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Marilyn: colpevole o innocente? Il processo al Teatro Carcano di Milano

Il processo è con la Storia e la Marilyn in questione è ovviamente lei: la Monroe, la regina della femminilità prêt à porter. Ha calcato il palco del Teatro Carcano – nei panni dell’avvocato londinese Nancy Dell’Olio – dando vita al secondo degli appuntamenti della VI edizione del format Personaggi e Protagonisti: incontri con la Storia: Colpevole o Innocente? a cura di Elisa Greco. Dopo aver dichiarato colpevole Bettino Craxi (lo scorso 24 ottobre 2016), il pubblico milanese si è schierato dalla parte della Monroe, che riesce ancora a far discutere, a 54 anni dalla sua morte. Oggi avrebbe avuto 90 anni e chissà come sarebbe stata…

LE FOTO

I PROTAGONISTI

È andato in scena un vero e proprio processo con tanto di accusa e contraddittorio. A presiedere la Corte, Oscar Magi (Presidente del Tribunale Penale di Milano). Poi, da una parte si sono schierati il Pubblico Ministero Annamaria Fiorillo (sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Milano) e la giornalista Lucia Pronzato, testimone dell’accusa. A sorpresa sul palco è arrivato anche Claudio Lorenzetti, a sostegno dell’accusa. La difesa invece è affidata all’avvocato Annamaria Bernardini de Pace, che non ha bisogno di presentazioni. Al suo fianco  in veste di testimoni, il giornalista Gabriele Parpiglia e Giorgio Simonelli, docente dell’Università Cattolica di Milano.

IL VERDETTO

Dopo uno svolgimento serrato e caratterizzato da argomentazioni e testimonianze ficcanti la giuria rappresentata dal pubblico in sala, ha espresso il suo verdetto: Marilyn Monroe è innocente, con una votazione a stragrande maggioranza: 440 voti contro 70. Il Presidente della Corte Magi nel leggere il verdetto che ha assolto con formula piena Norma Iean Morteson, alias Marilyn Monroe, ha spiegato: “il fatto non sussiste”. Ha ricordato poi una delle frasi più celebri della Monroe: La gente ha l’abitudine di guardarmi come se fossi uno specchio invece di una persona. Essi non mi vedono, vedono i propri pensieri indecenti, poi si mascherano di candore per chiamare me un’indecente”, e ha aggiunto: “In questo caso, oltre che assolverla, dovremmo anche chiederle scusa’. Anche l’utrice dello spettacolo, la signora Greco ha detto la sua in merito al verdetto: “Ci dice che Marilyn rappresenta l’icona ammaliante della femminilità, tuttavia la presenza di giudizi di condanna deve far riflettere sull’influenza che l’attrice ha avuto nell’​immaginario collettivo”. Ancora: “Dopo Marilyn avremo Oriana Fallaci, Mao Tse Tung e tanti altri”.

L’ACCUSA 

“È stato difficile trovare delle accuse da muovere a Marilyn, tutti l’amiamo per quello che è stata”, ha esordito il pm Fiorillo che ha aggiunto: “I capi d’imputazione erano fondamentalmente due: istigazione al libertinaggio e spionaggio. Dunque, non è l’icona Marilyn a essere messa sotto accusa, ma la donna e l’attrice che ha usato il simbolo di se stessa per altri scopi, rimanendo così vittima del suo personaggio”. In sostanza, fare la donna un po’ svampita alla continua ricerca di un uomo ricco da sposare potrebbe essere un invito all’adulterio. Fosse davvero un reato, le carceri femminili italiane sarebbero più affollate di quanto già non siano. “In realtà – ha spiegato ancora la Fiorillo – essere il simbolo della femminilità verace non sarebbe un problema, se solo questa non venisse trasfigurata poi in spiacevoli accadimenti che riempiono le pagine dei giornali. Marilyn è stata antesignana di veline e olgettine. Il modello quindi di donna piacente che cerca di incastrare l’uomo spesso si ripercuote sulle creature femminili. Si dovrebbe capire, una volta per tutte, che l’eros non genera attaccamento negli uomini e che il sesso non deve essere un mezzo per creare di pendenza amorosa”. Consequenziale alla prima, l’accusa di spionaggio. “Ha avuto una storia con JFK e una con il fratello Bob Kennedy, all’epoca gli uomini più potenti del mondo, avrà ascoltato e respirato l’aria del potere. Tant’è che si pensa che la sua morte possa essere legata ai segreti contenuti nel suo taccuino”. Perché Marilyn era tutto questo? “Era una bambina abbandonata, cercava quello che non aveva avuto nel corso dell’infanzia”. La Monroe quindi è sì un’icona, ma allo stesso tempo uno stereotipo. “Per me è stata un’icona ed è diventata uno stereotipa, nella peggiore delle declinazioni. In ogni caso se all’epoca avessi potuto scegliere un’icona, avrei preferito Brigitte Bardot: una donna libera e davvero trasgressiva” ha concluso il pubblico ministero. Dissente l’avvocato Bernardini de Pace che ha sostenuto: “E’ stata un mito, un’icona. Nessuno stereotipo. La verità è che tutte noi donne vorremmo essere un po’ come lei. E tutti gli uomini vorrebbero un Marilyn per qualche minuto della loro giornata”.

LA DIFESA

Sempre l’avvocato ha poi raccontato: “I capi d’imputazione erano di per sé un ossimoro: con l’istigazione al libertinaggio Marilyn viene dipinta come un’oca, con quella di spionaggio come una mente furbissima. O è scema o è intelligente, tutte e due le cose non può essere”. Non solo, Marilyn non avrebbe mai espresso la sua verità ma quella del personaggio che interpretava. “Era una diva, si allineava al mondo del cinema del tempo” ha spiegato ancora l’avvocato. A suffragio della difesa arriva anche eventi storici rilevanti come lo sbarco nella Baia dei Porci o ancora il piano Zapata. “Quest’ultimo era stato organizzato da Eisenhower con la Cia tre mesi prima dell’elezione di Kennedy. Il neo presidente non ha poi voluto portare avanti quella strategia, ma Marilyn non la conosceva ancora”. E ha ricordato ancora: “La Monroe era dislessica, incapace di leggere, come faceva a carpire i segreti militari degli Usa per rivenderli al nemico?”. L’assoluzione però è stata una vittoria di squadra. “I testimoni sono stati bravissimi: Parpiglia è stato fantastico, ha interpretato un Arthur Miller ironico e convinto, Simonelli nei panni di Kennedy ha detto ‘Ma vi pare che avendo Marilyn sotto le lenzuola per 10 minuti, mi preoccupavo di parlarle di strategia militare?’. Effettivamente. Ha sottolineato a questo punto Gabriele Parpiglia: “L’avvocato è riuscita a mettere in luce l’umanità della Monroe. Che idea mi sono fatto? Marilyn era una donna culturalmente impreparata, se le avessero detto la parola politica, avrebbe risposto ‘Champage, prego”. Sipario, grazie.

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