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Chi ha pizzicato Valeria Fedeli su laurea e diploma

Chi ha incastrato la ministra Valeria Fedeli sui titoli di studio? E’ una domanda che da giorni circola in rete, dove è scattata una vera e propria corsa a mettere la bandierina su chi per primo ha spiattellato nella piazza virtuale la notizia della laurea farlocca (e poi dell’inesistente diploma di scuola superiore) del nuovo ministro dell’Istruzione. Si è detto e scritto (lo ha fatto l’Ansa, poi ripresa da varie testate) che la notizia sia partita da Mario Adinolfi, direttore de La Croce e presidente del partito Popolo della Famiglia, che nella mattinata di martedì 13 dicembre sul suo profilo Facebook ha vergato un post che così esordiva: “Valeria Fedeli mente sul proprio titolo di studio”. Tuttavia, come riportato due giorni fa su Repubblica, qualcun altro sostiene di aver anticipato Adinolfi nella diffusione di questa notizia. Anzi, di essere stato addirittura copiato dall’ex deputato del Pd.

CHI HA ACCESO LA MICCIA?

Stiamo parlando di Amedeo Francesco Mosca, 33 anni da compiere, funzionario di un ateneo milanese (si occupa di comunicazione istituzionale), laurea in Media e Giornalismo alla Scuola di Scienze Politiche “Cesare Alfieri” dell’Università di Firenze e alle spalle alcune collaborazioni giornalistiche (pur non essendo iscritto all’Ordine) con testate come Corriere del Mezzogiorno, il Roma e il Giornale di Napoli. Mosca, contattato da Formiche.net, riferisce di aver diffuso la notizia nella giornata di lunedì 12 dicembre con un post sul suo profilo privato di Facebook, chiuso ai visitatori esterni. Nella mattinata di martedì 13, attorno alle 10.30, è tornato alla carica scrivendo che “si tratta della prima volta in cui un non laureato (l’università Unsas di cui parla il suo sito ufficiale non esiste, e a quei tempi non esisteva alcun diploma di laurea chiamato ‘scienze sociali’) e con un diploma non liceale, diviene capo politico di questo dicastero”, salvo poi precisare che anche Benedetto Croce aveva fatto il ministro dell’Istruzione senza avere una laurea.
Secondo la ricostruzione fornita da Mosca, un suo amico di Facebook (che poi ha descritto la vicenda) avrebbe condiviso il post nel profilo di Adinolfi, il quale poco più di un’ora dopo – attorno alle 11.45 circa – ha pubblicato il suo intervento sul social network: “Dichiara (la Fedeli, ndr) di essere ‘laureata in Scienze Sociali’, in realtà ha solo ottenuto il diploma di Scuola per Assistenti sociali Unsas di Milano – sono le parole di Adinolfi – . Complimenti ministro, bel passo d’inizio. Complimenti Paolo Gentiloni: a dirigere scuola e università in Italia mettiamo non solo una che non è laureata, ma una che spaccia per ‘laurea in Scienze Sociali’ un semplice diploma della scuola per assistenti sociali”. Da lì si è propagato il caso mediatico.

LE MAIL AI GIORNALISTI

In due lunghi messaggi di posta elettronica spediti dal suo account privato nel pomeriggio di mercoledì 14 e nella mattinata di giovedì 15 a una serie di indirizzi tra cui quelli di diversi giornalisti, Amedeo Francesco Mosca ha scritto di ritenersi “il principale responsabile della polemica che si è scatenata a proposito del titolo di studio del neo-ministro dell’Istruzione, dell’università e della ricerca, Valeria Fedeli”. Infatti, ha aggiunto, “a breve distanza dalla nomina, avevo scritto un post al riguardo sulla mia bacheca Facebook, che è riservata agli amici. Un amico, sapendo di questa restrizione, che incide anche sulle condivisioni, ha fatto il copia e incolla di una parte del mio post sulla bacheca di Mario Adinolfi. Questo è stato ripreso da Dagospia e il resto vi è noto”. Quindi il giovane funzionario ha chiarito che “non mi risulta alcuna equiparazione tra il titolo conseguito dal Ministro, che in realtà era una qualifica professionale, e alcun titolo universitario”, soffermandosi in una lunga dissertazione con tanto di citazioni giuridiche e legislative sulla natura del problema per arrivare ad affermare che “Valeria Fedeli non solo non è laureata ma non ha un titolo neanche vagamente assimilabile – né nella forma né nella sostanza – a una laurea”.

