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Cosa non condivido del programma energetico di Beppe Grillo

Farage BEPPE GRILLO, Virginia Raggi

Archiviato il referendum costituzionale, Matteo Renzi stava ancora tentando di rassegnare le dimissioni e già Beppe Grillo presentava il primo capitolo del programma di governo del Movimento Cinque Stelle: “L’Energia”.

Il programma del Movimento 5 Stelle per l’Energia, almeno al momento, è costituito da un video in cui il comico genovese parla seduto alla sua scrivania circondato da un muro di libri. Ho chiesto in giro, ma diversi amici del Movimento mi assicurano che quel video e quel testo sono gli unici oggetti disponibili su cui fra pochi giorni saranno chiamati a votare. Veniamo quindi al merito della proposta, che Grillo stesso ha deciso stia a fondamento dell’intero programma di governo di M5S.

Di nuovo a parlare di energia. Sono 30 anni che parlo di energia. Dal Wuppertal Institute al Fattore Quattro, ai fratelli Weizsäcker, Sachs, Lester Brown. Li avevo conosciuti tutti nel mondo. Tutti che parlavamo di energia perché è un cambio di civiltà.” Si spara una manciata di nomi sconosciuti – ma che trasudano autorevolezza – e si aggiunge che Grillo in questo mondo di insigni luminari ci sguazza alla pari da 30 anni. Mi immagino il militante medio annaspare su Wikipedia per cercare notizie su questi (Saranno istituti di ricerca o persone o un po’ e un po’? Il Fattore Quattro sarà mica un programma Mediaset? Mah…).

Dopo il preambolo, finalmente si snocciolano le prime cifre: “Allora fatevi una domanda: un barile di petrolio costa 50 dollari, un barile di Coca Cola costa 350 dollari. Secondo voi è una cosa normale? Secondo voi è un’economia razionale? Intelligente? Di buon senso?”. E qui sorgono i primi dubbi. Ma Grillo compra la cocacola a barili (e già si capirebbero tante cose)? Se metto la cocacola nella mia Fiat quanti km faccio con un litro? E spero che a nessuno venga in mente di assaggiare il petrolio.

Comunque, il petrolio è una materia prima, il costo di produzione lo fa il produttore (di solito l’OPEC) e per utilizzarlo occorre cercarlo, estrarlo, raffinarlo, trasportarlo, aggiungere additivi vari, distribuirlo e venderlo al consumatore dopo l’aggiunta di tutte le tasse e le accise del caso. Di quello che noi paghiamo al benzinaio, solo gli spiccioli vanno nel costo del petrolio. Non entro nel dettaglio di cosa faccia il prezzo della cocacola ma siamo tutti d’accordo che questo prodotto segua un percorso differente.

Che cosa c’è sotto che vogliono ancora ripristinarci il petrolio, il gas, il carbone. Ancora il carbone, perché i costi sono inferiori, mentre andiamo verso tecnologie raffinate”. Fortunatamente in Italia l’uso del carbone (il combustibile fossile più impattante in termini di inquinamento) è sempre più contenuto. Per quanto riguarda il petrolio ed il gas, attualmente queste sono le materie prime dalle quali si ricava il 90% dell’energia necessaria a fare andare avanti il pianeta. Anche volendo non si possono eliminare con un colpo di bacchetta magica senza aver prima trovato una alternativa, o meglio un pacchetto di fonti alternative di energia rinnovabile, in grado di sostituirli.

Si prosegue con “le stampanti 3D che metteranno assolutamente in crisi la vecchia e utopica industria pesante.” Veramente le stampanti 3D hanno una funzione diversa. C’è chi, come la Rolls Royce, già stampa con tecniche 3D i motori degli aerei, ma – seppure con una tecnica innovativa – li produce in alluminio, acciaio ed altre leghe, come al solito.

(Prima parte di un’analisi sul programma energetico proposto da Beppe Grillo)

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