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Quanto pesa il calcio nell’economia italiana

Di Dino Ferrarese

La Federazione Italiana Giuoco Calcio a fine ottobre ha pubblicato il primo conto economico del calcio italiano promuovendo uno studio sul mondo del calcio e che presenta i dati economici diretti che generano l’attività dalla base alla piramide di un movimento che coinvolge quasi 1 milione e mezzo di persone. A tal fine, sono stati analizzati i bilanci dei club professionistici e i dati relativi ai campionati dilettantistici e giovanili, nonché le informazioni fornite dalle istituzioni (FIGC e Leghe). Lo studio riporta un valore di costo della produzione complessiva del calcio italiano pari a 4 miliardi e 257,9 milioni di euro come mostra la seguente tabella.

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Se si analizzano i conti  suddivisi per settore si apprezza come la FIGC ottenga un risultato netto positivo e le Leghe e il calcio dilettantistico siano in equilibrio, mentre il calcio professionistico presenta un risultato netto negativo.

Per poter misurare l’effetto sul territorio nazionale della spesa sostenuta per il movimento del calcio è necessario analizzare più nel dettaglio la composizione delle voci di costo della produzione. Considerando i 4 settori classificati nello studio si nota come il contributo principale sia quello del calcio professionistico che partecipa alla formazione del 73% dei costi, mentre il calcio dilettantistico è responsabile del 21% del totale dei costi. La parte rimanente è attribuita a FIGC e Leghe.

Tralasciando le voci di ammortamenti e svalutazioni, che non generano flussi di cassa, si rilevano 1.451 milioni di costi operativi, 1.995,5 milioni di costo del lavoro (calciatori, dirigenti e personale), 34,9 milioni di oneri dovuti alla cessione dei calciatori, 96,6 di oneri finanziari netti e 73,3 milioni di euro di imposte.

Per una corretta valutazione di impatto bisogna considerare solamente le spese che generano consumi sul territorio nazionale; a tal fine, considerando il gran numero di calciatori stranieri presenti nelle formazioni professionistiche italiane, prudenzialmente stimiamo l’impatto relativamente al costo del lavoro per i campionati professionistici ad un valore pari al 60% del totale.

In totale si valuta quindi l’impatto di una spesa di 3,05 miliardi di euro. OpenEconomics, utilizzando un modello di Social Accounting Matrix, ha simulato l’effetto diretto, indiretto e indotto generato sull’economia nazionale da questa spesa in termini di contributo alla formazione del PIL, valore aggiunto, redditi delle famiglie e delle imprese, entrate fiscali, produzione industriale e occupazione, ottenendo i seguenti risultati:

  • il contributo alla crescita del PIL è superiore allo 0,7%;
  • il valore aggiunto generato per l’economia italiana è superiore ai 21,8 miliardi di euro;
  • i redditi delle famiglie e delle imprese generati sono pari a 22,5 miliardi di euro;
  • le entrate fiscali sono superiori a 8,9 miliardi di euro;
  • la produzione attivata supera i 31,5 miliardi di euro;
  • l’occupazione diretta, indiretta e indotta generata è pari a 139 mila unità di lavoro qualificato e a 113 mila unità di lavoro non qualificato, per anno.

Questa analisi mostra come nel complesso il sistema calcio in Italia generi redditi per le famiglie direttamente e indirettamente coinvolte per oltre 22 miliardi di euro garantendo lavoro a oltre 250 mila persone. Le sole entrate fiscali che possono essere legate al mondo del calcio sono di circa 9 miliardi all’anno, meno della spesa prevista per l’organizzazione, poi naufragata, delle Olimpiadi a Roma nel 2024.

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La matrice di contabilità sociale (in Inglese Social Accounting Matrix da cui l’acronimo SAM) è uno strumento di analisi economica derivato dalla più famosa matrice input-output (la “matrice “I-O) di Leontief. Essa è stata largamente utilizzata sia nell’analisi delle economie in via di sviluppo, nell’affrontare problemi particolarmente gravi quali di distribuzione del reddito, sia negli studi delle economie più sviluppate. Partendo dalla SAM, infatti, si realizzano modelli di equilibrio economico generale che, rispetto ad altri, hanno la peculiarità di inserire la distribuzione del reddito all’interno del processo economico, permettendo allo stesso tempo di guardare a tale distribuzione come, causa ed effetto dei processi di formazione del reddito. Il successo riscosso dal sistema di contabilità sociale nelle applicazioni ai Paesi sottosviluppati è da rintracciarsi principalmente nella caratteristica di tale metodo che permette di combinare dati puramente economici con informazioni di carattere sociale.

L’importanza della SAM è cresciuta nel corso del tempo, poiché essa si è evoluta in uno strumento flessibile, applicabile alle diverse realtà locali, e, nel sistema statistico raccomandato dalle Nazioni Unite, anche un vero e proprio mezzo volto alla creazione della Contabilità Nazionale. I suoi conti sono compilati, infatti, impiegando fonti diverse i cui dati vengono successivamente sistemati in modo da fornire un quadro coerente di informazioni quantitative sulle transazioni tra settori economici e istituzioni.

Altri strumenti che come la SAM descrivono le transazioni che si svolgono all’interno di un sistema economico, sono il Modello Input – Output e la Matrice di Contabilità Nazionale (NAM). Ciò che rende la matrice di contabilità sociale uno strumento di maggior rilievo e miglior utilizzo rispetto agli altri richiamati, è il fatto che essa può essere vista sia come il completamento del primo, sia come l’evoluzione della seconda. Il metodo della SAM è la naturale estensione del modello I-O.

La SAM registra i flussi che intercorrono tra i diversi operatori nelle varie fasi del processo economico, quali produzione, distribuzione, consumo ed accumulazione del capitale, evidenziandone la circolarità. La SAM è una matrice rappresentante uno schema a doppia entrata; per convenzione i flussi in uscita (acquisti) sono rappresentati per colonna, evidenziando la struttura dei pagamenti dell’aggregato considerato verso tutti gli altri aggregati. Per riga sono invece registrati i flussi in entrata (vendite) e quindi la formazione dei redditi di ciascun aggregato a fronte dei pagamenti ricevuti da tutti gli altri.

La matrice comprende il processo distributivo e redistributivo del reddito, includendo i conti intestati ai settori istituzionali. Secondo tale approccio, il sistema economico è rappresentato da sette diversi blocchi fondamentali:

  • Fattori primari di produzione (Lavoro, Capitale);
  • Famiglie;
  • Imprese;
  • Settori produttivi (Agricoltura, Industria, Servizi);
  • Governo (Pubblica amministrazione);
  • Formazione di capitale (Investimenti fissi lordi, pubblici e privati);
  • Resto del mondo (nel nostro oltre al resto del mondo si aggiungono il resto del Mezzogiorno e il centro nord Italia).

Per ogni aggregato produttivo ed istituzionale vengono definiti i flussi in entrata e in uscita. Ciascuno di questi blocchi è inoltre suscettibile di ulteriore disaggregazione secondo dimensioni che dipendono dagli obiettivi dell’analisi. La matrice di contabilità sociale rappresenta quindi uno strumento capace di fornire una descrizione dettagliata dell’economia in un determinato arco temporale; permette inoltre, tra le altre cose, di analizzare come il reddito è generato, distribuito tra le famiglie ed utilizzato dalle stesse.

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