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Vi racconto il subbuglio politico in Germania dopo la strage Isis a Berlino

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Quarantotto ore dopo l’attentato al mercato di Natale nel centro di Berlino, quando un camion si è avventato sui visitatori provocando morti e feriti, le forze di sicurezza e di investigazione danno ancora la caccia al terrorista. Ora gli indizi, documenti trovati nella cabina di guida del camion, indicherebbero un cittadino tunisino che ha usato molteplici identità.

Angela Merkel nella conferenza stampa tenuta nella tarda mattinata di martedì ha ribadito con forza che i tedeschi reagiranno con fermezza e non cederanno alla paura. Lo stesso monito era arrivato dal capo di Stato Joachim Gauck, il quale aveva ribadito che la Germania “rimarrà un paese della coesione e della pace interna”. A sottolineare la volontà di andare avanti è stata anche la funzione religiosa proprio nella Gedächtniskirche, la chiesa simbolo e memento degli orrori nazisti, a due passi dal luogo dell’attentato di lunedì. A questa funzione religiosa hanno partecipato tutte le maggiori confessioni rappresentate in città: accanto a protestanti e cattolici anche ortodossi, musulmani ed ebrei.

Ma mentre i cittadini prendevano alla lettera le raccomandazioni dei massimi esponenti dello Stato e della politica, reagendo con compostezza, senza chiudersi in casa, ma continuando a ritrovarsi ai mercatini di Natale, saliva la temperatura tra i partiti politici. E così il quotidiano Die Welt titolava “Il dolore e un dibattito osceno”. A definire osceno il dibattito che si è aperto solo poche ore dopo l’attentato è stato Thomas Schmid, ex direttore del quotidiano: “Solo poche ore dall’attentato, quando nemmeno ancora si era capita la vera dinamica di quanto accaduto, c’era già chi a livello politico voleva trarre il proprio tornaconto…. Un modo di agire indecente”.

A lungo la Germania è stata un paese che, alla luce anche della propria storia, ha cercato di mantenere alto e intangibile il livello del dibattito politico. Una sorta di pudore ha tenuto a freno gli istinti più bassi sia nei mass media, che tra i politici e impedito di trasformarsi in tabloid stile Bild Zeitung con titoli gridati e sensazionali.

Ma con una tensione sociale crescente, salita soprattutto dopo l’arrivo in massa dei profughi nell’agosto del 2015, anche in Germania la “decenza” del dibattito, rischia di essere vieppiù intaccata. Un trend che si nota in primo luogo nella politica. A iniziare dalle frange più estreme: per esempio da coloro che regolarmente scendo in piazza a protestare contro di Merkel sotto il vessillo del movimento Pegida (loro slogan pesanti e manifesti con disegnato un cappio per Merkel). E ancora, da parte del partito populista Alternative für Deutschland (AfD): Frauke Petry uno dei suoi leader ha postato poco dopo l’attentato “Merkel se ne deve andare”, mentre il suo compagno Marcus Pretzell è andato giù ancora più pesante, postando su Facebook: “Questi sono i morti di Merkel”.

Meno esplicitamente aggressivi, ma non per questo meno intenzionati a sfruttare l’onda sono poi rappresentati della CSU, a iniziare dal loro capo Horst Seehofer, seguito dal suo delfino Markus Söder. Seehofer martedì, durante una riunione della giunta regionale, ha voluto esprimere prima dalla “lontana” Monaco di Baviera, il cordoglio per le vittime e i loro familiari, ma subito dopo ha colto l’occasione per annunciare (e ribadire) che alla luce dei fatti “bisogna ripensare completamente la politica di accoglienza dei profughi nonché quella di sicurezza”. Immediata la reazione non solo delle opposizioni, Cem Özdemir dei Verdi ha ribattuto che cercare di approfittare della situazione per tornaconti politici è di pessimo gusto, critica ribadita anche dai socialdemocratici e dalla Linke (Sinistra), ma anche dai cristianodemocratici, o per lo meno da una parte di loro.

