non può più permettersi una simile fragilità, considerando la molteplicità di sfide offerte dall’attuale scenario internazionale. In tutto questo, l’Italia “si trova al centro del bacino di crisi. Si pensava – ha detto il ministro – che la partita si giocasse nel Mar cinese meridionale e invece il Mediterraneo è tornato centrale. L’Africa sub-sahariana è in una situazione drammatica”. Per queste ragioni, il piano Industria 4.0 si rivolge anche al comparto della difesa, ampiamente coinvolto nella logica di dialogo della Cabina di regia prevista dal piano del governo. “La partita dell’innovazione va giocata insieme”, ha affermato il ministro ricordando gli importanti ritorni economici, anche in campo civile, degli investimenti effettuati nel settore difesa.

LA CONCLUSIONE DI CALENDA

 

Certo, la logica di dialogo tra governo e industrie, che il piano ha intenzione di strutturare, coinvolge il settore difesa forse in maniera diversa. Il legame con gli interessi strategici e la sicurezza del Paese rende il rapporto tra il governo e le imprese del comparto difesa-aerospazio necessariamente più cooperativo in termini di programmazione e investimenti. “La ricaduta (degli strumenti messi a disposizione del Piano) va identificata su ciò che le imprese ci dicono, ma poi si gioca un’altra partita, quella relativa a ciò che serve alla difesa; e questo deve dirlo la difesa”, ha concluso il ministro.

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