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Ecco cosa serve a Mps dopo la caduta di Renzi. Parla il prof. Messori

Marcello Messori

“Credo che ci sia spazio per una rete di salvataggio pubblica. Tra le soluzioni vedo o la richiesta di sospensione del bail oppure il ricorso al burden sharing, anche se bisogna stare attenti alle obbligazioni subordinate”. Parola di Marcello Messori, economista, docente alla Luiss e conoscitore del sistema bancario, in una conversazione con Formiche.net.

GLI SCENARI POST VOTO

Che succederà alle banche italiane dopo la caduta di Matteo Renzi? Si avvererà o non la profezia del Financial Times? La risposta è la seguente. Nulla di troppo buono ma nemmeno nulla che sia ingestibile, sempre che si tenga conto dell’unica variabile che conta quando c’è una crisi di governo, il tempo. Per Marcello Messori, ci sono pochi dubbi. Al Quirinale non si dovrà perdere tempo nell’individuare il successore di Renzi, che traghetterà il Paese fino al voto. I mercati, si sa, non perdonano le incertezze. Stamattina Piazza Affari ha aperto le contrattazioni in ribasso del 2% (per poi recuperare terreno) con molte banche che non hanno fatto il prezzo fin da subito e sospese per eccesso di ribasso. Tra queste, Mps.

MPS, SPERANZE AL LUMICINO PER L’AUMENTO

Il primo pensiero ovviamente va a Monte Paschi di Siena, la banca più esposta al vento della politica, soprattutto ora che lo Stato ne è azionista. Ma, soprattutto, impegnata in una delicata ricapitalizzazione. Operazione nata sotto una cattiva stella, viste le difficoltà di Mps nel fare breccia nel cuore degli investitori. La riconversione dei bond ha avuto successo, fruttando 1 miliardo alla banca. Ma all’appello mancano ancora 4 miliardi. E l’addio di Renzi potrebbe stroncare ogni residua chance di aumento (anche per la garanzia Gacs che il Tesoro aveva di fatto assicurato, per non parlare di un vero e proprio intervento nel capitale), scoraggiando ancor più i grossi investitori (come il fondo del Qatar da cui ci si aspetta un apporto da 1,5 miliardi) e costringendo il Monte ad accantonare soluzioni di mercato per fare spazio a interventi pubblici (oggi è previsto un cda). “E’ indubbio che una crisi istituzionale abbia un impatto negativo sul sistema bancario e riduca drasticamente la possibilità di soluzioni di mercato, oltre a creare una certa instabilità”, spiega Messori a Formiche.net. Per l’economista, la caduta del governo rischia di minare la già scarsa fiducia degli investitori di peso verso Mps “allontanando notevolmente la possibilità di un successo dell’aumento. La cosa importante è evitare la procedura europea in materia di crisi bancarie, il bail in”. Già, ma come?

IL PIANO B PER IL MONTEPASCHI

Laddove fallisce il mercato, arriva lo Stato. E in effetti per Rocca Salimbeni potrebbe essere proprio così. “Quando dico che bisogna fare in fretta, certamente senza soluzioni raffazzonate e frettolose, lo dico perchè il nuovo governo dovrà trovare la soluzione più consona per la banca, evitando che si arrivi al bail in. Come ultima possibilità si potrebbe chiedere a Bruxelles una sospensione dello stesso, ma credo che non si debba e possa arrivare a questo, si potrebbe valutare altro”. Messori è insomma fiducioso su un intervento pubblico che possa evitare a correntisti e azionisti di pagare il prezzo delle perdite. “Credo che ci sia spazio per una rete di salvataggio pubblica. Tra le soluzioni vedo, come ho detto, o la richiesta di sospensione del bail oppure il ricorso al burden sharing, anche se bisogna stare attenti alle obbligazioni subordinate”. Un meccanismo che però evoca un certo terrore tra i risparmiatori-obbligazionisti, visto che è lo stesso utilizzato per il fallimento pilotato delle quattro popolari a novembre 2015, con le conseguenze che tutti conoscono. Ricorrere al burden sharing significherebbe dunque azzerare il valore dei bond subrodinati, permettendo infine al Tesoro di mettere anche le mani su Mps, visto che ad oggi il Fondo Atlante non ha munizioni sufficienti per fronteggiare la crisi del Monte.

ATTENTI ALLO SPREAD (MA NON E’ COME NEL 2011)

Attenzione, non c’è solo il problema delle banche tra i postumi della crisi di governo. Bisogna stare attenti anche allo spread, con un occhio vigile sul debito pubblico. “E’ vero, un po’ di turbolenze ci saranno e lo spread risalirà. Ma si faccia bene attenzione, questo è un Paese diverso da quello del 2011. Oggi c’è il Qe, che permette l’acquisto di titoli pubblici da parte delle banche centrali e della Bce, oltre al programma Omt, sempre per l’acquisto illimitato di titoli da parte della Bce. Tutto questo nel 2011 non c’era. E poi una crisi istituzionale non porta al collasso dell’economia. Oggi, a differenza del 2011, l’Italia vive una fase congiunturale più favorevole. E non è perchè è caduto Renzi che il pil crollerà”.

POPOLARI? RIFORMA INARRESTABILE

Tralasciando infine i fatti della notte a Palazzo Chigi, ma rimanendo nel campo del credito, Messori affronta anche il tema delle popolari, la cui riforma è stata bocciata in parte dal Consiglio di Stato, aprendo la strada a scenari inediti, in attesa del parere della Consulta. “Io continuo a pensare che la riforma nella sostanza sia buona e questo riassetto era necessario. Poi certo si può parlare della forma. Ma di una cosa sono convinto. Ormai il processo innescato dalla riforma è inarrestabile”.

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