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Così in Danimarca le fonti fossili finanziano le rinnovabili

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L’obiettivo delle politiche energetiche occidentali oggi è la decarbonizzazione, la riduzione dell’impiego delle fonti fossili a favore delle rinnovabili per abbattere l’inquinamento atmosferico, come dicono anche i target dell’Unione europea che entro il 2050 vuole tagliare le emissioni di gas serra dell’80% rispetto ai livelli del 1990, passando per alcune tappe: -40% entro il 2030 e -60% nel 2040.

Si tratta dunque di obiettivi da raggiungere passo dopo passo con una fase intermedia di convivenza tra fonti fossili e rinnovabili, quel mix energetico diversificato di cui parla anche il World Energy Outlook 2016 dell’IEA. In Europa la Danimarca ha già intrapreso con determinazione la marcia verso un’economia completamente verde, ma senza dimenticare il suo settore petrolifero e, anzi, mettendo il secondo al servizio della prima, perché il massiccio sviluppo delle rinnovabili viene sostenuto anche tramite le royalties del petrolio.

IDROCARBURI E EOLICO A BRACCETTO

La Danimarca, meno di 6 milioni di abitanti sparsi su 43mila kmq, possiede riserve di idrocarburi accertate per circa 1.400 milioni di barili equivalenti, decisamente inferiori a quelle italiane (sono circa il 65% delle nostre riserve), ma con un livello di produzione di gas e petrolio del tutto simile alle quantità nazionali.

Alla fine degli anni ‘70 la produzione di idrocarburi in Danimarca contava solo poche migliaia di barili equivalenti; è poi cresciuta in modo costante fino agli inizi degli anni ‘90 e si è attestata attorno ai 200mila barili al giorno. Agli inizi degli anni 2000, la produzione di idrocarburi danese superava il mezzo milione di barili equivalenti/giorno ed è rimasta su quei valori per ulteriori dieci anni. Nello stesso tempo, però, la Danimarca ha sviluppato una notevole produzione di energia rinnovabile, soprattutto basata sull’eolico.

La strategia del governo danese è semplice: l’obiettivo di lungo termine è costruire un’economia verde al cento per cento, ma intanto si sfruttano le riserve petrolifere sia per ridurre le importazioni dall’estero (ottenendo risparmi economici e stabilità delle forniture) sia per aumentare la raccolta fiscale derivante dalle estrazioni fatte nel paese e contribuire allo sviluppo delle fonti rinnovabili.

LA CONVIVENZA POSSIBILE

Nel settore dell’energia green la Danimarca si è mossa presto. E’ dalla fine dagli Anni ‘70 che il paese ha iniziato a implementare una politica di transizione energetica investendo nelle fonti rinnovabili, in particolare nell’eolico. Oggi la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili in Danimarca supera il 30%. Oltre ai posti di lavoro generati dall’estrazione petrolifera che sono in buona parte stati preservati, il sostegno all’industria dell’eolico e del rinnovabile in generale ha creato nuovi posti di lavoro (20mila solo nell’eolico). Così oggi in Danimarca si trovano gruppi competitivi su scala globale sia nel settore petrolifero upstream (Maersk) che nell’eolico (Vestas).

La Danimarca ha una forte industria petrolifera: è stato il primo paese a trovare il petrolio nel Mare del Nord, è oggi l’unico paese dell’Ue che esporti petrolio e conta circa 600 aziende che lavorano nel suo settore oil & gas, tra produttori, fornitori e agenzie di consulenza o ricerca, come indica Offshoreenergy.dk Oil & Gas, la rete di innovazione danese per l’industria oil and gas offshore, finanziata dall’Agenzia per la scienza, la tecnologia e l’innovazione, parte del ministero dell’innovazione.

NEL 2050 ENERGIA SOLO GREEN

I dati ufficiali danesi indicano che agli inizi degli Anni ’70 le importazioni di petrolio coprivano il 92% della domanda interna di energia; a metà 2016, la rete elettrica era alimentata al 40% da fonti rinnovabili, e si dovrà raggiungere il 100% di generazione elettrica da rinnovabili per il 2035 e il 100% di utilizzo di energia green in tutti i settori economici per il 2050. La Danimarca intende anche ridurre le emissioni di gas serra del 40% entro il 2020 rispetto ai livelli del 1990, andando oltre i target Ue.

L’eolico è il settore di riferimento per l’economia green della Danimarca: l’obiettivo è arrivare ad alimentare il 50% del consumo di elettricità con le fattorie eoliche entro il 2020; nel 2015, si era già al 42%. L’eventuale energia extra prodotta dal vento viene esportata verso Svezia, Norvegia e Germania.

La Danimarca ha costruito la sua prima fattoria del vento nel 1991 e da allora ha installato altre fattorie offshore per una capacità eolica complessiva di 1.271 MW. A ciò si aggiungono 200 turbine eoliche onshore: a gennaio 2016 la capacità eolica totale era di 5.070 MW. Ora servono altri 1.000 MW offshore e 500MW nearshore per arrivare a generare dal vento metà dell’elettricità per uso domestico.

Per evitare ostracismi, il governo risarcisce i residenti per l’eventuale perdita di valore della proprietà a causa delle turbine eoliche e le comunità locali ricevono un compenso per megawatt-ora generato.

Fanno parte della strategia danese anche le misure per l’efficienza energetica e il coinvolgimento di tutti i settori industriali. La Danimarca è uno dei paesi più efficienti dell’Ue e dell’Ocse dal punto di vista energetico proprio perché sia a livello industriale che residenziale sono stati ottimizzati processi, attrezzature e edifici. La Danimarca sta lavorando così per ridurre il suo consumo energetico del 7% nel 2020 rispetto al 2010.

UN PERCORSO A TAPPE

I gruppi petroliferi presenti in Danimarca apprezzano questa strategia che, pur puntando sulla decarbonizzazione, non ha cancellato i combustibili fossili con un colpo di spugna. Il mix diversificato è una soluzione concretamente percorribile e evita di distruggere stabilità energetica e posti di lavoro.

Allo scorso 4th Oil and Gas Summit organizzato dall’associazione di settore Oil Gas Denmark, gli operatori hanno ribadito la rilevanza che ancora oggi ha l’industria petrolifera di Danimarca e Mare del Nord, pur nel riconoscimento del ruolo crescente delle rinnovabili e della necessità che il business dell’oil and gas sia perseguito in modo razionale e mirato verso specifici obiettivi.

Per ora le fonti alternative, pur fortemente sussidiate, non riescono a prendere del tutto il posto degli idrocarburi; anzi, la Danimarca ha recentemente dovuto ricominciare ad importare energia dai mercati esteri per soddisfare la domanda interna. Sicuramente la virata verso le rinnovabili richiede forti incentivi e una partecipazione convinta dell’intero tessuto industriale ed economico; in più la convivenza con gli idrocarburi non è priva di scossoni, ma il governo e Maersk continuano a trattare per salvaguardare futuri investimenti nel Mar del Nord danese e intanto l‘Agenzia danese dell’energia, che nel 2014 ha tracciato quattro scenari percorribili per realizzare un sistema energetico al 100% libero da fonti fossili per il 2050, conferma i suoi obiettivi. Non è facile, ma il paese è in marcia.

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