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Acea, Enel, Telecom e Iliad. Tutti gli schieramenti per la banda ultra larga

L’orizzonte della banda ultra larga si fa sempre più ampio e variegato. Tra i nuovi attori che si affacciano sulla scena ci sono una utility, Acea, e Iliad, la compagnia francese di telecomunicazioni di Xavier Niel. Con alcuni distinguo. Acea si è candidata per partecipare alle gare Infratel per la realizzazione della rete a banda ultra larga nelle “aree bianche”, quelle cioè a fallimento di mercato. Niel, invece, ha in mente di utilizzare la rete in fibra ottica che Enel sta realizzando in tutta Italia. Ecco dettagli, novità e progressi del piano sulla banda larga del governo approvato il 3 marzo 2015.

I PROGETTI DI ILIAD CON ENEL

Enel sta realizzando una nuova rete a banda larga alternativa a quella di Telecom. Visto che non intende diventare operatore di telecomunicazioni, affitterà la sua rete. Ed è con questo principio che Francesco Starace, ad di Enel, ha annunciato a Reuters di aver in corso “contatti preliminari” con Iliad per l’utilizzo della rete in fibra ottica che l’ex monopolista elettrico sta realizzando nelle maggiori città italiane.
La notizia non ha a che vedere con la realizzazione delle infrastrutture di nuova generazione, ma potrebbe rovesciare le carte tra gli operatori di telecomunicazioni. Ecco perché: l’arrivo di Niel in Italia, grazie alle frequenze acquistate da Wind e 3, sembrava essere destinato a creare scompiglio nel mercato del mobile. Ma l’esperienza di Iliad nel mercato francese in realtà dice tutt’altro: “In Francia Niel, attraverso il marchio Free, ha abbastanza rivoluzionato il mercato transalpino con i pacchetti ‘tutto compreso’ a prezzi bassi. Collegamenti internet, telefonia cellulare e abbonamenti pay Tv tutto a meno di 20 euro al mese”, ha scritto Luca Iezzi su Repubblica immaginando un “inevitabile scontro con Telecom Italia, controllata da Vivendi”.

L’INTERESSE DI ACEA

Acea figura fra le aziende che hanno presentato domanda di “prequalifica” alle gare Infratel, la società in house del Ministero per lo sviluppo economico, per la realizzazione delle rete a banda ultralarga, rese note – secondo quanto riportato dal Sole 24 ore – mercoledì due novembre, durante la seduta al Mise.
“Acea, nella sua qualità di gestore della rete elettrica romana, è pronta a svolgere il proprio ruolo di propulsore della crescita della città”, ha dichiarato la presidente di Acea, Catia Tomasetti mesi fa dopo l’annuncio da parte del Governo e di Enel della piano di sviluppo della banda larga.
“La partecipazione di un’altra utility, come Enel fuori finora dal business delle tlc e della fibra ottica, è senz’altro la novità principale per ciò che concerne la gara da 1,25 miliardi di euro con cui il Governo punta a far realizzare la rete a banda ultralarga nelle “aree bianche”, quelle cioè a fallimento di mercato, in 10 regioni (Piemonte, Valle D’Aosta, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Umbria, Marche, Lazio, Campania, Basilicata, Sicilia) e nella Provincia autonoma di Trento”, ha scritto Andrea Biondi sul Sole.

Per il primo bando del 3 giugno che si sta avviando all’aggiudicazione sono rimasti in lizza Telecom, Enel Open Fiber, un raggruppamento di imprese fra Retelit, Eolo ed Eds ed Estra spa. In entrambi  i bandi l’infrastruttura rimarrà pubblica, ma con gestione ventennale.

I RAPPORTI TRA TELECOM E ENEL

L’avanzata nella partita della fibra ottica del gruppo elettrico capitanato da Starace ha spinto Telecom Italia ad alcune rivendicazioni. Ad esempio: assenza di vincoli regolamentari per tutti gli operatori, o paletti anche per Enel, e rigida separazione contabile e organizzativa tra il gruppo elettrico e Enel Open Fiber, la controllata per la fibra, in modo che i soldi delle bollette non vadano a finanziare lo sviluppo della nuova rete a banda ultra larga.  Il gruppo ha più volte ribadito la necessità di un contesto regolatorio uguale per tutti, che metta cioè tutte le imprese nelle stesse condizioni di competere, facendo più volte appello all’Antitrust per disciplinare il mercato nell’ipotetica assenza ormai di una situazione di monopolio. La disputa è finita anche al Tar del Lazio. Il ricorso di Telecom chiede l’annullamento della delibera AgCom dell’aprile 2016 sulle “linee guida per le condizioni di accesso wholesale alle reti a banda larga destinatarie di contributi pubblici”. Si tratta della decisione che fissa le condizioni di prezzo, che secondo l’ex-incumbent sarebbero penalizzanti, nell’ambito del piano di investimenti per la banda larga di Infratel nelle aree a fallimento di mercato.

Secondo quanto riportato recentemente dall’agenzia Reuters, Telecom Italia ha però rinunciato alla richiesta di sospensiva dei bandi Infratel per la rete a banda ultra larga e il suo ricorso sarà discusso nel merito dal Tar del Lazio intorno a fine gennaio 2017.

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