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Mps, tutti i dubbi sui due piani di Jp Morgan e Passera

Passera

In attesa del consiglio di amministrazione di Banca Monte dei Paschi di Siena in calendario per lunedì 24 ottobre, quando finalmente si alzerà il sipario sul nuovo piano industriale, le azioni in Borsa hanno preso il volo. Dopo che negli ultimi mesi i titoli si erano portati sui nuovi minimi storici, arrivando persino a scendere, il 6 ottobre, sotto quota 17 centesimi l’uno, da martedì a venerdì sono balzati addirittura del 58%, con quasi il 36% del capitale passato di mano. Solo nella giornata di Borsa di venerdì, le azioni Mps hanno fatto registrare una fiammata del 13,3%, fino a raggiungere quota 0,27 euro.

INTERROGATIVI E DUBBI

La domanda è semplice da porre: perché? Ma non è facile trovare una risposta. A tentare di farlo è l’editorialista di Repubblica, Massimo Giannini, che il 22 ottobre scrive: “Chi ha comprato? Nessuno lo sa. Perché ha comprato? Ci sono in ballo due ipotesi di aumento di capitale: uno di Jp Morgan, patrocinato da Vittorio Grilli, l’altro di alcuni fondi Usa, patrocinato da Corrado Passera. I risparmiatori non ne sanno quasi nulla. Ma tanto basta a destare gli appetiti della speculazione”. Il riferimento di Giannini è ai due piani messi a punto nei mesi scorsi per riportare in sicurezza la banca senese, reduce dalla bocciatura agli stress test europei dell’estate scorsa. Da un lato, c’è quello disegnato da Jp Morgan e Mediobanca, che prevede la maxi vendita di un pacchetto di sofferenze dal valore lordo di 27,7 miliardi più un super aumento di capitale da 5 miliardi. Un piano i cui punti deboli (le complessità della cessione delle sofferenze e l’elevato ammontare dell’aumento) sono emersi di recente. Da qui il ritorno in scena dell’altro progetto, appunto quello di Passera, rifiutato la scorsa estate e poi, dopo qualche modifica, finalmente preso in considerazione dal consiglio di amministrazione della banca, ora che a guidarlo è da poco arrivato Marco Morelli al posto di Fabrizio Viola.

IL PIANO DI PASSERA

L’inversione di marcia in Borsa, dopo il crollo ai minimi storici, è cominciata martedì, proprio dopo che è venuto fuori sulla stampa il nuovo piano di Passera, che tra le altre cose dovrebbe (il condizionale è d’obbligo perché non esiste ancora una versione ufficiale) ridurre l’ammontare dell’aumento di capitale e mantenere il diritto di opzione, con una minore penalizzazione per gli attuali azionisti. Il piatto forte della proposta sarebbe rappresentato da 2,5 miliardi che quattro fondi, tra cui Atlas e Warburg Pincus, sarebbero disposti a investire, subordinatamente a una due diligence da chiudere probabilmente prima del referendum costituzionale, all’esito del quale è previsto parta l’aumento del Monte. A riguardo, è interessante notare che, in vista della partenza della ricapitalizzazione, è importante tenere alte le quotazioni delle azioni per rendere appetibile l’operazione. Ma c’è chi spiega gli acquisti in Borsa anche con l’interesse, ventilato nei giorni scorsi, dei fondi del Qatar e che con Blackrock, che potrebbe avere preso posizione sulla banca senese.

Tornando al piano di Passera, il punto critico è proprio cercare di capire se questi 2,5 miliardi effettivamente ci sono e, nel caso, chi li mette. Scrive a riguardo Giuliano Castagneto su Milano Finanza: “Il Mps si è apprezzato del 58%, allorché gli operatori si sono resi conto che il piano Passera, alternativo alla proposta targata Jp Morgan per il salvataggio della banca, ha consistenza. L’ex ministro dello Sviluppo Economico ed ex consigliere delegato di Intesa Sanpaolo propone un investimento tra 2 e 2,5 miliardi nel capitale della banca grazie all’ingresso di alcuni grandi fondi esteri, tra cui Atlas e Bc Partners. Ma un lieto fine della vicenda Mps avrebbe anche un significato più ampio: vorrebbe dire che è possibile risolvere il problema degli npl (crediti deteriorati, ndr) delle banche italiane (di cui Mps rappresenta più del 13%) senza passare necessariamente per la tagliola del bail-in, che comporterebbe il serio rischio di una fuga dei depositi”.

IL PIANO INDUSTRIALE

L’attesa per conoscere tutti i dettagli ufficiali del piano di Passera, su cui gli approfondimenti sono rinviati alla prossima settimana, si intreccia con quella per il piano industriale che verrà approvato lunedì, assieme ai conti del trimestre. L’ad Morelli dovrà indicare obiettivi di redditività credibili in grado di invogliare il mercato a puntare sulla ristrutturazione. A riguardo, è attesa un’incisiva azione sui costi, inclusivi di circa 3 mila esuberi, metà dei quali non previsti nel precedente piano. Ma il cda dovrà anche convocare l’assemblea chiamata ad approvare l’aumento da 5 miliardi, il cui ammontare potrebbe essere ridotto attorno ai 2 miliardi attraverso una conversione dei bond subordinati (per cui si attendono le autorizzazioni Consob e Bce) e l’individuazione di uno o più anchor investor, cioè cavalieri bianchi. Saranno i fondi di Passera? Non è dato sapere fino a che punto i piani di Jp Morgan e dell’ex ministro del governo di Mario Monti si possano intrecciare o se invece siano indipendenti uno dall’altro, e quindi alternativi. Lo stesso consiglio di amministrazione di Rocca Salimbeni è diviso.

IL CONFLITTO DI INTERESSI

“Speriamo che al cda della banca, convocato per lunedì prossimo, questa fitta nebbia si diradi”, auspica Giannini su Repubblica, prima di sottolineare un conflitto di interessi: “A decidere sui due piani A e B sarà un consiglio in sostanziale conflitto di interessi: come fa un amministratore delegato come Morelli (imposto dal governo, per volere espresso di Jp Morgan) a scegliere il piano di Passera? Se nella finanza esistesse la democrazia diretta, come in politica, insieme al referendum sulla riforma costituzionale sottoposto agli italiani bisognerebbe proporre ai soci Mps un referendum sui due aumenti di capitale. Ma la finanza, quella si, è una vera oligarchia”. Presto, però, molti dei dubbi su Mps, in un modo o nell’altro, saranno sciolti.

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