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Il Circolo Leopardi

Interno giorno. In una giornata di Ottobre dal tepore primaverile. Siamo in una splendida libreria romana dal nome evocativo “L’argonauta” nella quale si radunano diverse persone. L’occasione è quella della presentazione di un libro su Leopardi; ovvero su colui che ha raggiunto la sua Luna con la forza della sua poesia, anticipando i tempi. Nello scenario unico di volumi ben disposti come se fossero le pareti di un teatro quasi ad attutire gli eccessi del presente accade qualcosa di magico. Sin dalle prime battute, qualcosa già si intuiva. Quel pomeriggio sarebbe rimasto nella memoria dei presenti. Il compito di chi scrive è anche e soprattutto quello di testimoniare e diffondere. Quante cose si perdono per non essere trascritte? Dalla platea il punto di osservazione è totale; complice un silenzio necessario e il luogo perfetto le vicende del giovane Giacomo da Recanati sono diventate una sorta di romanzo istantaneo. E’ come se la biografia di colpo si fosse sollevata dalle pagine e avesse preso corpo, parola dopo parola, fino ad assaporarle o a toccarle. La percezione in sala non è stata semplicemente quella di assistere ad un incontro, nell’inaspettato e sorprendente pomeriggio Leopardiano. Quel meriggiare che d’improvviso cambia i connotati al cielo, rendendolo di una luce più calda , più adatta al pensiero. E proprio l’incontro è stata la sensazione per cui , evocando la sublime poetica, si avvertiva quella sensazione di parlare non del genio, ma dell’uomo e della sua umanità come se ciascuno potesse aggiungere: “sì , Giacomo era proprio così”.
Anna Maria Ortese sostiene che: “era un gigante, ma era l’uomo. Soffriva come un dio tutto ciò di cui noi non conosciamo che un riflesso” . Raffaele Urraro autore del prezioso volume “Questa maledetta vita” edito da Leo S. Olschki, ci ha fatto conoscere il gigante, l’uomo, le sue sofferenze che ora non sono più che un riflesso. Sono svelate come è svelata la capacità di sopportazione con una lucida consapevolezza della fine sin dall’inizio. E allora, conoscendo il libro di Urraro, tutto cambia; c’è infatti una diversa prospettiva. Il Giovane è davvero Favoloso perché dal buio riesce a far vedere la luce e dal chiuso spazi aperti, immensi, infiniti. Come ci ricorda Marianna Scibetta che ha egregiamente presentato il volume “E’ come oltre al dolore e alle sofferenze ci arriva da lontanissimo la dolcezza del suo sorriso”
Grazie al clima di perfetta letizia, presente in libreria, un testo di 445 pagine ma allo stesso tempo di enorme spessore, segno evidente di una incessante ricerca (ottima anche la bibliografia e l’indice dei nomi e degli argomenti notevoli) è stato dinamizzato quasi a divenire un audiolibro.
Una giornata che poteva e doveva avere la dignità di una ripresa televisiva per raggiungere più persone per la conoscenza del Poeta così pieno di vita e di vite; le vite desiderate di essere vissute con inquietudine e ribellione. Voce sempre fuori dal coro e mai stonata; assente dal suo mondo corrotto, pensando a come sarebbe stato il nostro con la ricerca certosina di ogni sillaba pervenuta a noi con intatta grandezza. E’ stato un viaggio, nel circolo “leopardiano” di lettori appassionati. E allora come non concludere con l’autore quando nel leggere intensamente “l’Infinito”, provocando brividi in sala ci ricorda che “Giacomo è davvero un uomo che “viaggia nel tempo”: è arrivato fino a noi, ma andrà ancora molto lontano, oltre di noi, oltre tutte le barriere che incontrerà nel suo cammino. E forse anche oltre il tempo.
Esterno sera: c’è una Luna piena meravigliosa e a guardarla bene sembra di scorgere una luce speciale, è sicuramente il nostro Giacomo che ci saluta.

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