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I fratelli Occhionero e la banalità del malware

petya

Tra i tanti aspetti misteriosi della spy story romana dei fratelli Occhionero, una certezza: quei due hanno poco della coppia criminale alla Diabolik ed Eva Kant. Fratello e sorella benestanti, noti a Roma per la assidua partecipazione ai party mondani, i due responsabili della “Centrale Informativa” non avrebbero mai usato le informazioni in loro possesso. Di certo, non hanno mai contattato nessuno dei loro “monitorati”. Non si sono resi responsabili di ricatti. Non avrebbero ceduto a terzi le informazioni in  loro possesso. E allora?

Viene da pensare alla banalità del male. Due figli di papà che si divertono a giocare agli 007 e comprano un server, nei vigilatissimi Stati Uniti (non in uno dei tanti off shore digitali, pure esistenti) e mandano mail, dal loro studio di Roma, firmate “Studio Legale”, con un malware annesso. Un trojan: un software malevolo, facilmente reperibile in rete, che arriva come allegato alla mail e si autoinstalla nel computer (e nel server di posta elettronica) di chi lo riceve.
Non occorre essere “Geni dell’informatica” per farlo, e infatti i due in questione non lo sono affatto. Lui si occupa di private banking, lei – da autentica figlia di papà – si dedica allo sport: fa running, rafting, vela. Due teste di legno di chissà cos’altro? Lo accerteranno le indagini. Due banali voyer della porta accanto, a mio parere. Due nouveaux riches annoiati che per giocare, inviano mail con un malware annesso. E sempre per vincere quell’incubo insopportabile che è oggi la noia, frequentano quel covo di perdigiorno della massoneria, il club con la più alta concentrazione di mirabolanti mitomani esistente in Italia.

Il punto su cui riflettere è quanto siamo tutti vulnerabili, con le mail, le chat, i social network che possono essere “bucati” e letti da chiunque. Infettare le email degli altri sta diventano facile, troppo facile per qualunque curioso che voglia guardarci dentro. Software di spionaggio comprati e venduti in rete, databank con i nostri dati personali sono alla mercé del più sveglio degli adolescenti. Serve un livello di sicurezza notevolmente superiore a quella oggi esistente, e non solo per politici e imprenditori. Per tutti, perché il diritto alla privacy unisce tutti indistintamente. E perché oggi siamo davanti alla banalità del malware, il male 2.0.

 

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