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Dai sondaggi flop al voto Ztl. Cinque lezioni dal voto Usa

Usa

Dai sondaggi flop (di nuovo) allo scontro fra città e campagna. Cinque lezioni dal voto Usa che (ancora) non abbiamo imparato. Il commento di Francesco Giubilei, presidente della Fondazione Tatarella

Sebbene sia ancora prematuro dire chi sarà il vincitore delle elezioni americane (in attesa dello spoglio del voto postale), possiamo già delineare alcune considerazioni sul voto di ieri negli Stati Uniti che cristallizza molti scenari inediti e imprevisti e alcune importanti riconferme:

1) Il flop dei sondaggi e dei liberal media. Si verifica di nuovo quanto già accaduto nel 2016 con la previsione di una vittoria schiacciante di Hillary Clinton smentite nelle urne. Anche in queste elezioni, fino a qualche giorno fa Biden veniva dato vincitore con un vantaggio in alcuni sondaggi addirittura superiore al 10%. La realtà, come stiamo vedendo, è ben altra e anche in molti stati dati per persi o in forte bilico, Trump è riuscito a vincere, oltre a tenere in tradizionali roccaforti repubblicane come il Texas. Se errare è umano, perseverare è diabolico e il risultato di queste elezioni, qualunque sarà, indebolirà ulteriormente la credibilità dei grandi media agli occhi dei cittadini con conseguenze generali non positive, specie in un momento storico in cui servirebbe più informazione e analisi oggettive e meno tifo

2) Il voto nelle grandi città premia i democratici, nelle zone rurali vincono i repubblicani. Si conferma la tendenza degli stati della costa blu (democratici) e l’entroterra rosso (repubblicani) con la Florida unica eccezione. Proprio in Florida emerge la divisione tra città e aree rurali. A Palm Beach Biden vince con il 56% contro il 43% di Trump, a Miami Dade i dem ottengono il 53,50% contro il 46% di Trump. Di contro, in contee come San Rosa, Gulf, Bay, Trump supera il 70% toccando addirittura l’89% nella contea di Holmes.

3) La polarizzazione dello scontro si concretizza non solo nella dicotomia città/aree rurali ma il Paese è spaccato come mai era avvenuto nella storia americana, e ciò potrebbe portare a una battaglia legale tra i due contendenti con Trump che ha annunciato la possibilità di ricorrere alla Corte suprema in caso di esito sfavorevole del voto. Come ha detto il ministro della Difesa tedesco: “Questa è una situazione esplosiva. Una situazione che può portare a una crisi costituzionale negli Stati Uniti”. Non a caso si registrano le prime potreste a Washington contro Trump a cui hanno preso parte migliaia di persone.

4) Il mondo repubblicano non è un monolite e perciò la narrazione che dipinge gli elettori repubblicani come incolti e rozzi è fallimentare e il risultato delle elezioni lo dimostrano ancora una volta. Non si è tenuto in considerazione il voto delle minoranze, in particolare quella portoricana e cubana che hanno premiato Trump e permesso la sua vittoria in Florida, così come l’elettorato femminile, in particolare over cinquanta, non ha voltato le spalle al presidente.

5) Il fattore economico ha inciso più di quanto ci si aspettasse ed è grazie ai risultati in economia ottenuti da Trump nel corso del suo mandato che la distanza con Biden si è assottigliata fino quasi a scomparire. È probabile che in molti americani indecisi su chi votare, la situazione dell’economia americana (con una crescita sopra le previsioni nell’ultimo trimestre), abbia inciso di più rispetto alla paura per il covid.

Siamo di fronte a uno scenario imprevedibile con conseguenze sull’ordine globale molto più profonde di quanto ci si possa immaginare. Il rosso della borsa americana per la situazione di incertezza è solo uno dei campanelli d’allarme, così come il crollo dello Yuan per la paura di una riconferma di Trump. Non si tratta di un semplice esito elettorale quanto dello scontro tra due diverse visioni del mondo, tra poche ore sapremo quale prevarrà.

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