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La difficile strada della ricerca scientifica nella medicina Italiana

Mario stirpe, ricerca scientifica, ricerca

L’importanza della ricerca scientifica per lo sviluppo culturale e sociale di una nazione non è stata sufficientemente compresa dalle competenti autorità politiche e amministrative del nostro Paese e conseguentemente dall’opinione pubblica che non è mai stata sufficientemente sensibilizzata. L’Italia risulta essere tra i Paesi europei nelle posizioni più arretrate per quanto riguarda la percentuale del Prodotto interno lordo (Pil) investito nella ricerca scientifica. Questo investimento a medio e lungo termine, coinvolgendo i vari campi del sapere, non mancherebbe di fornire brillanti risultati se i programmi di ricerca fossero giustamente e sapientemente finalizzati.

L’esperienza ha dimostrato che non può esservi progresso in una società se non vi è ricerca scientifica. È vero che ogni nazione può avvalersi dei risultati ottenuti da altri Paesi, ma questo atteggiamento di sapore parassitario ha un prezzo elevatissimo ed è motivo di giudizi squalificanti da parte delle altre comunità. Il denaro che non viene investito in ricerca sarà poi necessariamente speso in misura molto maggiore per l’acquisto di brevetti o per l’importazione di strumenti, metodiche, e altro risultato della ricerca altrui.

Per realizzare una pubblicazione scientifica degna di tal nome, occorrono alcuni ingredienti essenziali: i cervelli per pensare, le motivazioni e non ultimi i mezzi finanziari. Senza l’opportuna disponibilità finanziaria qualsiasi idea, anche se geniale, rimane solo un protocollo di ricerca che non verrà mai utilizzato.

In Italia i cervelli non mancano, ma quando un giovane ricercatore ha idee e prova un’intensa motivazione per realizzarle è costretto a rivolgersi a chi gli fornisce i mezzi per realizzare i suoi progetti. È inutile ripetere che molto spesso tali mezzi vengono forniti oltre gli italici confini, e così il nostro Paese continua a perdere gli elementi che avrebbero dovuto rinnovare la struttura portante dello Stato. Non è possibile infatti condurre una seria indagine scientifica senza un’adeguata disponibilità economica. Gran parte dei protocolli di ricerca, specie se finalizzati a problematiche di natura bio-medica, necessitano di strumentazione costosa e in continua evoluzione, di personale tecnico, di laboratori, stabulari e altro il cui allestimento e la cui manutenzione richiedono una spesa consistente e spesso protratta nel tempo.

Nella erogazione dei finanziamenti lo Stato è da tempo molto carente, oltre che per l’entità delle somme destinate soprattutto per le modalità con cui queste vengono distribuite. Per mantenere il bilancio le Università, dalle quali dovrebbe provenire gran parte della ricerca scientifica, sono spesso deviate verso un’attività di carattere eminentemente ospedaliera.

Nelle materie mediche in Italia vi è un numero limitato di istituti controllato dal ministero della Salute: gli IRCCS alcuni dei quali di diritto privato. Gli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (IRCCS) adempiono a funzioni del tutto peculiari nell’ambito del Sistema sanitario nazionale in quanto identificano nel malato un soggetto da curare, ma nel contempo da sottoporre a studi e indagini di carattere squisitamente scientifico. La stessa ricerca di base deve avere una finalità “traslazionale”, cioè propedeutica alla soluzione del problema clinico-terapeutico del paziente. L’IRCCS Fondazione Bietti da me presieduto è tra questi ed è dedicato alla ricerca e allo studio delle patologie oculari e fra queste predilige quelle che provocano i danni più devastanti e che costituiscono pertanto un problema di rilevanza socio-economico.

L’IRCCS Fondazione Bietti ONLUS rappresenta un esempio di eccellenza non solo di tipo scientifico e clinico, per la sua attività nel settore dell’oftalmologia, ma anche di tipo gestionale per il modello di integrazione con il Servizio sanitario nazionale. In seguito a un accordo raggiunto con l’azienda ospedaliera San Giovanni Addolorata la Fondazione ha investito, nel corso di questi anni, presso l’Ospedale Britannico una ingente quantità di risorse economiche per lo sviluppo e il mantenimento delle attività a totale favore del Servizio sanitario regionale. L’importante contributo economico finanziario è stato possibile grazie alla notevole capacità di attrazione di capitali privati da parte della Fondazione Bietti per il riconoscimento della sua attività scientifica oltre che assistenziale. In tale contesto l’unione con la Fondazione Roma presieduta dal professor avvocato Emmanuele Emanuele, oggi presidente onorario della Fondazione Bietti stessa, è risultata elemento determinante per l’espansione dell’Istituto. La Fondazione Roma ha sostenuto tutte le attività sia di tipo scientifico sia assistenziale dell’IRCCS Fondazione Bietti dotandolo di un patrimonio strumentale non secondo a quello dei più importanti istituti internazionali.

L’organizzazione strutturale della Fondazione Roma grazie alla quale, con opportune scelte, vengono supportate in maniera continuativa attività nel campo dell’arte, della ricerca e dell’assistenza costituisce un modello adottato in maniera diversa da istituzioni, non molte, di diritto privato localizzate per lo più nell’Italia del nord. È questa la chiave di comprensione della preponderante presenza degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico proprio in questa parte dell’Italia che rimane maggiormente privilegiata.

Dopo tante esperienze sarebbe illusorio pensare a un ravvedimento dello Stato, ma sarebbe almeno augurabile che lo Stato stesso rendesse meno difficili le meritorie attività non lucrative oggi spesso ostacolate da una burocrazia divenuta frequentemente ostativa.

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