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Generali, la guerra totale Intesa Sanpaolo-Mediobanca e l’arrocco di Donnet contro Messina

Di Michele Arnese e Maria Benvenuto
Carlo Messina intesa sanpaolo

E’ partita ufficialmente la battaglia intorno alle Assicurazioni Generali. I due contendenti, ancora una volta, sono Intesa Sanpaolo, guidata da Carlo Messina (nella foto), e Mediobanca, capitanata da Alberto Nagel e socia di riferimento del gruppo triestino con poco più del 13 per cento. E sulle voci di un progetto di scalata di Intesa sul Leone di Trieste, il gruppo assicurativo capitanato dall’ad, Philippe Donnet, risponde con un arrocco anti Intesa. Vediamo dettagli, commenti e scenari, con le vere mire di Intesa che ha confermato oggi con un comunicato le indiscrezioni dei giorni scorsi.

IL PASSATO

“Ancora una volta”, si diceva, perché scontri simili erano più o meno all’ordine dei giorni ai tempi in cui Intesa, o meglio, il Nuovo Banco Ambrosiano guidato da Giovanni Bazoli, battagliava (e si spartiva i poteri) con il numero uno di Mediobanca, Enrico Cuccia. Ai nostri giorni, un anticipo, a ben vedere piuttosto esemplificativo, di questa contrapposizione tornata ai massimi storici si era visto nella battaglia partita la scorsa primavera su Rcs, il gruppo che edita tra gli altri il Corriere della Sera. La guerra è stata vinta in estate dal tandem Urbano Cairo-Intesa. Mentre Mediobanca, Andrea Bonomi, Diego Della Valle, Pirelli e Unipol hanno invece dovuto soccombere.

IL PRESENTE

Oggi il terreno di scontro si è spostato sulle Generali, da sempre principale salotto della finanza italiana, snodo cruciale di tutte le grandi manovre anche sistemiche (basti pensare a Telecom Italia ed Alitalia, nel passato, e in questi mesi il fondo Atlante). Inoltre, non va dimenticato che il gruppo assicurativo custodisce nel proprio portafoglio qualcosa come 70 miliardi di titoli di Stato italiani, il che spiega il ruolo strategico, e per certi versi anche “politico”, della compagnia. Ebbene, nel fine settimana, la Stampa aveva riferito di un possibile interesse della banca di Ca’ de Sass guidata da Messina sulle Generali e di una possibile mossa “a tenaglia” con la tedesca Allianz. Sempre nel weekend, però, Il Fatto Quotidiano aveva raccontato di come stia per lasciare il gruppo il direttore generale, Alberto Minali, a seguito delle tensioni con l’ad francese del Leone, Philippe Donnet. La decisione di silurare l’ad, secondo il Fatto, sarebbe riconducibile a Mediobanca. Minali non avrebbe condiviso le ultime scelte industriali di Donnet, tanto meno quella andata in onda ieri, dicono rumors finanziari. E oggi a difesa di Minali si espone l’ex Bankitalia, Angelo De Mattia, in passato vicino ad Antonio Fazio e più di recente a Cesare Geronzi, con un tosto commento sul quotidiano Mf/Milano Finanza.

LA MOSSA DIFENSIVA

Fino a che non si arriva alla sera di lunedì 23 gennaio, quando si scopre che Generali ha acquisito i diritti di voto su 505 milioni di azioni di Intesa Sanpaolo pari al 3,01% del capitale, per un investimento di circa 1,2 miliardi, attraverso un’operazione di prestito titoli. Insomma, nel weekend si ipotizzava che Intesa fosse in movimento su Trieste e invece è stato il gruppo assicurativo a salire al 3% della banca. La mossa, fin da subito, viene considerata in chiave difensiva, stile-arrocco, dunque anti-scalate. Il motivo è semplice: in questo modo, scatta la regola delle partecipazioni incrociate tra società quotate. Il limite, secondo la legge Draghi, è al 3% dei diritti di voto, senza contare che entro dodici mesi si deve vendere la quota eccedente. Questo significa, quindi, che, avendo comprato il 3% di Intesa, Generali ha bloccato una eventuale mossa della banca su di sé al 3% dei diritti di voto. E questo significa, soprattutto, che il gruppo del Leone ha reputato più che concreta la possibilità di finire bersaglio di Intesa.

E ORA CHE SUCCEDERA’?

