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Cosa chiede Ivass a Allianz, Assicurazioni Generali e Unipol

Anche quest’anno l’Ivass invita le compagnie di assicurazione ad essere morigerate nella distribuzione dei dividendi. Lo aveva già fatto in passato e l’operazione di moral suasion ha dimostrato in più di qualche caso di essere efficace. Al punto che all’istituto di controllo del settore assicurativo guidato da Salvatore Rossi (nella foto) hanno deciso di replicare anche in vista della chiusura imminente dei conti 2016. Tra l’altro con una novità importante rispetto agli ultimi anni. Perché questa volta la stretta è più incisiva e l’Ivass non si limita a chiedere alle compagnie di essere prudenti nella distribuzione dei dividendi ma frena anche nella distribuzione di «altri elementi patrimoniali», come si legge nella lettera firmata dal governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, che presiede il direttorio integrato (composto di membri di entrambi gli istituti). In pratica l’invito alle imprese è essere caute non solo nella cedola da staccare agli azionisti attingendo all’utile raggiunto nel 2016, ma anche nel mettere un freno alla distribuzione delle riserve assicurative cresciute in questi ultimi anni grazie alle plusvalenze implicite di titoli di Stato. Certo per le assicurazioni la situazione di solvibilità finanziaria è decisamente migliore rispetto al sistema bancario.

L’ultimo stress test Eiopa di fine 2016 ha dimostrato che il sistema assicurativo italiano nel suo complesso è solido e in alcuni casi è in grado di resistere meglio di altri Paesi a nuove possibili tensioni finanziarie. Ma l’entrata in vigore del regime di Solvency II, partito l’1 gennaio dello scorso anno, è avvenuto in un contesto di crescita economica insoddisfacente, cui si sono aggiunti bassi tassi d’interesse, ai minimi storici, oltre a tensioni sui mercati finanziari. Insomma, un cocktail rischioso, che obbliga alla prudenza. Anche perché il nuovo sistema, sensibile ai fattori di rischio espressi dal mercato, «ha condotto a una accresciuta variabilità dei valori su cui si misura la solvibilità delle imprese e dei gruppi assicurativi», osservano dall’Ivass.

In pratica Solvency II è un indice decisamente più volatile rispetto a quello di Solvency I vigente fino a fine 2015. «Come abbiamo già raccomandato durante la fase preparatoria al nuovo regime, le imprese, in vista della chiusura dei conti 2016, dovranno adottare politiche improntate alla massima prudenza nella distribuzione dei dividendi e di altri elementi patrimoniali», dichiarano da Ivass, ma anche «nella corresponsione della componente variabile della remunerazione agli esponenti aziendali». Insomma, un doppio monito diretto a due controparti che possono avere interessi contrapposti. Da una parte l’invito agli azionisti a non essere troppo esigenti nel pretendere dividendi dai manager (e questi ultimi con la lettera dell’Ivass possono avere una carta in più per frenare appetiti eccessivi).

Dall’altra agli stessi soci, che non devono eccedere su premi e remunerazioni variabili per i top manager, che potrebbero così guardare più ai risultati di breve termine che alla solidità nel tempo dell’impresa. «Le politiche, fermo restando il rispetto dei requisiti patrimoniali obbligatori, dovranno essere mirate alla conservazione nel continuo», puntualizzano all’Ivass, «a livello sia individuale sia consolidato, di un livello di solvibilità attuale e prospettica coerente con il complesso dei rischi assunti dall’impresa».

(Articolo pubblicato su MF/Milano Finanza, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)

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