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Torino laboratorio politico e sociale

A Torino, nel corso del 2015, hanno aperto 54 punti vendita di frutta e verdura al dettaglio. Continuano a proliferare nel cuore di ogni quartiere, i Carrefour Express e i Pam local. L’inversione di tendenza è, dunque, evidente. È finita la sbornia degli ipermercati che modificano il territorio in cui s’insediano provocando la serrata delle piccole botteghe. Le luci sfavillanti delle gallerie che illuminano le periferie, con i multisala e la stazione di servizio annessi e connessi, non seducono più come un tempo. La gente preferisce essere salutata mentre fa la spesa, scambiare una parola. L’umanità conviene sempre.

C’è, dunque, un ritorno al “piccolo è bello”. E sembra, un poco, l’attuarsi dell’ideale della decrescita felice. Ideale che, però, a Torino non può essere maggioritario, avendo la città, il petto dell’industria e il mantello degli affari. L’Appendino, pentastellata all’origine, è costretta a fare di necessità virtù. E così, scontentando la base grillina, in perfetta continuità con il suo predecessore Fassino, autorizza l’apertura di ben otto centri commerciali e delle varianti urbanistiche già previste. La città è un corpo vivo che va continuamente ridisegnato e, senza cemento, le idee non hanno fondamenta.

E’ Torino il laboratorio politico cui guardare. C’è una foto di qualche giorno fa in cui Appendino, sindaco di Torino –M5S– e Chiamparino, governatore del Piemonte –PD–, sono una accanto all’altro all’inaugurazione del collegio Artigianelli in Corso Palestro. Il Collegio intercetta tutti quei giovani che non trovano lavoro e che non hanno un mestiere, insegnandone uno. È la risposta a un’urgenza del territorio. Il Collegio è, così come nell’idea dei santi sociali come don Murialdo, luogo di aggregazione nel quartiere di cui diventa faro.
A Torino la società corre veloce e obbliga la politica a reinventarsi. La diocesi svolge il suo ruolo trasversale facendo prassi degli ideali cattolici. La deriva grillina viene reggimentata evitando la stortura del reddito minimo di cittadinanza che offende il lavoro.
Se l’Italia è il paese in cui lo Stato peggio redistribuisce la ricchezza attraverso le tasse, Torino rappresenta la città che meglio dimostra di tenere uniti i suoi pezzi sociali. L’Appendino in tandem con Chiamparino potrebbe dunque rappresentare la traduzione politica di certa prassi sociale.

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