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Cosa farà Poste Italiane con la grana dei fondi immobiliari

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La promessa di rimborsare i clienti sottoscrittori dei quattro fondi immobiliari promossi tra il 2003 e il 2005, i cui rendimenti sono crollati nel tempo, potrebbe non essere bastata a Poste Italiane per allontanare da sé polemiche pericolose per il titolo in Borsa. Meglio provare ad agire anche sul Parlamento, rassicurando i deputati delle commissioni Finanze e Trasporti, che nei giorni scorsi hanno sollecitato un chiarimento all’amministratore delegato del gruppo, Francesco Caio. Ascoltato ieri al quinto piano di Montecitorio, in commissione Trasporti. Obiettivo, capire come e perché decine di migliaia di risparmiatori siano rimasti col cerino in mano, ovvero con un rendimento fino al 60% in meno di quello originario previsto dai fondi collocati.

L’ESTATE DEI FONDI IMMOBILIARI

Tutto parte nell’estate del 2003, quando viene collocato da Poste il primo fondo, Irs (Invest real security), con la possibilità di sottoscrivere delle quote a un valore di 2.500 euro. Nel complesso furono raccolti 850 milioni di euro spalmati in 340 mila quote. Erano i tempi in cui il mattone andava a gonfie vele e investire nell’immobiliare sembrava la cosa più sicura al mondo. Eppure, nel tempo qualcosa è andato storto. Fino a quel 31 dicembre del 2016, quando la sgr che ha gestito il fondo (InvestiRE), ha comunicato la chiusura del medesimo e spiegando ai risparmiatori che le quote da 2.500 euro si erano pressocché volatilizzate: la società ha infatti spiegato che distribuirà agli investitori appena 390 euro. In altre parole, i tanti sottoscrittori della prima ora si sono ritrovati con il capitale più che dimezzato (-57%). In 13 anni, le quote iniziali (2.500 euro) sono precipitate a poco più di mille euro. Un situazione che i è ripresentata anche per il altri tre fondi collocati nel medesimo periodo, ovvero Obelisco (quest’ultimo in scadenza nel 2018, sottoscritto da 22 mila risparmiatori e gestito dalla medesima InvestRe, del gruppo FinnatEuropa Immobiliare 1, Alpha.

PERCHE’ I FONDI HANNO FATTO FLOP

Che cosa è successo? A pesare sulla pessima performance è stato il crollo del mercato immobiliare su cui investivano i fondi. Il mattone ha iniziato a scendere già pochi anni dopo l’emissione del primo fondo, nel 2007, e da allora non si è più risollevato. Con il tonfo sono andati in fumo anche i risparmi di molti correntisti di Poste che pensavano di aver preso parte, senza tanti rischi, agli investimenti in immobili di pregio e centri commerciali. I fondi raccolgono infatti i capitali dai risparmiatori e comprano edifici per ristrutturarli e affittarli o rivenderli. Ma il crollo del settore ha reso ben poco redditizio il principale ambito d’azione dei fondi, lasciando quegli edifici invenduti o prossimi alla svendita. Tanto che alla fine i gestori hanno dato un taglio netto alle valorizzazioni degli immobili, ma solo con la scadenza ormai alle porte per incassare fino all’ultimo maggiori commissioni.

POSTE, LEZIONE IMPARATA?

Fatto il danno, Poste ha dovuto correre ai ripari. Garantendo ristori ai titolari di quote dei fondi, in contanti ma anche sotto forma di polizze vita della durata di 5 anni. Ma prima il gruppo ha dovuto far capire una cosa. Ovvero di aver imparato la lezione. Le scelte di prodotti di investimento come i fondi che presentano una componente di rischio “verranno fatte solo e soltanto da persone consapevoli del rischio”, ha assicurato Caio, chiarendo tuttavia un concetto: “Perché ci sia un rendimento negli investimenti finanziari serve una componente di rischio perché senza questa componente di rischio la prospettiva di rendimento oggi e per gli anni a venire è molto marginale”. In altre parole, più informazione per “alfabetizzare” chi decide di investire in tali strumenti e dunque vendere tali prodotti solo a clienti preparati, in grado di decidere se accollarsi o meno qualche rischio. “Se qualcuno vuole guadagnare deve prendersi qualche rischio: chi ha tanti soldi può andare dal private banker che organizza il portafoglio per avere un 3 o 4 %. Chi non ha soldi è da solo a decidere se tenere i soldi fermi ma garantiti o rischiare”.

CHE COSA FARA’ POSTE CON GLI ALTRI FONDI?

Resta da capire che cosa farà ora Poste in vista della scadenza delle altre tre operazioni messe in piedi? Caio ha dribblato la questione, limitandosi a dare solo qualche indicazione di circostanza.”Per questi altri strumenti monitoriamo l’andamento, ma per ora ci concentriamo su Irs. Abbiamo vincoli ad agire solo quando avremo la contezza normativa e contabile sull’andamento delle quote: ogni iniziativa potrà esser messa in campo solo quando avverrà il delisting dei fondi”. Gli indennizzi dovrebbero costare fra 50 e 80 milioni di euro per il solo Irs mentre per gli altri le cifre sono ancora ballerine. L’unica certezza sono le scadenze: quest’anno (Europa Immobiliare 1), 2018 (Obelisco) e 2030 (Alpha).

L’ATTACCO DEI CINQUE STELLE

“Non siamo assolutamente soddisfatti di quanto detto da Caio”, ha detto a Formiche.net Arianna Spessotto, deputata grillina della commissione Trasporti. “L’azienda è stata vaga su come gestire le scadenze degli altri fondi, e soprattutto da dove prendere le risorse per indennizzare i risparmiatori”. “Chi ha venduto questi prodotti ha ricevuto dei premi magari. E l’azienda lo sapeva? Dovrebbero fare luce e capire cosa hanno fatto i propri promotori finanziari. E invece non ci hanno detto un bel nulla”, ha concluso la parlamentare.

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