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Perché il futuro di Stefanel dipende da Unicredit, Intesa Sanpaolo, Bnl e Mps

È nelle mani delle maggiori banche – a partire da Intesa, Bnl, Unicredit e Mps – il destino del gruppo Stefanel. È questo di fatto lo scenario per la società della moda.

CHE COSA È SUCCESSO IERI

Prima la domanda di ammissione al concordato preventivo, poi il tonfo in Borsa. È stata questa in sintesi la giornata di ieri di Stefanel, il brand storico della moda italiana attivo dal 1982, con un debito di 84,4 milioni di euro a fronte di ricavi, a fine giugno, pari a 67,4 milioni. Ecco cosa ha deciso il consiglio di amministrazione e chi ha in mano le sorti del gruppo presieduto da Giuseppe Stefanel, principale azionista del gruppo con circa il 56,4 per cento delle quote. Il gruppo per restare a galla negli ultimi anni ha fatto ricorso ad aumenti di capitale, ristrutturazioni del debito e ha cercato di riposizionarsi su una clientela più facoltosa.

COSA HA DECISO IL CDA

Stefanel ha depositato oggi presso il Tribunale di Treviso il ricorso per l’ammissione alla procedura di concordato preventivo ‘in bianco’ o ‘con riserva’. “Analoga richiesta – si legge sul sito dell’Ansa – è stata avanzata dall’azionista Finpiave, titolare del 20,3% del capitale”. Il deposito del ricorso è arrivato il giorno dopo la decisione del consiglio di amministrazione del gruppo veneto di abbigliamento quotato a Piazza Affari, il quale “ha deliberato, al fine di ottenere gli effetti protettivi del patrimonio della società previsti dalla normativa applicabile a tutela di tutti gli interessi coinvolti, di presentare domanda di ammissione al concordato preventivo cosiddetto in bianco o con riserva, procedura nell’ambito della quale Stefanel si riserva di poter presentare un ricorso per l’omologazione di un accordo di ristrutturazione dei debiti”, si legge in una nota.

La procedura permetterà a Stefanel di continuare a operare sotto la supervisione del Tribunale, proteggendosi dai creditori. Nel frattempo – ha precisato il gruppo – le banche “non hanno fatto venir meno” il loro supporto finanziario, mantenendo le linee di finanziamento già attive e dando la disponibilità ad un sostegno con nuova finanza.

IL RUOLO DELLE BANCHE

Ma chi sono le banche creditrici che hanno in mano il futuro di Stefanel? Al 30 giugno 2016, i finanziamenti a medio termine in essere risultano circa 52 milioni di euro.
In tre tranche hanno messo sul piatto 35,9 milioni di euro Monte dei Paschi di Siena, Cassa di Risparmio del Veneto (gruppo Intesa), Cassa di Risparmio di Venezia (gruppo Intesa), Unicredit, Efibanca e Banca Nazionale del Lavoro.
Ecco invece le cifre stanziate dalle singole banche: Banca popolare di Verona 479mila euro, Mediocredito del Friuli Venezia Giulia 3,7 milioni, Unicredit 2,7 milioni, Intesa-Cassa di Risparmio del Veneto 2,7 milioni, Intesa-Cassa di Risparmio di Venezia 795mila euro, Monte dei Paschi-Antonveneta 2,8 milioni, Monte dei Paschi di Siena 795mila euro, Efibanca 716mila euro, Bnp-Bnl 1,1 milioni.

L’ACCORDO PER RISTRUTTURARE IL DEBITO

Un accordo di ristrutturazione dell’indebitamento è stato sottoscritto con le banche finanziatrici il 10 giugno del 2014 (“Accordo 2014”). “L’accordo – si legge nella relazione finanziaria semestrale di giugno – prevedeva la verifica del rispetto dei parametri finanziari su base semestrale. Sulla base dei dati consuntivi al 31 dicembre 2015, alcuni dei parametri finanziari previsti dall’Accordo 2014, rilevanti rispetto alla possibilità da parte degli istituti di credito di invocare la risoluzione del contratto di finanziamento risultavano non rispettati”.

IL PROFILO DELLA SOCIETÀ

Il Gruppo Stefanel ha circa 1.100 dipendenti, 550 punti vendita di cui 150 fuori dall’Italia. È presente a livello nazionale e internazionale nel settore dell’abbigliamento attraverso due diverse unità d’impresa: Stefanel e Interfashion. La prima, per la quale è in atto da alcuni anni un processo di riposizionamento che mira a collocare il marchio Stefanel in un segmento di fascia più elevata di mercato, disegna e cura la produzione e la distribuzione internazionale di collezioni di abbigliamento donna, uomo e accessori a marchio Stefanel.
Interfashion, società interamente posseduta dal gruppo, si concentra invece sul settore del jeans & casual. Produce e distribuisce a livello internazionale capi di abbigliamento femminili con marchi propri e in licenza. Attualmente la business unit Interfashion ha in gestione solamente la realizzazione, la produzione e la commercializzazione dei marchi High.

IL MERCATO DI RIFERIMENTO

Il mercato di riferimento di Stefanel è quello dell’abbigliamento donna nel segmento denominato Premium. A livello europeo l’Italia, insieme a Germania, Austria e Turchia, rappresenta uno dei principali mercati del gruppo.
“Sotto il profilo dimensionale – si legge sul documento finanziario – il mercato di riferimento si presenta penalizzato dalla suddetta riduzione dei consumi. Negli anni recenti, inoltre, si è modificato dal punto di vista distributivo, con fenomeni di polarizzazione dei consumi, crescita delle catene retail fast fashion e degli outlet center”.
La crisi di Stefanel è cominciata nel 2009, dopo il successo degli anni Ottanta. Le vendite e il fatturato in continuo calo vengono attribuite alla generale diminuzione dei consumi e alla concorrenza delle aziende della cosiddetta “fast fashion“, cioè “moda veloce” , ovvero quelle aziende di abbigliamento che producono e vendono capi economici e alla moda, continuamente rinnovati. Tra i brand più famosi ci sono Zara e H&M.

LA STRATEGIA

Sarà stato anche per fronteggiare le “fast fashion” che l’azienda nella relazione finanziaria semestrale al 30 giugno 2016 ha dichiarato di voler proseguire con il progetto di riposizionamento verso l’alto del brand Stefanel, con l’obiettivo di disporre di un’offerta distintiva, ma comunque fruibile e con un ottimo rapporto qualità-prezzo.
Per quanto riguarda invece la business unit Interfashion, il gruppo continua a concentrarsi sullo sviluppo del brand High, con particolare focus sui mercati esteri, anche tramite una rete selezionata di punti vendita monobrand gestiti sia da partner terzi che direttamente.

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