A ogni modo, si direbbe che le Generali, in asse con l’azionista di riferimento Mediobanca, siano riuscite a bloccare l’operazione di Intesa. La banca sembra avere a questo punto le armi spuntate. Ma che potrebbe succedere? Se davvero c’è di mezzo Allianz, la parola potrebbe passare al gruppo assicurativo tedesco. In questo caso, capitalizzando Allianz 72 miliardi contro i nemmeno 40 di Intesa, diventerebbe più oneroso per Generali e Mediobanca comprarne il 3% per bloccarla. C’è comunque un modo attraverso cui la banca guidata da Messina potrebbe comunque muovere su Trieste nonostante la regola delle partecipazioni incrociate: lanciando un’offerta pubblica di acquisto su almeno il 60% del Leone. Allora sì che sarebbe guerra vera.

LE MIRE FRANCESI

Le ultime mosse hanno una ragione: da mesi si parla di un forte interesse della francese Axa per Trieste, puntualmente smentito per le vie ufficiose e per le vie ufficiali da Donnet. Ma la liason italo-francese avrebbe allertato Intesa Sanpaolo, che anche a difesa della italianità parrebbe aver studiato la creazione di un supermercato finanziario che venda polizze, fondi, mutui e conto correnti ai risparmiatori; mentre altri addetti ai lavori smentiscono che ci sia un interesse per le polizze, in questo caso sul comparto assicurativo del Leone ci sarebbero le attenzioni dei tedeschi di Allianz che opererebbero in sintonia con Intesa. Ma il lavorìo di Intesa piace pochissimo, anzi per niente, a Mediobanca.

LA CONTROMOSSA DI INTESA

La banca guidata da Messina, che lavora con lo studio legale Pedersoli al progetto, “pensa a un’offerta carta contro carta, e avrebbe il conforto di Allianz come compratore marginale disposto a rilevare parte delle attività che potrebbero rivelarsi eccedenti rispetto alle soglie poste dall’Antitrust”, scrive oggi Repubblica. Di certo – aggiunge Andrea Greco – nel risparmio gestito dove Trieste è forte con Banca Generali, e nel ramo vita (dove Intesa-Sanpaolo è leader con Fideuram) ci saranno quote da vendere; e anche Generali France potrebbe essere una pedina di scambio preziosa, dato che Allianz è debole Oltralpe. Andrebbe a insidiare proprio Axa, leader a casa propria ma anche in Europa, insieme ai bavaresi e a Generali, terza forza che un tempo le tallonava ma nonostante la ristrutturazione iniziata nel 2012 è stata distanziata come valore di Borsa e redditività”. Sullo sfondo, restano le preoccupazioni di sistema da parte di Intesa, anche dopo l’acquisizione del risparmio gestito di Pioneer di Unicredit da parte dei francesi di Amundi. Per non parlare delle mire della transalpina Vivendi su Mediaset e sull’operazione Luxottica-Essilor che in Francia è vista come una nuova acquisizione francese, nonostante le rassicurazioni del patron Leonardo Del Vecchio all’Italia.

I PROGETTI DI MESSINA

Anche il Corriere della Sera accredita l’ipotesi che la mossa di Intesa su Generali sarebbe più mirata al risparmio gestito che al comparto assicurativo: “Con Generali, posto che questa sia l’idea di Ca’ de Sass, o almeno una parte di esse, il valore delle masse amministrate e gestite supererebbe gli 800 miliardi di euro. Meno interessante – scrive Paola Pica – sarebbe per la banca il settore delle polizze vita dove ricopre la leadership di mercato in Italia. Ma un progetto di questa portata, secondo le analisi, non sarebbe gestibile attraverso la politica delle piccole quote ma si potrebbe realizzare soltanto ragionando sulla quota di maggioranza delle Generali”. Progetti, quelli della banca milanese, ben visti dal Sole 24 Ore: il quotidiano di Confindustria ha elogiato i progetti dell’istituto capitanato da Messina. D’altronde i pensieri e le opere “sistemiche” di Intesa sono note da tempo agli addetti ai lavori: in questo articolo odierno di Formiche.net si rammentano le più recenti sortite del mondo Intesa su Generali, italianità, imprese strategiche e pure le bacchettate alla Vigilanza Bce che favorirebbe – secondo i vertici del gruppo creditizio – le banche francesi e tedesche a scapito di quelle italiane.

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