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Perché voterò No al referendum costituzionale

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Nella sua opera fondamentale “La democrazia in America’’ Alexis de Tocqueville dedica pagine significative al pericolo di una ‘’tirannide della maggioranza’’. ‘’Io considero – scrive – empia e detestabile questa massima: che in materia di governo la maggioranza di un popolo ha il diritto di far tutto’’. Ed aggiunge: ‘’Cosa è mai la maggioranza, presa in corpo, se non un individuo che ha opinioni e spesso interessi contrari ad un altro individuo che si chiama minoranza. Ora se voi ammettete che un uomo fornito di tutto il potere può abusarne contro i suoi avversari, perché non ammettere ciò anche per la maggioranza?’’. Secondo alcuni – continua – ‘’non si deve aver paura di dare ogni potere alla maggioranza che lo rappresenta; ma questo – le parole di Alexis diventano pietre – è un linguaggio da schiavi’’. Non sarebbe male se i sostenitori del Sì nel referendum del 4 dicembre riflettessero su siffatte considerazioni e la smettessero di sottovalutare i rischi (di ‘’tirannide della maggioranza’’, appunto) impliciti nel ‘’combinato disposto’’ tra l’Italicum e la legge Boschi.

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Da noi sono le leggi elettorali a tenere a battesimo la successione delle Repubbliche. E’ stato così per la Seconda, sarà così anche la Terza. La Prima Repubblica, attraverso un sistema elettorale proporzionale (gli italiani bocciarono il tentativo di introdurre una legge maggioritaria nel 1953), garantiva una rappresentanza democratica adeguata al consenso popolare ottenuto da ciascuno dei partiti presenti, ma nello stesso tempo assicurava quella ‘’conventio ad excludendum’’ nei confronti del Pci, imposta dai rapporti internazionali prima ancora che dalle differenti scelte politiche ed economiche. Tuttavia, il Pci era una parte riconosciuta del c.d. arco costituzionale, mentre la destra post-fascista ne era esclusa nonostante la sua presenza in Parlamento.

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Dove conduce questo ragionamento? Anche adesso si presentano, sia pure in forme e contenuti differenti, le medesime scelte ‘’di civiltà’’ che i nostri padri (e nonni) dovettero affrontare nell’immediato dopoguerra. L’Europa è di nuovo divisa, in senso trasversale. Non c’è più il Muro di Berlino che divideva la democrazia dal comunismo. I nuovi nemici sono i movimenti populisti e neonazionalisti, contrari all’Unione europea e alla moneta unica. Nei loro confronti è necessaria una lotta politica in Europa e in ciascun Paese. Ecco perché, anche in Italia, la Terza Repubblica deve trovare fondamento su una duplice ‘’conventio ad excludendum’’: da un lato contro le forze lepeniste, razziste e fascistoidi; dall’altro verso il M5S. Ecco perché sia la legge elettorale sia la riforma costituzionale sono incidenti della Storia di cui liberarsi al più presto, votando in massa No il 4 dicembre. Quanto alla legge elettorale dobbiamo smaltire la sbornia del sistema maggioritario e tornare ad un modello proporzionale, che garantirebbe a ciascuna forza politica di mettere a frutto i propri voti, ma che, almeno per un lungo periodo, terrebbe lontano dal governo del Paese partiti e movimenti, di fatto, eversivi.

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‘’Meno intelligente è il bianco, più gli sembra che sia stupido il nero’’. (Andrè Gide)

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