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Aziende, donne e welfare. Parla Fogliani (Qui Group)

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La legge di Stabilità 2017, approvata in via definitiva dal Parlamento la scorsa settimana, ha confermato le linee di azione avviate dal nostro Paese in materia di welfare aziendale e conciliazione famiglia-lavoro, in particolare l’ampliamento dell’utilizzo del premio di produttività e il potenziamento degli strumenti di sostegno alla maternità. Ecco cosa ne pensa Gregorio Fogliani, imprenditore genovese, presidente di Qui! Group, il primo gruppo a capitale italiano operante nel settore dei titoli di servizio per il welfare aziendale (buoni pasto, voucher, premi aziendali), dei sistemi di pagamento e dei programmi di fidelizzazione a beneficio di aziende, dipendenti e di tutta la famiglia. Ad Oggi in Qui! Group, tra i suoi oltre mille dipendenti e collaboratori, le quote rosa sfiorano il 70%.

“C’è in atto un cambiamento, che parte dalla vita quotidiana, che renderà le donne sempre più protagoniste nel privato e nel lavoro, anche con ruoli di responsabilità. Ma serve un cambiamento culturale”, racconta Fogliani in una conversazione con Formiche.net in cui si professa “un sostenitore della donna in azienda”: “Nella mia esperienza le ho avute sia come controparte, sia al mio fianco per sviluppare progetti in comune. E nei ruoli di responsabilità del nostro gruppo spiccano sempre più donne perché riteniamo che siano preparate, efficienti e molto affidabili”.

Nella sua azienda è appesa una foto. Era il 1989, in posa sono in dieci, otto donne e due uomini. Fogliani è uno di questi: “La nostra società è nata così e non ho mai voluto cambiare. Per me le donne non sono mai state un problema ma un’opportunità. Sono stato cosciente fin dall’inizio delle loro esigenze e le ho sempre accompagnate nei momenti in cui conciliare la vita privata con il lavoro diventa complicato”, racconta Fogliani.

Fogliani, imprenditore partito da Genova, per poi arrivare a tutta Italia, espandersi all’estero, e adesso in partenza per il Brasile, è un vero e proprio inno alle donne, spiega i motivi di un piano concreto e adeguato di welfare: “Non può che essere così, vista l’alta percentuale di donne, è una necessità – dice l’imprenditore -: se decidi di assumere una donna devi necessariamente offrirle gli strumenti per conciliare la vita privata con quella professionale. Altrimenti è inutile. Se non si accompagna la donna prima, durante e dopo la maternità, non avrà la serenità per affrontare il lavoro, e le sue prestazioni caleranno di conseguenza”.

Una consapevolezza, questa, che però purtroppo in pochi hanno. Secondo una ricerca sul welfare dal titolo “Il welfare aziendale dopo la Legge di Stabilità”, condotta dal professore Luca Pesenti (Università Cattolica) per Welfare Company, su un campione di manager HR dell’Associazione italiana per la direzione del personale, tra i benefici del “fare welfare in azienda”, solo pochi intervistati hanno indicato come rilevanti le ricadute che il welfare poteva avere sull’occupazione femminile.

Ecco cosa fa invece Qui! Group: “Affinché la donna dia il massimo anche in momenti delicati della sua vita servono una serie di iniziative per mettere le donne nelle condizioni di conciliare la vita privata con il lavoro. Quello che noi facciamo per loro è garantirgli flessibilità nell’orario di lavoro, la possibilità di lavorare da casa e dargli un sostegno nei primi anni del bambino. La cosa più importante è però il massimo rispetto. Così come è fondamentale che una donna al termine del periodo di maternità ritorni ad occupare esattamente il posto che ricopriva prima”, commenta Fogliani sottolineando che “nel nostro ufficio del personale 9 donne su 11 dipendenti sono donne. Questo vuol dire estrema sensibilità ed attenzione all’universo femminile, fin dal momento della selezione”.

“Occorre buon senso e sensibilità, dal capo azienda a scendere. Servono a poco le norme”, conclude il manager.

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