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Unicredit, ecco gli slalom di Mustier fra soci, fondi e Bce

Unicredit pagherà nell’ultimo trimestre 2016 il prezzo della pulizia del bilancio in tema di crediti deteriorati. La banca prevede una perdita di 11,8 miliardi nel bilancio 2016, che sarà la conseguenza di poste non ricorrenti per 12,2 miliardi e 1 miliardo di altre svalutazioni una tantum (per Atlante, Dta e Fondo di risoluzione).

I RISULTATI E IL CDA

È quanto emerso ieri nel cda della banca, che ha esaminato i risultati preliminari dell’anno scorso, nel giorno in cui è stato anche pubblicato il documento di registrazione (approvato da Consob) in vista dell’aumento di capitale da 13 miliardi. Ieri il titolo a Piazza Affari ha perso il 5,45% a 26,2 euro, con scambi per quasi il 2% del capitale.

I PROGETTI DI MUSTIER

Per effetto delle maxi-svalutazioni e dello “sfasamento temporale” tra chiusura del bilancio 2016 e aumento di capitale a inizio 2017, il Cet1 al 31 dicembre 2016 non sarà in linea per circa il 2% con il requisito di capitale Srep, pari complessivamente al 10,005% (includendo il buffer anticiclico e per le banche sistemiche). Il rafforzamento patrimoniale riporterà gli indici di capitale oltre le richieste Bce e sopra le soglie che consentono di distribuire dividendi, cedole sui titoli Additional Tier 1 (AT1) e bonus (secondo la disciplina dell’Amd o Ammontare massimo distribuibile). Non a caso l’aumento, che dovrebbe partire il 6 febbraio, si concluderà in ogni caso prima del 10 marzo, quando è previsto il pagamento della cedola di un bond AT1.

I TEMPI DELL’AUMENTO DI CAPITALE

Domani un nuovo cda dovrebbe indicare il prezzo delle azioni: gli analisti stimano uno sconto del 30-40% sul Terp, il prezzo teorico dopo lo stacco del diritto di opzione. Al netto di spese e commissioni per 500 milioni, la banca avrà nuove risorse patrimoniali per 12,5 miliardi. L’aumento di capitale, che scatterà con ogni probabilità il 6 febbraio, è garantito da un consorzio di banche, che si sono impegnate a rilevare le azioni eventualmente non sottoscritte, secondo condizioni in linea con la prassi di mercato. Tecnicamente le banche si sono accordate per un pre-underwriting agreement: l’intesa è stata cioè già raggiunta sui volumi, resta da fissare il prezzo.

LE PAROLE DI MUSTIER

L’obiettivo di capitale Cet1 ratio è stato confermato “al di sopra del 12,5% nel 2019, in linea con la guidance comunicata durante il Capital Markets Day, in quanto la maggior parte degli impatti delle citate poste non ricorrenti erano già inclusi nei target”, ha fatto sapere ieri la banca guidata dal ceo, Jean Pierre Mustier (nella foto). Il documento di registrazione ha rilevato che se l’aumento di capitale non andasse in porto ci sarebbero “significativi impatti negativi” sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria del gruppo “fino a compromettere la sussistenza dei presupposti per la continuità aziendale”.

GLI SCENARI

Un’altra possibilità estrema considerata nel documento è quella della risoluzione, nel caso non fosse possibile ripristinare i requisiti patrimoniali, anche con altre misure straordinarie. Nessuno però immagina che queste situazioni possano effettivamente verificarsi, a maggior ragione considerando i riscontri positivi del mercato sull’operazione. Sono invece già state definite le misure per ridurre i crediti deteriorati e aumentare le coperture, dettagliate nei due progetti (Fino e Porto) che comportano buona parte delle svalutazioni per 12,2 miliardi.

GLI ACCORDI PER GLI NPL

Unicredit ha annunciato due accordi con Fortress e Pimco per la cessione di due portafogli di sofferenze per 17,7 miliardi (progetto Fino) e l’incremento delle coperture su sofferenze e inadempienze probabili. Il gruppo ha chiarito ieri che in assenza delle poste non ricorrenti, il risultato netto 2016 sarebbe stato positivo. Come altre banche italiane, Unicredit dovrà intanto presentare alla Bce entro il 28 febbraio una “strategia in materia di crediti deteriorati, supportata da un piano operativo per affrontare la tematica dell’elevato livello di crediti deteriorati”.

LE ISPEZIONI BCE

Nel documento di registrazione è scritto inoltre che, nell’ambito dello Srep, la Bce ha evidenziato aree di debolezza su rischi di credito, di liquidità, di tasso, di cambio e altre problematiche legate al funzionamento del cda, all’operatività in Russia e in Turchia e al persistere di un livello di profittabilità debole. Attualmente Unicredit è soggetta a quattro ispezioni da parte della Bce ed è in attesa di ricevere gli esiti della verifica ispettiva posta in essere da Francoforte relativa al rishcio di mercato.

IL NODO ATLANTE

Quanto alla partecipazione in Atlante, nel documento è stato precisato che Unicredit ha versato finora circa 504 milioni, a fronte di un impegno complessivo di 845 milioni. A questi si sono sommati 182 milioni nel quarto trimestre 2016, che hanno fatto scendere l’impegno per successivi versamenti a 159 milioni. Con riferimento ad Atlante 2, invece, Unicredit si è impegnata a sottoscrivere quote per 155 milioni, pari al 7,2% della dotazione complessiva di 2,155 miliardi.

(Articolo pubblicato su MF/Milano Finanza, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)

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