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Perché l’Europa sotto assedio ha bisogno di una nuova visione strategica

Di Sergio Germani
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Il quadro di minacce che oggi insidiano la sicurezza interna ed esterna dell’Europa ha raggiunto un livello di pericolosità senza precedenti dalla fine della Guerra Fredda. Per fronteggiarle adeguatamente saranno necessari un profondo cambiamento di cultura e mentalità da parte delle élites politiche e della società civile in Europa, nonché un ripensamento delle politiche nazionali e dell’UE in molteplici settori, tra cui controterrorismo, immigrazione, politiche estera, della difesa e dell’industria militare, politica economico-finanziaria.

Tre diverse crisi, tra loro interconnesse e in continua evoluzione, stanno creando uno scenario di rischi inediti per la pace e la sicurezza in Europa:

1) Un Medio Oriente destabilizzato dal collasso di numerosi Stati e dall’espansione di movimenti jihadisti (sostenuta da alcuni Stati del Golfo Persico) continua ad alimentare fenomeni di radicalizzazione islamista all’interno delle popolazioni musulmane in Europa, accrescendo così la minaccia terroristica nel Vecchio Continente.

2) Massicci e incontrollati flussi migratori provenienti dall’Africa e dal Medio Oriente creano crescenti problemi di sicurezza e stabilità in Europa, tra cui l’espansione all’interno delle città europee di “zone franche” di fatto fuori dal controllo delle Autorità, tensioni inter-etniche e inter-religiose spesso violente, e l’ascesa di partiti e movimenti politici di estrema destra.

3) Con l’annessione della Crimea e la destabilizzazione dell’Ucraina orientale la Russia ha sfidato apertamente l’ordine europeo di sicurezza, impiegando le armi della “guerra ibrida” per ricostituire una propria sfera d’influenza nello spazio post-sovietico. Mosca mira inoltre a sfruttare la crisi politica profonda che ha investito l’Europa per minare la coesione dell’UE e indebolire la NATO. Secondo alcuni analisti, peraltro, l’intervento militare russo in Siria avrebbe destabilizzato ulteriormente la situazione in Medio Oriente, aumentando i flussi di profughi verso l’Europa.

I governi europei e la stessa UE si trovano, per molti aspetti, impreparati ad affrontare in modo efficace questo nuovo scenario di minacce. Ciò si deve a scelte politiche molto discutibili, compiute da diversi Stati europei negli ultimi due decenni, che hanno finito per indebolire la loro capacità di tutelare la propria sicurezza nell’attuale turbolento scenario geopolitico. Come ad esempio l’aver lasciato che le capacità militari del Vecchio Continente subissero un grave declino, anche in conseguenza di costanti tagli di bilancio, proprio in una fase storica in cui lo strumento militare andava assumendo crescente importanza nelle relazioni internazionali.

Altri errori strategici, ripetuti negli anni, hanno aumentato le vulnerabilità degli Stati europei nei confronti di minacce sia interne che esterne. Tra questi vanno menzionati :
la sottovalutazione dei gravi rischi di destabilizzazione sociale e politica connessi all’immigrazione irregolare (soprattutto in tempi di crisi economica);
la mancata attuazione di una rigorosa politica di repressione e contrasto nei confronti dell’ideologia salafita, la cui diffusione in seno alle comunità musulmane in Europa è stata per anni tollerata;
la mancata creazione di una agenzia di intelligence europea specializzata nella lotta al terrorismo, all’estremismo violento e all’eversione.

L’UE, dal canto suo, si è finora dimostrata poco efficace nella gestione dei crescenti problemi di sicurezza del Continente, a causa di molteplici fattori, tra cui una mancanza di visione comune tra gli Stati membri su quali siano le più importanti minacce da contrastare. Non a caso, l’attuale crisi politica dell’UE, soprattutto dopo Brexit, sta spingendo alcuni Stati membri a tentare di rinazionalizzare le proprie politiche di sicurezza, il che rappresenta una risposta parziale e inadeguata.

Per evitare che gli Stati del Continente perdano progressivamente la capacità di proteggere i propri cittadini – e di esercitare la propria sovranità nel rispetto dei valori della democrazia liberale – occorre una nuova strategia di sicurezza a livello europeo, di carattere olistico e multidimensionale. Tale strategia, fondata su un’analisi chiara e condivisa delle principali minacce, dovrebbe essere tesa a potenziare sempre di più le capacità europee di resilienza, deterrenza e difesa.

UN CONVEGNO PER DISCUTERNE

La necessità per l’Europa di avviare un profondo ripensamento strategico di fronte a minacce inedite verrà approfondita nel corso del convegno “L’Europa sotto attacco: verso una nuova strategia di sicurezza per fronteggiare un quadro di minacce sempre più insidioso”, che si terrà a Roma il 27 ottobre 2016, in lingua inglese, promosso dall’Istituto Gino Germani di Scienze Sociali e Studi Strategici (www.fondazionegermani.org)

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