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Tutti gli sbuffi dei piccoli soci Mps su aumento di capitale e non solo

Marco Morelli

All’indomani del via libera dei soci alla ricapitalizzazione da 5 miliardi di Mps, emergono gli attriti dei piccoli azionisti della banca senese, che nel corso dell’assemblea del 24 novembre hanno detto la loro su alcuni punti chiave del’ordine del giorno. Quali?

LA QUESTIONE DEL RAGGRUPPAMENTO DELLE AZIONI

Una delle critiche più serrate da parte dei piccoli soci, riuniti nell’associazione Azione Mps, che aveva già espresso qualche dubbio sul piano e sulla conversione dei bond, ha riguardato l’operazione di raggruppamento delle azioni (con la quale si sostituiscono i titoli azionari con altri di valore nominale superiore allo scopo di ridurne il numero) che prevede 1 nuovo titolo per ogni 100 esistenti. E così 2,93 miliardi di azioni vengono trasformate in 29,3 milioni di titoli, ma dal prezzo maggiorato. Si tratta di un’operazione di razionalizzazione della struttura societaria, ma che ai piccoli azionisti non è andata giù.

PERCHE’ I PICCOLI AZIONISTI HANNO DETTO NO

“Questa proposta, anche se operazione aritmetica di apparente neutralità, (trattandosi di operazione aritmetica), ci vede contrari”, si legge nelle carte dell’associazione diffuse nel corso dell’assemblea. “I nostri associati, ricordando che i precedenti aumenti di capitale da 5 e 3 miliardi hanno entrambi visto operare un raggruppamento 1 a 20, temono che tale operazione aritmetica contribuisca a consentire ulteriori ribassi nel corso dell’azione, ormai a livello di penny stock (tutte quelle azioni che hanno un valore al di sotto una certa soglia, tipicamente 1 dollaro, ndr), allo scopo di allinearsi a quanto ricavabile in sede di aumento di capitale”. In altre parole “non serve a nulla e non impedirà al titolo di ricevere ulteriori bastonate”, spiega a Formiche.net Guido Antolini, vicepresidente di Azione Mps. Casomani “preferiremmo che il mercato moltiplicasse per 5 la quotazione, anziché un’operazione aritmetica che moltiplica il valore ma ne divide il numero”.

CONTARE DI PIU’

L’assise della scorsa settimana è stata anche l’occasione per porre l’attenzione su un’altra questione cara all’associazione. Quella cioè di avere un maggior peso e una migliore rappresentanza all’interno della banca. I piccoli azionisti hanno ricordato come già nel 2014 istituto e associazione avevano sottoscritto un protocollo volto a garantire “una sempre maggior partecipazione assembleare” pur nel riconoscimento “dei reciproci ruoli”. Che significa? L’associazione chiede un maggior coinvolgimento nelle decisioni del management, anche attraverso incontri periodici, oltre ad un’agevolazione del diritto di voto in assemblea riservato ai piccoli soci. Peccato però che dal 2014 “quel protocollo sia rimasto inapplicato” negando ai piccoli azionisti il peso richiesto, complice ovviamente il ricambio ai vertici. Pronta la replica del presidente uscente del Montepaschi, Massimo Tononi, il quale “si è rammaricato di non poter proseguire il dialogo avviato, un percorso che ritengo assolutamente positivo”, precisando tuttavia di “non dubitare che il cda possa attivarsi in tal senso”. Inutile dire che Azione MPS attende conferme.

IL GIALLO DEGLI AZIONISTI RETAIL

Ultima ma non meno importante questione, secondo i piccoli soci, quella della del capitale retail per gran parte assente. Nei giorni precedenti all’assise la banca senese si era concentrata sugli azionisti retail affinché si presentassero in assemblea e garantissero il quorum. Compito non facile vista una certa diffidenza dei risparmiatori verso il Monte. Il quorum è stato raggiunto, anche se, come emerge dalle carte di Azione Mps, il 78% del capitale era assente (bastava il 20%). Di qui la richiesta di chiarimenti al management da parte dell’associazione sul reale ammontare degli azionisti retail. Circa 150 mila risparmiatori rappresentativi del 55% del capitale di Mps. “Prendiamo atto”, ha spiegato Antolini, “che oggi il Monte è una vera public company, che deve necessariamente rispondere ad una sterminata platea di piccoli azionisti. E questo rinforza ancora una volta le nostre esigenze, e cioè mettere in campo una vera agevolazione del diritto di voto dei piccoli azionisti, tramite associazioni riconosciute ed autoregolamentate e attive sistematicamente e non episodicamente”.

LA TRANCHE JUNIOR DELLE SOFFERENZE

Un altro punto sensibile: l’assegnazione agli attuali azionisti della tranche junior della cartolarizzazione. Spiegano da Azione Mps. “L’operazione ci vede favorevoli, ed è necessaria per deconsolidare le sofferenze, come preteso dalle autorità”, aggiunge Antolini. “Non si è mai visto, però, che 150.000 azionisti non professionali ricevessero un prodotto di questa natura, anche se ‘regalato’. Chi garantisce che il processo di recupero non proceda sbrigativamente a coprire le tranche senior e mezzanine, a rischio più basso e sottoscritte da investitori istituzionali e dal Fondo Atlante? E’ necessaria trasparenza sulla gestione proprio perché il management del Monte dei Paschi non ne risponderà più.  I piccoli azionisti, hanno bisogno che qualcuno li rappresenti. E di questo cosa ne pensa la Consob?”.

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