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Gomplotto!

Facciamo finta per un attimo di ragionare come ragiona (almeno pubblicamente) la maggior parte degli esponenti del M5S.

Grillo, con una manovra di forza e a sorpresa, esce dall’EFDD e fa votare “la base” per l’adesione all’ALDE. L’ALDE, che deve accettare il nuovo ingresso del M5S, vota contro, lasciando fuori dalla porta i “grillini”. Non pare evidente anche a voi che ci sia stato un gomplotto? Non è chiaro se siano state le elites neoliberali a gomplottare per tenere fuori i “grillini”; se abbiano gomplottato i falchi del M5S contro il loro leader; se il gomplotto tra Grillo e Verhofstadt sia stato smascherato e stroncato sul nascere; se la responsabilità del fallimento sia da attribuire a chi in realtà voleva screditare Verhofstadt come Presidente del gruppo ed il suo Rapporto. In ogni caso, questa storia puzza decisamente di gomplotto…

Noi però, che non ragioniamo in termini di complotti, pensiamo invece che l’accordo sia stato mal pensato e mal preparato, immaginato e portato avanti con eccessiva fretta, senza riflettere sulle conseguenze potenziali (decisamente dirompenti) di un matrimonio (per quanto d’interessi) del genere, tra visioni almeno apparentemente non solo lontane, ma contrapposte su punti cruciali del futuro dell’Unione Europea.

Nonostante le perplessità che anche ieri abbiamo segnalato sulla tenuta dell’accordo, crediamo che sia stata un’occasione persa. Ormai la questione è (apparentemente) chiusa. Resta però aperto il punto fondamentale: che intende fare Grillo sull’Europa?

Pensa di potersi accreditare come forza di governo indicando l’uscita dall’euro come un fattore di benessere e pace sociale? O pensa di lottare, magari insieme a Verhofstadt, per riformare l’intera governance economica e politica dell’Unione Europea in direzione di una genuina democrazia sovranazionale?

Pensa che l’Europa dei conflitti e degli interessi nazionali possa essere la risposta giusta ai bisogni dei propri elettori; o pensa piuttosto che la condivisione della sovranità, democraticamente legittimata ed efficiente, in settori strategici sia la risposta più adeguata dell’Europa in questo mondo del ventunesimo secolo?

Pensa che, per quanto più difficile rispetto al ritorno al passato, sia meglio riformare questa Europa in senso democratico?

Ha ragione Sergio Fabbrini: oggi la linea di demarcazione è tra difesa del sovranismo nazionale e lotta per una sovranità articolata su più livelli, per una democrazia sovranazionale che si accompagna alle democrazie nazionali come a quelle locali.

Finora Grillo e la sua “base” hanno tenuto rigorosamente la sponda sovranista nazionale. È un’idea storicamente destinata a perdere. Ma passare dalla parte opposta della barricata, iniziare a lottare per una democrazia sovranazionale, è un percorso che non può essere fatto saltando semplicemente un’asticella.

Occorre ragionare seriamente su che cosa non va di questa Europa, su cosa salvare e cosa mandare alle ortiche, come sfruttare al massimo le opportunità e gli spazi concessi dal Trattato di Lisbona, come scrivere un patto costituzionale assolutamente nuovo e rivoluzionario nel mondo e nella storia per tenere insieme individui e popoli diversi. E soprattutto occorre comunicare queste problematiche alla “base”, facendo capire che sono queste le domande alle quali occorre dare risposta per assicurarci che il nostro futuro non sia di marginalizzazione e di crisi perenne; che sono queste le domande che danno respiro di lungo periodo all’azione politica.

L’alleanza con l’ALDE è morta prima di iniziare, ma il significato politico della svolta di Grillo non può essere ignorato. È forse ora di dare un nuovo assetto, meno spontaneistico, alla classe dirigente di un partito che ha l’ambizione di vincere le elezioni nel proprio paese e cambiare l’Unione Europea.

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