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Tutte le frontiere dell’e-government a Milano

E-government e smart city: a Milano si può? La sfida è stimolante e tanto c’è da fare in termini di innovazione perché “la Grande Milano giunge solo oggi a darsi la dimensione amministrativa di Città Metropolitana e con questa ricerca offriamo il nostro contributo operativo per indicare le migliori pratiche che emergono da Barcellona e Monaco di Baviera per rendere l’obiettivo ‘smart city’ una modalità strategica di coinvolgimento di cittadini e imprese”, ha esordito Gianfelice Rocca, Presidente di Assolombarda Confindustria Milano Monza e Brianza.

LA PRESENTAZIONE

A quale ricerca fa riferimento Rocca? A quella condotta da SDA Bocconi School of Management e Assolombarda (appunto) e presentata ieri nel corso dell’incontro “Le frontiere dell’e-Government: Milano, Monaco e Barcellona a portata di click” al quale hanno preso parte oltre al presidente dell’associazione di categoria anche Stefano Venturi (membro del Consiglio di Presidenza di Assolombarda), la professoressa Greta Nesi, Direttore Area Public Management e Policy SDA Bocconi School of Management) e Roberta Cocco, assessore per la Trasformazione Digitale e i Servizi Civici del Comune di Milano. Ha aggiunto il presidente Rocca: “Sono tre le linee di azione che occorre imboccare subito: la prima riguarda un set di dati concreti da considerare come obiettivi e misuratori di performance prioritarie da ottenere nel la terza infine riguarda la governance esterna”.

LA RICERCA

La professoressa Nasi che ha spiegato nel dettaglio la ricerca “Crescita digitale ed opportunità per l’area metropolitana di Milano”: “Le città devono gestire sfide globali a livello locale, pertanto l’obiettivo del nostro lavoro è analizzare lo stato di crescita digitale e identificare le opportunità per il territorio lombardo”. Crescita digitale che sta per: smartness della città, servizi di e-government e modello business del Comune. Il punto di vista preso in considerazione è duplice: da una parte quello dei cittadini, dall’altro quello delle imprese. I servizi oggetto di approfondimento sono stati: Tesoreria, Lavoro e Previdenza, Sportello Unico per le Attività Produttive, Fatturazione Elettronica, Fascicolo Sanitario Elettronico. Ciò che salta all’occhio facilmente è che cittadini e imprese sono molto informati sui servizi digitali di interazione col Comune, ma sono ancora troppo pochi quelli che realmente ne usufruiscono. “Il 61 per cento dei cittadini milanesi e il 47 per cento delle imprese interagisce con l’amministrazione attraverso il sito” ha spiegato la Nasi che ha poi aggiunto: “Il modello milanese si fonda su iniziative che insistono prevalentemente su una programmazione a carattere operativo che trova conferma in una ownership organizzativa a livello gestionale. A differenza invece di città come Barcellona o Monaco di Baviera che poggiano su modelli ‘a cannocchiale’ in cui si garantisce una coerenza formale tra il processo di pianificazione strategica e di programmazione operativa del modello di sviluppo urbano dell’Ente”. Sul modello di business ha detto: “Milano si contraddistingue per un modello partecipato a carattere prevalentemente inter-istituzionale che assicura la realizzazione della massa critica intorno agli indirizzi strategici dell’Amministrazione. Diversamente, le esperienze di Barcellona e Monaco si caratterizzano per un’enfasi prevalente al coinvolgimento dei cittadini nei processi decisionali e nella definizione delle priorità strategiche”. Ha concluso: “E’ dunque auspicabile che Milano prosegua, da un lato, nella direzione di una proiezione del modello all’esterno volta al rafforzamento della capacità dell’Amministrazione di ‘leggere’ e anticipare i bisogni futuri e, dall’altro, nel consolidamento del ruolo pivotale dell’Ente nelle fasi di progettazione e implementazione delle linee programmatiche”.

QUI IL COMUNE 

In che modo Milano può diventare progressivamente sempre più una vera smart city? “Nella formulazione del piano di digitalizzazione di Milano siamo partiti da tre parole chiavi: persone, smart e azione”, ha sottolineato subito l’assessore Cocco che ha aggiunto: “Il piano riguarda tutti non un solo assessorato. Le principali sfide per Milano sono sostanzialmente su tre livelli: creare e mantenere salde le partnership pubblico/privato; dare vita a un’organizzazione innovativa; e puntare sulla formazione. La trasformazione digitale deve avere infatti l’obiettivo di digitalizzare  i processi interni, creare interoperabilità e dematerializzazione. Come? Attraverso la creazione di una piattaforma digitale e il fascicolo del cittadino”. L’assessore poi si è lasciata andare a una promessa: “Spero entro la tarda primavera di avere il fascicolo digitale di ogni cittadino. Intanto, si punta sul progetto ‘In de per mi – Faccio da solo!’ che prevede la presenza di tutor esperti digitali in almeno un ufficio anagrafe di ogni municipio, così da spiegare a coloro che stanno in coda come quella stessa operazione si può fare comodamente dal pc o dal tablet”.

IL ROVESCIO DELLA MEDAGLIA

Ma digitalizzare vuol dire sostituire uomini con macchine? Non proprio, ma se tutto viene automatizzato qualcuno negli uffici di Palazzo Marino si girerà i pollici da un certo punto in poi. L’assessore però ha assicurato: “Non abbiamo ancora un preciso piano di riutilizzo delle risorse, quello che sappiamo è che qualora si ponesse il problema cercheremo di mettere appunto una ricollocazione che rispetti a pieno le singole professionalità”.

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