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Il Ponte di Messina e il rasoio di Occam

lode, alfano, voto

Spesso in questa Italia dominata dall’immobilismo, dalla lentezza, dagli arcaismi preindustriali, dalla propensione all’assistenzialismo, dall’antimodernismo, l’ovvietà è un problema. Spesso ci si sorprende all’imbarazzo con cui ci si ritrae dall’ovvietà, dal logico, dal buon senso, dalla spiegazione più semplice. Prendiamo il Ponte di Messina. A domanda – si deve fare il Ponte? – il nuovo amministrato delle Ferrovie risponde a sorpresa: “Fino a prova contraria le montagne si attraversano con le gallerie, il mare con i Ponti“. Immagino lo sconcerto di ambientalisti, logorroici oppositori delle opere pubbliche, azzeccagarbugli e antagonisti. Io invece applaudo. La cosa più ecologica e riformista, nell’Italia di oggi è cominciare a semplificare il linguaggio, ad andare all’essenziale, a riaffermare la logica. Ci vuole un “rasoio di Occam” per la politica. Si tratta, com’è noto, di quel principio metodologico della scienza che dice, nella sostanza: “Tra una spiegazione complicata e una spiegazione semplice, scegli sempre quest’ultima“. Nel caso del Ponte sullo Stretto ( ma anche in numerosi altri), il rasoio di Occam dice: “I mari si superano con i ponti“.

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