ADINOLFI RIBATTE E METTE IL CARICO DA NOVANTA

Adinolfi non si è fermato alla laurea. Dopo aver letto le dichiarazioni rilasciate dalla Fedeli al Corriere della Sera mercoledì scorso, ha acceso i riflettori sul diploma da assistente sociale della ministra, scoprendo che non è nemmeno equiparabile al diploma di scuola superiore. Dunque, ha riassunto il direttore de La Croce, la Fedeli non ha sostenuto l’esame di maturità. Ma di vedersi sottratta la paternità dello scoop giornalistico, Adinolfi non ne vuole sapere. Da martedì ha lanciato quella che rivendica come “un’azione politica del Popolo della Famiglia” contro la ministra (peraltro prima firmataria di una proposta di legge per introdurre l’educazione gender nelle scuole), schierando il suo giornale e scandagliando l’intera vicenda, fino alla diretta Facebook di ieri mattina in cui ha anche svelato come la Fedeli sia stata candidata al Senato nel 2013 in quota bersaniana dopo che il marito Achille Passoni, ex senatore, aveva perso le parlamentarie in Toscana.
Interpellato da Formiche.net sull’argomento, Adinolfi ha negato di aver appreso la notizia da Amedeo Francesco Mosca. “Confermo che la notizia è mia – ha detto – sono stato 10 anni nel Pd e un po’ le cose le so. Ho visto che Repubblica si è dovuta inventare un modo per sminuire il ruolo che abbiamo svolto io e il Popolo della Famiglia”. “Se qualcuno ha scritto qualcosa su internet io non posso saperlo – ha aggiunto -, noi sul quotidiano La Croce abbiamo fatto un’inchiesta approfondita, che lo staff della Fedeli non ha mai potuto smentire, ponendo il problema della menzogna detta a Mattarella e Gentiloni. Perché nessuno lo ricorda, ma la Fedeli è stata chiamata ‘dottoressa’ durante il giuramento al Quirinale, pure nel decreto di nomina. E’ un’informazione. E comunque lo ribadisco: questa storia è soltanto farina del nostro sacco”.

L’AUTODIFESA DI FEDELI

Il neo-ministro ha risposto alle accuse in un’intervista rilasciata ieri a Corrado Zunino di Repubblica. “Non ho mai sostenuto” di aver la laurea, ha sottolineato Fedeli, che poi ha aggiunto: “Non ricordo il curriculum con la dicitura laurea, ma quello con su scritto diploma di laurea, rilasciato dopo tre anni dall’Unsas, è stato solo una leggerezza. La laurea è una cosa a cui non ho mai pensato. Ho 40 anni di vita rigorosa nel sindacato, non ho mai usato quel diploma, sono stato sempre una distaccata di settimo livello, maestra d’infanzia distaccata”. L’ex vicepresidente del Senato ha poi spiegato di sentirsi pienamente all’altezza del ruolo che le è stato conferito nonostante sia priva di laurea: “Posso fare la ministra — ministra, ci tengo — dopo una vita così intensa nel sindacato. Sono stata apprezzata, promossa, chiamata a Roma, poi a Bruxelles a guidare il sindacato europeo dei tessili. Ho contribuito a salvare grandi aziende, ho portato nella Cgil le competenze dei ricercatori della moda, mi sono occupata di Wto e dei round per far entrare i cinesi nel commercio internazionale. Sono diventata vicepresidente dell Senato e ora sono qui, al ministero dell’Istruzione, e fino a quando questo governo esisterà cercherò di migliorare la scuola, l’università e la ricerca italiana 24 ore al giorno”.

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