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La tregua in Siria inizierà stanotte

idlib

È stato il presidente russo Vladimir Putin a confermare direttamente, ne parla l’agenzia statale Tass, che dalla mezzanotte tra giovedì e venerdì (le 23 in Italia) inizierà in Siria una nuova “fragile” tregua che si estenderà su tutto il territorio nazionale. La notizia era stata anticipata mercoledì dall’agenzia stampa turca Anadolu: sarà la Turchia infatti a far da garante per rispettare i termini di cessate il fuoco sottoscritti da parte dei ribelli, mentre il governo russo sarà il cane da guardia del regime (insieme all’Iran). Questo schema è per certi versi una garanzia, perché se dovessero esserci violazioni sia i ribelli che il governo potrebbero subire ritorsioni dai propri partner principali e rischiare un sorta di isolamento (economico, militare, politico e diplomatico). Resta comunque da verificarne l’efficacia, e il New York Times fa già notare che non è ben chiaro chi abbia firmato per nome dei ribelli. È previsto che restino aperti alcuni fronti contro gruppi considerati entità terroristiche — sarà messo in tregua però quello di Eastern Ghouta, sobborgo di Damasco che da anni i governativi cercano di strappare ai ribelli, e che precedentemente sembrava dovesse esserne escluso comunque.

Tre i termini principali del documento di tregua firmato da opposizioni e regime: il cessate il fuoco tout court, il pacchetto di misure per gestire questa tregua, e una dichiarazione di disponibilità ad avviare i colloqui di pace per la stabilizzazione della Siria. Quest’ultimo aspetto è molto interessante, perché significa che la pace attuale aprirà a una road map, che secondo il protocollo di intesa dovrebbe partire a metà gennaio con dei negoziati che avranno sede ad Astana, in Kazakistan. All’inizio parteciperanno soltanto Turchia, Russia e Siria – ma è probabile la presenza dell’Egitto –, poi verranno incluse anche Arabia Saudita, Iraq e Giordania, anche se sulla partecipazione dei sauditi Teheran ha alzato riserve (pesano i contrasti confessionali tra le due più grandi potenze mediorientali, e le posizioni dure di Riad contro Damasco). Per il momento ne resteranno fuori gli Stati Uniti (e l’Europa e l’Onu), ma Mosca ha annunciato che Washington potrà prenderne parte non appena il nuovo presidente Donald Trump si sarà insediato.

Putin ha anche annunciato che il cessate il fuoco e il successivo percorso politico di rappacificazione comporterà la riduzione dell’impegno militare russo in Siria. Mercoledì la Reuters ha pubblicato una notizia ricevuta da una fonte che ha avuto modo di vedere il piano in discussione tra Turchia, Russia e Iran per il futuro siriano, che prevede la divisione dello stato in aree di influenza (mantenendo aperto lo scontro con lo Stato islamico e con altri gruppi considerati terroristici).

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