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Piccoli insegnamenti per combattere la violenza contro le donne

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La cronaca e la statistica non lasciano dubbi: il 31,5 per cento delle donne in Italia tra i sedici e i settant’anni ha subìto nel corso della propria vita un atto di violenza fisica o sessuale. Quasi sette milioni di persone. Un dato impressionante e solo appena più basso dei riscontri dell’Onu in tutto il mondo (il 35 per cento) a conferma della tendenza all’abuso della donna da parte del proprio partner o di un uomo in un caso, mediamente, su tre. Che questa sia la proporzione del nostro tempo lo ribadisce, poi, la tragedia del femminicidio. Nuovo, ma opportuno vocabolo italiano per definire l’omicidio di una donna da parte di un uomo: un delitto ogni tre giorni in Italia.

Non per caso, dunque, fervono iniziative d’ogni genere, e dei due generi, per riempire di contenuto e di futuro il prossimo 25 novembre, quando cadrà la ricorrenza internazionale contro la violenza alle donne in ricordo dell’assassinio dopo torture di tre delle quattro sorelle, Mirabal di cognome, avvenuto nel 1960 nella Repubblica Dominicana del dittatore Trujillo.

Ma, cinquantasei anni dopo, le cose sono persino peggiorate. La violenza alle donne ha toccato tutta la scala della prepotenza, dalla molestia sull’autobus all’abuso domestico, dall’aggressione con l’acido allo stupro, dalle botte anche davanti ai bambini ai crimini con decine di coltellate dopo che il compagno o marito ha attratto la vittima -“ex” o in procinto di separarsi-, per l’ultimo incontro. Mai si ripeterà abbastanza, specie alle ragazze, di non accettare inviti per dirsi addio.

Pene severe non mancano: basterebbe applicarle, magari. La repressione della violenza contro le donne è una priorità sociale. Ma la prevenzione è ancor più importante. Le famiglie e la scuola devono saper parlare un nuovo linguaggio ai maschi, in particolare, abituandoli subito alla naturale cultura della parità. Insegnamenti opportuni, gesti giusti e la condivisione dei problemi che ogni generazione coltiva fin dai banchi di scuola, ecco come si fa.

Se rispetti la tua compagna di classe e la sua personalità. Se non sei prigioniero del mondo virtuale del bullismo digitale e violento a colpi di “mi piace”. Se fai valere il tuo giudizio anziché affidarti per viltà o quieto vivere al pregiudizio del branco di amici. Se, insomma, ti comporti da uomo già da ragazzo, sarà più facile per tutti combattere la violenza contro le donne. Farlo prima: prima che sia troppo tardi.

(Articolo pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi e tratto dal sito www.federicoguiglia.com)

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