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Mario Suglia: Depackaging e Concept Strategico per valorizzare le aziende

Spesso si definisce un’organizzazione o un’azienda innovativa solo perché opera in settori nuovi, o considerati tali dai media. Ma è un errore perché anche in tanti settori ‘tradizionali’ ci sono aziende e organizzazioni che fanno innovazioni di processo, di prodotto o dell’offerta. E dietro a tutte queste innovazioni, ci sono donne e uomini che amano il proprio lavoro.

Persone che hanno fatto loro il proverbio africano “Chi vuole sul serio qualcosa trova una strada, gli altri una scusa” e che sanno che la vera innovazione è quella condivisa in grado di generare benessere per la collettività.
Quest’intervista fa parte della rubrica Innovatori pubblicata su www.robertorace.com. Uno spazio in cui proviamo a raccontare le storie degli Innovatori, a scoprirne modi di pensare, predilezioni e visioni del mondo. Cercando di capire meglio cosa ci riservano presente e futuro.

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“La tua azienda, icona di quale impresa?”. E’ questa domanda chiave che Mario Suglia si pone ogni volta che ha di fronte un imprenditore o un manager.

Dopo la laurea in Legge e la specializzazione in Filosofia del Diritto, Suglia ha esperienze di ricerca applicata in campo giuridico-economico e di management in aziende che operano nell’ambito dei beni culturali e il turismo e in aziende di comunicazione. Suglia parte dal presupposto che il Diritto genera l’Economia e la Cultura genera il Diritto, come tre facce di uno stesso diamante. Quindi, solo dove c’è fermento culturale positivo è possibile avere un diritto che orienta l’economia allo sviluppo.

Suglia nel 2012 lancia un programma che definisce “Depackaging Design”, ovvero “la decostruzione dell’oggetto osservato”, sia esso impresa, territorio, o altro. Fonda Nomos Value Research per mettere questo programma a disposizione di imprese e territori al fine di identificare per essi la loro vera essenza (la chiamerà Concept Strategico) e sulla base di questa strutturare un programma di valore e valorizzazione grazie alla progettazione e allo sviluppo di asset patrimoniali inscrivibili a bilancio (offrendo quindi servizi di strategy e advisory).

Fonda inoltre Depackaging Edition, la casa editrice che rappresenta l’ufficio studi di Nomos e il luogo di ricerca, sperimentazione, pubblicazione di libri, rapporto con l’arte e con esponenti di varie discipline.

Nel 2013, Suglia pubblica, insieme allo storico dell’arte Christian Caliandro, il volume “Depackaging. Un dialogo”.

D. Chi è un innovatore per te? Perché?

R. Un innovatore è colui che crea il nuovo avendo la capacità di vedere oltre il proprio tempo. È colui che crea “il mondo che non c’è”. Questo è possibile solo se si è in grado di avere un punto di vista “altro” rispetto al sistema e alle convenzioni della propria epoca. Ma innovatore è anche colui che, qualunque mestiere o studio faccia, vive il presente con positività e meraviglia non lasciandosi travolgere dalle “ombre della paura”.

D. Qual è l’innovazione che cambierà il mondo nei prossimi anni?

R. Non è mai una sola innovazione ad incidere sui cambiamenti, soprattutto se questi sono profondi, ma è sempre un insieme di “cose nuove”, in tutti i campi (dalla filosofia alla religione, dall’economia alla scienza e tecnologia) a cambiare la storia.

Se volessimo individuare un grande cambiamento che si sta verificando in questi tempi, e di cui pochi ancora ne parlano, è la moneta. Ci stiamo avviando verso un sistema in cui la moneta non sarà più coniata, nel senso classico del termine. Con l’avvento delle monete virtuali (ma è molto probabile che nascano anche altre forme di moneta e di scambio), stanno cambiando i sistemi economici, le forme di stato, le società, le relazioni in genere.

D. Qual è il ruolo di un leader in un’organizzazione?

R. Un leader è colui che ha un’idea chiara, forte e riconoscibile che gli permette di guidare un’organizzazione. Leader è colui che ha il coraggio di sognare e riesce a coinvolgere anche altri in questo sogno.

Per questo con Nomos, la società che ho fondato e che guido, ho creato un approccio che prevede sempre la definizione di un concept strategico (che restituisce il sogno all’imprenditore) prima di avviare qualunque tipo di cambiamento all’interno dell’impresa. Con un “perché” dell’impresa chiaro, l’imprenditore riesce a “portare verso l’alto” tutta l’organizzazione, chiamandola a “volare” con lui. E chi non è attratto dal “volo”, soprattutto se questo è concreto e porta vantaggi psicologici, economici e patrimoniali? Chi non seguirebbe l’imprenditore?

D. Una persona che ha lasciato il segno nella tua vita?

R. Tutti coloro che ho incontrato nella mia vita mi hanno lasciato un segno, nella maggior parte dei casi un segno positivo. Riguardo alla mia storia professionale, forse sono due le persone che mi hanno lasciato il segno più profondo: Francesco Toldonato e Antonio Romano. Grazie a Francesco ho riscoperto la meraviglia, e scoperto la capacità di guardare le cose anche da altri punti di vista che non sia quello convenzionale e scontato. Da Antonio ho imparato l’eleganza nel lavoro e il coraggio di sognare anche quando “le nuvole coprono il sole”.

D. La tua più grande paura/la tua più grande speranza?

R. Come già detto, un innovatore non può avere paura. Può esserci preoccupazione, è vero, ma questa è data solo dalla responsabilità verso il presente. Un esempio: negli ultimi otto anni la parola che è stata più spesa per indicare la situazione economica è “crisi”. Crisi però rimanda al solo deterioramento di un modello, mentre uno nuovo comincia a delinearsi. La parola crisi in questo caso è limitativa, negativa e non dà alcuna speranza. Un innovatore non può, dunque, parlare di crisi ma deve parlare di “cambiamento”. Lo deve studiare, lo deve interpretare e ne deve cogliere le opportunità.

Speranza per me invece significa vivere ogni giorno un nuovo presente, perché presente è dono.

D. Il tuo progetto di lavoro attuale e quello futuro.

R. Nomos nasce con l’obiettivo di costruire programmi di valore e di valorizzazione per le imprese. Parlo appositamente di programma e non di progetto perché il secondo, per definizione e per etimologia, è limitato nel tempo e nello spazio ed è una proiezione al futuro, e il futuro, come mi diceva Francesco, “è un’invenzione”.

Programma invece significa soppesare, articolare i pesi. Per generare valore e essere in un processo di valorizzazione è necessario che ci sia bilancio, che ogni azione e oggetto immaginato e realizzato sia soppesato e ci sia perfetto equilibrio tra ciascuno di essi.

D. La cosa che più ti fa emozionare e quella che ti fa più arrabbiare

R. Alzare lo sguardo e contemplare le stelle, meravigliandomi tutte le volte della bellezza che avvolge questo nostro mondo. Aristotele scrive, all’inizio della Metafisica, che “gli uomini hanno cominciato a filosofare a causa della meraviglia”. L’uomo è l’unico animale eretto e sapiente perché, alzando lo sguardo e guardando la volta celeste, ne riconosce tutta la bellezza e ne rimane meravigliato. Da allora, l’uomo genererà sempre cose nuove, quelle che noi oggi chiamiamo innovazione.  Ciò che più mi emoziona, dunque, è la meraviglia, ovvero la capacità di contemplare la bellezza e di farcene stupire.

Mi arrabbio tutte le volte che perdo questa capacità, tutte le volte che alzando lo sguardo o guardando negli occhi chi mi sta di fronte non vedo la bellezza….

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