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Cosa non capisco delle polemiche su Grillo e codici etici a 5 stelle

Difesa BEPPE GRILLO Generali

Le polemiche innescate dai proclami di Beppe Grillo su avvisi di garanzia e giuria popolare per giudicare l’informazione non mi appassionano più di tanto. Sortite estemporanee, prive di prospettiva politica, a evidenziare che il M5S non ha ancora una linea politica coerente, figlia di una cultura e di una cultura di governo. Sarebbe il caso che il movimento grillino iniziasse a misurarsi con il significato di partito e abbandonasse l’idea aleatoria di movimento. Nella prossima legislatura, se non è possibile in questa, sarà necessario porre mano all’art. 49 della Costituzione sulla organizzazione dei partiti politici, per uscire finalmente dagli equivoci.

La reazione poi rientrata, lo stracciarsi le vesti di Mentana, e di altri giornalisti in occasione delle dichiarazioni di Grillo sulla qualità dell’informazione appartengono più a un copione di una commedia teatrale che a un confronto politico alto e sobrio. È la dimostrazione che il tanto della politica più volte urlato in passato si è ridotto al niente della politica di oggi, in grado di fecondare solo discussioni asfittiche, inconcludenti, senza orizzonti sullo stato del Paese. Aprire con le esternazioni di Beppe Grillo per i giornali e per i mezzi di informazione è un ghiotto boccone, significa vendere di più, ma non aiuta a informare gli italiani sulla reale condizione che vive l’Italia in questi momenti di oggettiva difficoltà.

A quanti serve impiccarsi a cosa è la giuria popolare per sanzionare l’informazione o al significato di un “avviso di garanzia”, se sono avvertiti in modo molto più acuto problemi connessi con la propria condizione di benessere? Se questo deve continuare ad essere il livello pubblico della discussione politica si potrebbe anche affidare il governo a qualche buona società esperta in gestioni aziendali. Ciò che sconcerta di più è che PD e destra, scaturigini di vecchi partiti, beneficiari esclusivi della via giudiziaria al potere, con inusitata ipocrisia si sono buttati sulla preda Grillo per azzannarlo, ritenendo che attraverso la questione “avviso di garanzia” si possa distruggere la credibilità del leader e del M5S. Può essere anche vero, ma non pregiudizievole certo per il futuro del movimento.

Evocare l’ “avviso di garanzia” porta a quei maledetti anni che videro il governo di Giuliano Amato nel 1993 crollare letteralmente sotto il peso degli avvisi di garanzia a ministri e alti esponenti politici del pentapartito (DC, PSI, PSDI, PLI, PRI). Il percorso di quel governo fu caratterizzato dalla moltiplicazione degli avvisi di garanzia della magistratura, che dopo aver messo sotto processo esponenti politici periferici, prese di mira i leader dei partiti, degli enti di Stato e delle istituzioni. I ministri costretti a dimettersi furono sette senza dire dei drammatici fatti quali i suicidi di Gabriele Cagliari, Raul Gardini e Sergio Moroni. Fu colpo di Stato! Chiamatelo come volete: vero, apparente, simile ma fu colpo di Stato.

Sostenuto e chiesto a gran voce anche da chi aveva nella propria storia gulag e lager. Servì ignobilmente a spazzare via i partiti storici, commettendo il gravissimo errore di buttare via il bambino con l’acqua sporca, nel senso che si potevano sostituire le classi dirigenti e lasciare in vita i partiti con le loro culture, storie, tradizioni, organizzazioni. A beneficiarne successivamente della mutata condizione politica furono manco a farlo apposta gli eredi del Partito Comunista Italiano, del Movimento Sociale Italiano: gli stessi che soffiarono sul fuoco del giustizialismo giacobino.

E poi arrivarono le novità della Lega Nord, e di Forza Italia. Il PD, Fratelli d’Italia, Lega Nord e FI sono figli di quella storia e sanno bene come sono andate le cose, per cui fare oziosi ragionamenti sul giustizialismo o sul garantismo di Grillo, sulla coerenza o meno del M5S mi sembra quasi ridicolo, semplicemente perché il movimento di Grillo è figlio legittimo dello stesso giustizialismo di sinistra, di destra e leghista. E’ oltremodo avvilente e stucchevole continuare a confrontarsi, scontrarsi, opporsi su questioni giudiziarie, lasciando da parte visioni politiche concrete, culturali, sociali, di governo. E’ arrivato il tempo per occuparsene con fermezza e determinazione, se non ci si vuole trovare prima o poi impigliati in qualche trappola.

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