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Sergio Mattarella, i vaccini e Franz Anton Mesmer

In occasione della Giornata per la ricerca contro il cancro, il presidente Mattarella ha attaccato duramente i presunti guaritori, che truffano i malati con la promessa di cure fasulle. In realtà, la storia è piena di questi personaggi, che hanno fatto leva sull’ignoranza popolare per seminare sfiducia nei confronti della scienza e riempire le proprie tasche. Nell’età moderna, forse il più celebre è stato un ricco medico viennese mentore di Wolfgang Amadeus Mozart, Franz Anton Mesmer (1734-1815). Gli studiosi si sono interrogati a lungo sulla sua figura: un ciarlatano o un taumaturgo, un epigono di Paracelso o un precursore di Freud? Stefan Zweig è stato tra i primi ad analizzarla in una biografia scritta nel 1931(ristampata da Castelvecchi nel 2015).

Nell’estate del 1773, Maximilian Hell – un noto astronomo gesuita – lo informa di aver curato una donna afflitta da crampi allo stomaco con una calamita a ferro di cavallo. Incuriosito dal racconto, si fa preparare magneti di vario taglio e li applica sulle parti dolenti dei suoi pazienti. Comincia così gli esperimenti più singolari, fino a magnetizzare l’acqua bevuta dai malati. Gotta, ronzii alle orecchie, disturbi nervosi e intestinali, insonnia, epatiti, paralisi: nella monumentale dimora di Landstrasse avvengono miracoli su miracoli. Ben presto la voce si diffonde in tutta l’Austria. Non c’era contadino o gentiluomo che non desiderasse recarsi in pellegrinaggio dal “mago del Danubio”. Inoltre, sotto l’influenza dell’esorcista svevo Johann Gassner, si era accorto che poteva curare i malati massaggiandoli solo con le sue mani. Aveva quindi annunciato la scoperta di un fluido impalpabile, che avvolge e penetra tutti i corpi.

Questa pratica medica,da lui denominata “magnetismo animale”, viene però osteggiata dai suoi colleghi. Mesmer è quindi costretto a scegliersi una nuova patria. Nel febbraio 1778 arriva a Parigi, dove installa il suo primo “baquet” in un appartamento di Place Vendôme. Era una vasca contenente bottiglie di liquido magnetizzato disposte a raggiera, che trasmettevano il fluido ai pazienti tramite barre d’acciaio mobili. Sedendo in cerchio attorno alla vasca, essi dovevano congiungere i pollici e gli indici al fine di creare una “catena mesmerica”, qualcosa di simile a un circuito elettrico. Ogni particolare era progettato con lo scopo di indurre uno stato di trance. Pesanti tappeti, decorazioni murali a tema esoterico-astrologico e tendaggi chiusi, per attutire gli urli e le risa degli accessi isterici che spezzavano l’abituale silenzio. I soggetti che cadevano in trance venivano portati nella “stanza delle crisi”, dove si palesava Mesmer, vestito di taffetà lilla, con il suo sguardo maestoso e la sua bacchetta magnetizzata.

Il carisma, l’apparato scenico suggestivo e le positive performance procurano a Franz Anton un numero impressionante di seguaci, tra i quali personalitá molto in vista. Spronata dai cortigiani mesmeristi, come il conte di Ségur, il principe di Condé e la stessa regina Maria Antonietta. Il primo ministro Maurepas offre allora a Mesmer un vitalizio per l’istituzione di una clinica, a patto di accettare la sorveglianza di tre suoi uomini di fiducia. Franz lo rifiuta, perché contrario alla “austerità dei suoi principi”. Del resto, le sue esigenze finanziarie erano già ampiamente soddisfatte dalla Società dell’Armonia Universale. I suoi due facoltosi fondatori, Nicolas Bergasse e Guillame Kornmann, si immergevano nel “baquet” al prezzo di dieci luigi al mese. Nel 1785 può così sistemarsi nel sontuoso Hôtel de Coligny, a rue Coq-Héron, mentre la Società si incaricava di diffondere il verbo e le tecniche del mesmerismo. La pubblicità data a centinaia di guarigioni abilmente documentate, minava la fede di molti francesi nelle pozioni purgative e nei salassi utilizzati dai medici tradizionali.

Antidoto contro la noia per nobili e agiati commercianti, il magnetismo animale mieteva crescenti consensi anche negli ambienti riformatori e radicali. Era infatti considerato un’espressione di quella scienza popolare in voga alla vigilia della convocazione degli Stati Generali. Prima del 1789, Jean-Paul Marat scriveva trattati fantastici sulla luce, il calore e i voli in mongolfiera. E tra i suoi sostenitori Mesmer poteva annoverare futuri capi della Rivoluzione come Lafayette, Adrien Duport, Jacques-Pierre Brissot, Jean-Louis Carra, Nicolas Bergasse. Avevano scelto il mesmerismo perché serviva da arma contro il dispotismo accademico che opprimeva chi, più in basso nella scala sociale, aveva un genio superiore. “Se devo essere giudicato -scriveva il Marat prerivoluzionario- lasciate che avvenga da parte di un pubblico illuminato e imparziale: è al suo tribunale che mi appello con fiducia, a quella suprema corte il cui volere deve essere rispettato dallo stesso corpo scientifico”.

Il richiamo di Mesmer riecheggiava soprattutto nei quartieri popolari di Parigi, dove schiere di misconosciuti eredi di Newton e Voltaire maledivano l’establishment dalla loro misera condizione ben descritta da un giornalista conservatore, il calvinista ginevrino Mallet du Pan: “Parigi è piena di giovani adatti a fare gli impiegati, i commessi, gli avvocati, i soldati che si trasformano in autori morti di fame e mendicanti che scrivono pamphlet”.

Dopo la presa della Bastiglia, il duro acciaio di Guillotin si sostituisce al fluido invisibile di Mesmer. Le sue vasche si svuotano. L’ingente patrimonio accumulato in quindici anni si dissolve in pochi mesi. Nel periodo del Terrore, la sua vita è minacciata da Robespierre. Nel 1792 si rifugia a Vienna. Lì viene prima arrestato e poi sorvegliato dalla gendarmeria del Kaiser, perché incredibilmente sospetto di simpatie rivoluzionarie. Ripara in Svizzera, eterno asilo dell’intellettualità europea. Il 5 marzo 1815 esala l’ultimo respiro. Il mesmerismo continuerà a ispirare sia teorici politici come Charles Fourier e Robert Owen, sia romanzieri come Honoré de Balzac e Alexandre Dumas, fornendo loro quel materiale che Théophile Gautier chiamava “il fantastico, il misterioso, l’occulto, l’inesplicabile”.

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