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Telecom Italia, Vodafone, Wind e Iliad. Tutti i dettagli sulla manovra del governo con le frequenze

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Iliad di Xavier Niel sbuffa un po’, mentre le altre compagnie telefoniche sono attendiste, atarassiche o comunque si aspettavano la mossa del governo. Sono queste le prime impressioni che si colgono dalle aziende del settore dopo la “notizia” contenuta nella Legge di bilancio approvata dal consiglio dei ministri.

COSA PREVEDE LA LEGGE DI STABILITA’ 

Con il provvedimento governativo, l’esecutivo punta a incassare 1,8 miliardi di euro l’anno prossimo dal rinnovo delle concessioni di 900 MHz e 1800 MHz. Le concessioni scadono nel 2018 e il governo consentirà ai gruppi telefonici di pagarle in un unico blocco fino al 2019, senza asta. “Insomma – sintetizza Il Sole 24 Ore – paghi subito e hai a disposizione un asset certo per dieci anni, senza il rischio di incorrere in un’asta onerosa”.

DOSSIER FREQUENZE 

In ballo ci sono dunque le frequenze per la trasmissione del segnale Gsm, che Wind e 3 Italia devono cedere a Iliad del finanziere e industriale francese Niel in base agli accordi raggiunti con l’Antitrust europeo per ottenere il via libera alla fusione. Così analisi e banchieri d’affari iniziano a fare previsioni, stime e valutazioni sull’impatto della decisione del governo.

REAZIONI E AZIONI DEI COLOSSI 

Per i due big – Telecom Italia e Vodafone – il conto sarà di circa 550 milioni a testa, già inclusi nei piani triennali, di cui dovrà essere anticipato il pagamento. “Wind-3 – scrive il Corriere della Sera – dovrà invece versare nelle casse dello Stato circa 350 milioni mentre sulla carta per Iliad il conto è di circa 250-300 milioni. Di questi, 200 milioni rappresentano il costo, ai prezzi attuali, per il rinnovo delle frequenze e 100 milioni è l’incremento previsto dalla manovra del governo. Da pagare tutto subito”.

LE INDISCREZIONI SU NIEL 

Per questo – aggiunge il Corriere della Sera – il gruppo francese sarebbe piuttosto contrariato dall’idea di dover versare subito 300 milioni per avere le frequenze, quando l’accordo con Wind e 3 prevedeva un pagamento dilazionato tra il 2017 e 2019 e non includeva l’incremento del canone di concessione”.

I PRIMI REPORT 

Merrill Lynch – che come Goldman Sachs ha diffuso una nota a riguardo – in un report ha scritto che “il rinnovo delle concessioni attualmente in mano a Telecom, Vodafone, Wind e 3, potrebbe servire a impedire l’ingresso di nuovi operatori e potrebbe influenzare direttamente anche la fusione tra Wind e 3”.

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