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Alessandra Marconato: il futuro? Ritornare all’Uomo

Spesso si definisce un’organizzazione o un’azienda innovativa solo perché opera in settori nuovi, o considerati tali dai media. Ma è un errore perché anche in tanti settori ‘tradizionali’ ci sono aziende e organizzazioni che fanno innovazioni di processo, di prodotto o dell’offerta. E dietro a tutte queste innovazioni, ci sono donne e uomini che amano il proprio lavoro.

Persone che hanno fatto loro il proverbio africano “Chi vuole sul serio qualcosa trova una strada, gli altri una scusa” e che sanno che la vera innovazione è quella condivisa in grado di generare benessere per la collettività.
Quest’intervista fa parte della rubrica Innovatori pubblicata su www.robertorace.com. Uno spazio in cui proviamo a raccontare le storie degli Innovatori, a scoprirne modi di pensare, predilezioni e visioni del mondo. Cercando di capire meglio cosa ci riservano presente e futuro.

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“Fai il meglio che puoi con ciò che hai”: è la frase che spesso ripete Alessandra Marconato. Coach e Formatore, Alessandra si è laureata in Filosofia e la filosofia rimane una delle sue passioni. E’ Project Leader di GrowD, progetto creato per supportare uomini e donne d’azienda e professionisti nello sviluppo delle soft skills, attraverso il coaching e la formazione esperienziale. Come coach e formatore ricerca nuove metodologie volte all’apprendimento e le applica in diversi contesti, per rendere i processi di apprendimento veloci, magari divertenti,e orientati ai risultati attesi.

D. Chi è un innovatore per te? Perché?
 
R.  L’innovatore è colui che ha visione del futuro e che sa guardare al passato e presente con occhi diversi. Molto spesso si proietta l’innovazione verso il tempo futuro. L’innovazione può partire anche da un esistente che non è stato ancora pienamente compreso nel suo potenziale e non sviluppato.

D. Qual è l’innovazione che cambierà il mondo nei prossimi anni?

R.  Più che “visione” per rispondere a questa domanda dovrei avere “veggenza”. Ho, però, una mia percezione del futuro che riguarda “l’essere umano”. Questo sembra, per molti versi, un tempo governato dalle macchine, in cui ci si dimentica spesso che la macchina è una creazione umana. C’è bisogno di investire nella ricchezza e nella profondità umana, che tanto ha creato, in termini di idee, teorie e bellezza.

D. Qual è il ruolo di un leader in un’organizzazione?

R.  Una volta mi è stato detto che il leader non ha eccellenze ma estensioni. Il ruolo del leader è quello di mettere altri nella condizione di dare il proprio massimo. Un leader libera il potere che è presente negli altri. Intendo per potere le possibilità e il potenziale.

D. Una persona che ha lasciato il segno nella tua vita?

R.  Nella mia vita professionale ho avuto la possibilità di incontrare molte persone che ricordo con grande piacere, per la loro profondità d’animo e, soprattutto, di pensiero.

D. La tua più grande paura/la tua più grande speranza?

R.  La mia più grande paura è legata alla “pochezza” di pensiero. L’innovazione passa attraverso il genio. E il genio non è altro che intuizione che si manifesta in pensieri, che sono poi pianificati in azioni. La mia speranza è che ritorni l’attenzione anche su un pensiero “speculativo” e non solo “applicativo”.

D. Il tuo progetto di lavoro attuale e quello futuro.

R. Al momento ne ho qualcuno per la testa … in essere, c’è GrowD: progetto che condivido con Nicola Corsano e che trova la sua ragione di esistere grazie al supporto e alla collaborazione di persone di valore, che sono i mate di GrowD. Nicola ed io lo definiamo un progetto di “nicchia”, perché cerchiamo di ideare e mettere in campo progetti con un taglio non convenzionale e che nascono dalle esigenze delle persone che incontriamo nella nostra vita lavorativa di tutti i giorni.

D. La cosa che più ti fa emozionare e quella che ti fa più arrabbiare

R. Difficilmente mi emoziono per qualcosa. Mi piace vedere i risultati che le persone ottengono attraverso i “giusti” percorsi di apprendimento, che siano essi di formazione o di coaching. Vedere le persone sorprese dai loro stessi risultati è, mi si passi il termine, esaltante. Quello che più mi ha arrabbiare è, invece, la mediocrità.

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