E così non stupisce che, anziché farsi domande sul lavoro degli inquirenti (per esempio l’annuncio poco dopo l’attentato di aver catturato il possibile attentatore, per poi doverlo rilasciare lunedì tardo pomeriggio, perché non sussistevano le prove per trattenerlo), i talkw show, così come le interviste ai politologi, hanno dedicato un’attenzione particolare alla domanda, sugli effetti che potrà avere l’attentato sulla campagna elettorale per le politiche del settembre 2017.

Una domanda alla quale anche i media dedicavano un approfondimento. La Neue Osnabrücker Zeitung annotava in proposito che, se al momento si registrano ancora attacchi isolati contro Merkel, è solo per rispetto nei confronti dei morti. E poi bisogna ancora conoscere l’identità dell’attentatore o degli attentatori (al di là della rivendicazione fatta ieri dal sedicente stato islamico (Is), una rivendicazione per alcuni esperti troppo generica per essere al cento per cento da considerare vera). Perché farà la sua differenza sapere se è un profugo giunto in Germania oppure no. Alla pretesa di Seehofer di rivedere immediatamente la politica sui profughi, ha risposto il quotidiano di sinistra Tageszeitung (TAZ): “Non c’è dubbio che anche tra i profughi, tra chi è entrato in Germania chiedendo il diritto d’asilo, ci possano essere islamisti pronti ad atti terroristici, ma chiedere una totale revisione della politiche al riguardo è disgustoso. Perché mai?”. Anche i politologi mettono in guardia da reazioni a caldo. Indubbiamente potranno e dovranno essere messe a punto ulteriori iniziative per garantire la massima sicurezza possibile – ieri in un talk show uno dei grandi esperti a livello internazionale di terrorismo, l’israeliano Shlomo Shapiro ha puntato il dito contro equipaggiamenti e dotazioni “giurassiche” delle forze tedesche: “Chi vuole garantire più sicurezza deve aprire il portafoglio. Deve investire in nuove tecnologie, in dotazioni al passo con i tempi”. Non serve invece a nulla limitare le libertà dei cittadini.

E a proposito di sicurezza, ora si susseguono le riunioni, come quella di stamane del governo, dove il ministro dell’Interno Thomas de Maizière ha chiesto di allargare la sorveglianza video. Si è parlato in questi due giorni anche di un rafforzamento del numero di poliziotti, cioè nuove assunzioni. Dopo i fatti di lunedì, per garantire maggior sicurezza ai mercatini di Natale e in generale in città, nei punti strategici di maggior aggregazione, parte della polizia federale verrà tolta per esempio dalle stazioni ferroviarie. Il che dimostra che la coperta attuale è troppo stretta.

Ma come detto, nei palazzi della politica ci si prepara anche a “usare” l’attentato come cavallo di battaglia per l’ormai imminente campagna elettorale. E le tensioni e gli scontri più forti si potranno forse vedere all’interno della CDU, soprattutto da parte dello zoccolo più conservatore. E’ tra gli elettori CDU conservatori che l’AfD pesca a man bassa nuovi elettori . Nel penultimo numero dello Spiegel, si parlava della “Banda dei quattro” il cui vertice si compone di: Jens Spahn, attualmente sottosegretario, Thomas Strobl segretario generale della Cdu nel Baden-Württemberg e genero del ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble, Martin Jäger sottosegretario agli Interni nel Baden-Württemberg, e Schäuble stesso. Il più attivo del gruppo è stato fino a ora il genero di Schäuble, Strobl che ripetutamente ha dato voce al malcontento per il corso troppo “socialdemocratico” di Merkel. Sarà interessante vedere nei prossimi giorni, nelle prossime settimane, al più tardi con la fine delle feste, come evolverà il dibattito nella CDU. Intanto l’attacco di lunedì sera ha confermato quanto Merkel aveva detto annunciando la sua candidatura per la quarta volta: e cioè che sarebbe stata la campagna elettorale più dura, di quelle disputate da lei fino a ora.

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