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Che cosa hanno combinato Mps e Deutsche Bank

Santorini era solo la punta dell’iceberg. Secondo quanto riportato da Bloomberg, la complessa operazione finanziaria che sarebbe stata messa in atto da Deutsche Bank ed Mps per nascondere le perdite riportate dall’istituto senese in precedenti operazioni di trading, avrebbe fatto parte di una prassi non insolita per l’istituto tedesco.

A riportarlo sarebbero le carte di un’inchiesta ordinata sull’argomento dalla Bafin, la Consob tedesca. La verifica è stata effettuata dalla società di revisione contabile Peters Schoenberger & Partnere e si è conclusa nel dicembre 2014. L’operazione sul derivato Santorini è al centro dell’inchiesta che ha visto solo pochi giorni fa il rinvio a giudizio degli ex-vertici della banca senese (tra cui Giuseppe Mussari, Antonio Vigni e Gianluca Baldassarri), oltre alla stessa Deutsche Bank e sei suoi ex dipendenti.

Secondo la perizia consultata da Bloomberg, Deutsche Bank avrebbe trattato 103 operazioni simili a Santorini, per 30 clienti, con un valore complessivo di 10,5 miliardi di euro. La stessa perizia chiarisce che solo l’operazione con Mps avrebbe avuto lo scopo di nascondere una perdita dal bilancio. Tutte le operazioni simili, completate tra il 2008 e il 2010 con numerose banche dall’Italia all’Indonesia, sarebbero però state iscritte a bilancio in maniera scorretta. Conosciuti internamente a Deutsche come pronti contro termine migliorati, a quanto riporta Bloomberg, gli accordi sarebbero stati tenuti fuori bilancio, annullandoli attraverso complesse operazioni finanziarie. Tutto ciò avrebbe dato al bilancio Deutsche Bank un aspetto più solido, aumentando i coefficienti patrimoniali. L’istituto tedesco avrebbe poi messo in regola la contabilizzazione di 37 trade nel 2013, tra cui quello di Mps. La regolarizzazione li avrebbe trasformati da crediti tenuti fuori dai bilanci, in derivati.

Secondo la perizia, l’operazione di maquillage ha permesso di non contabilizzare le perdite subito ma nel corso di un periodo di tempo più lungo.

Deutsche Bank nega ogni perdita operativa legata alle operazioni, come pure il loro legame con il caso Santorini: «Nel settembre 2013 abbiamo riclassificato il modo in cui registravamo sui libri contabili un certo numero di cosiddette operazioni pronti contro termine», ha replicato con una mail Adrian Cox, portavoce della sede londinese di Deutsche, «riclassificazione che non ha avuto alcun impatto sugli utili. Il fatto che tali operazioni sono state trasformate in prestiti non comporta una connessione tra loro e l’episodio particolare di Mps».

Bloomberg tuttavia riporta come, secondo la perizia, «la gestione del rischio da parte di Deutsche Bank per quanto riguarda una complessa operazione di finanziamento strutturato come quella con Mps era inadeguata e inefficace». Secondo molti osservatori l’uso diffuso in passato di transazioni altamente complesse, alcune delle quali oggi oggetto di inchieste, rendeva difficile per gli investitori e le autorità regolatrici valutare correttamente la situazione patrimoniale ed economica di Deutsche Bank. La presenza di prodotti finanziari altamente complessi e illiquidi nel bilancio di Deutsche Bank è stata più volte indicata come una possibile fonte di rischio sistemico per il sistema creditizio europeo. L’istituto tedesco avrebbe circa 29 miliardi di euro lordi in asset di livello 3, i più difficili da valutare: il loro valore di mercato effettivo sarebbe di circa 16 miliardi di euro. Il titolo Deutsche Bank ha chiuso le contrattazioni in calo dello 0,51% a 12 euro per azione.

(Pubblicato su MF/Milano Finanza, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)

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