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Come cresce la Chiesa ortodossa nella Russia di Putin

In Russia le chiese spuntano come funghi. Da quando nel 2009 il patriarca Kirill guida gli ortodossi di tutte le russie, nel vasto territorio della Federazione sono state costruite 5 mila nuove chiese, mentre il numero di sacerdoti è aumentato di 10 mila unità. Inoltre, sono stati realizzati anche 122 nuovi monasteri. È un patriarcato fecondo quello di Kirill, che potendo contare sull’appoggio del Cremlino e su un forte legame con il presidente Vladimir Putin, ha puntato a dare alla Chiesa ortodossa russa quante più strutture possibile.

La forte urbanizzazione di Mosca si è tradotta anche in un altrettanto forte aumento delle parrocchie (da 159 a 296 negli ultimi sette anni) e della presenza vescovile, confermando anche nella capitale un riavvicinamento dei russi alla religione. “Se oggi possiamo toccare con mano il rinvigorimento di tutta la vita della Chiesa ortodossa», ha spiegato la guida spirituale alla stampa russa, «questo è dovuto in primo luogo alla creazione di nuove eparchie e a un nuovo potere verticale nella Chiesa: oggi il patriarca può conoscere maggiormente quello che accade nelle chiese, potendo analizzare con più precisione i cambiamenti in ogni sfera della società”.

Il patriarca Kirill ha fatto notare come il mutato atteggiamento della società russa nei confronti della Chiesa è stato il principale motore del cambiamento all’interno della Chiesa stessa. E in vista del 2017, anno in cui cadrà il centesimo anniversario della Rivoluzione d’Ottobre, ha esortato tutti i russi a ricordare la lezione che arriva dalla storia, valutando adeguatamente ciò che è accaduto al Paese sotto il regime sovietico. Durante il suo discorso all’Assemblea diocesana del clero di Mosca, che si è tenuta nei giorni scorsi nella cattedrale di Cristo Salvatore, Kirill ha parlato del 2017 come di un anno cruciale per la Chiesa ortodossa russa. “Rivivremo il ricordo di eventi che hanno avuto luogo un secolo fa, quando questo Paese è stato scosso da due rivoluzioni. È importante non sminuire o oscurare i problemi che la nostra Patria ha sperimentato dopo il 1917”. Come riporta la Tass, il patriarca ha ricordato che le forze politiche radicali salite al potere con la Rivoluzione d’Ottobre hanno portato in Russia l’ateismo, hanno spinto la società verso idee materialiste, e hanno causato una rottura nella normalità della vita quotidiana di milioni di persone.

Poi il religioso ha rimarcato le terribili conseguenze del comunismo, dalla sanguinosa guerra civile, agli esili forzati, dalle rappresaglie contro i dissidenti alle azioni contro la Chiesa. “Siamo stati oggetti di una persecuzione senza precedenti. Decine di migliaia di persone che hanno creduto in Dio, molte delle quali vescovi, sacerdoti, monaci e anche laici, hanno sofferto per Cristo in quegli anni. Molte chiese e monasteri sono stati chiusi, altri distrutti, le reliquie profanate o eliminate”. Tutto questo oggi va ricordato, ha concluso il patriarca, “soprattutto a quelle nazioni che stanno cercando di costruire un sistema pubblico che vuole emarginare la religione”.

(Pubblicato su Italia Oggi, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)

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