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Intesa Sanpaolo, Unicredit, Ubi. Ecco la classifica degli stipendi dei banchieri italiani

Unicredit

Il più pagato è sicuramente l’ex amministratore delegato di Unicredit, Federico Ghizzoni, con più di 3,2 milioni di euro all’anno, ma non se la passano male neppure i colleghi Carlo Messina (Intesa Sanpaolo, nella foto con Giovanni Bazoli), Pier Francesco Saviotti (ex Banco Popolare, oggi presidente del comitato esecutivo del neonato Banco Bpm), Fabrizio Viola (ex Montepaschi) e Victor Massiah (Ubi Banca). Per un rapido confronto basta dire che il loro stipendio equivale tra 90 (Ghizzoni) e 44 (Massiah) volte quello medio di un dipendente del settore. Una ricerca dell’ufficio studi First Cisl, fornita in esclusiva a Formiche.net, evidenzia le retribuzioni dei top manager di 19 banche italiane. I dati, riferiti al 2015 ed estratti dai bilanci d’esercizio, comprendono il totale dei compensi percepiti nell’anno – fisso, bonus, benefici non monetari – mentre sono esclusi quelli in equity, derivanti cioè dalla partecipazione al capitale d’impresa (per i manager azioni od opzioni su azioni). Nel 2013 First Cisl ha presentato una proposta di legge per fissare un tetto agli stipendi dei manager bancari: 588 mila euro annui, corrispondenti a circa 16 salari medi di un bancario. La proposta, sottoscritta da 120 mila italiani, giace ancora non esaminata in commissione Finanze alla Camera.

PRESIDENTI

Tra i 22 presidenti delle 19 maggiori banche italiane (Intesa Sanpaolo, Banca Popolare Milano e Ubi Banca hanno sia il presidente del Consiglio di Gestione sia il presidente del Consiglio di Sorveglianza) 9 hanno ricevuto nel 2015 più di 600mila euro: tra questi spicca il poco più di 1 milione di euro di Giovanni de Censi (oggi presidente onorario del Credito Valtellinese) e di Giovanni Zonin (allora alla Banca Popolare Vicenza) in tal caso però per 327 giorni di lavoro. A Intesa Sanpaolo i presidenti costano in totale 1,8 milioni tra Gian Maria Gros Pietro (900 mila euro) e Giovanni Bazoli, oggi presidente emerito del gruppo (909 mila euro), ovvero in totale quanto 50 stipendi medi, mentre Ennio Doris di Mediolanum porta a casa 800 mila euro. La palma dello stipendio più ricco, come nel caso degli ad, va però a Unicredit che paga Giuseppe Vita quasi 1,6 milioni annui (44 retribuzioni medie di un bancario). Tra i 400 mila euro e gli 800 mila euro troviamo invece – in ordine crescente – Carlo Fratta Pasini (Banco Popolare, oggi presidente di Banco Bpm), Andrea Moltrasio e Franco Polotti (Ubi Banca), Agostino Gavazzi (Banco Desio Brianza) e Cesare Castelbarco Albani (ex Carige). Molto lontana da queste cifre la retribuzione del numero uno dell’Abi e della Cassa di Risparmio di Ravenna, Antonio Patuelli, che nel 2015 ha ricevuto solo 172mila euro, il controvalore di 5 stipendi medi. In fondo alla classifica con 84 mila euro Ugo Biggeri di Banca Etica e con 109 mila euro Maurizio Sella, ex numero uno di Palazzo Altieri, presidente di Banca Sella nonché discendente del tre volte ministro delle Finanze, Quintino.

GLI AMMINISTRATORI DELEGATI

Le cifre salgono con i ruoli esecutivi. Senza arrivare ai “big” Federico Ghizzoni, all’epoca in Unicredit, poco più di 3,2 milioni l’anno, e Carlo Messina di Intesa Sanpaolo, poco più di 2,3 milioni, che guadagnano rispettivamente quanto 90 e 65 figure medie, si rilevano tre manager con stipendi compresi fra 1,5 e 2 milioni (Victor Massiah di Ubi Banca, Pier Francesco Saviotti ex Banco Popolare e Fabrizio Viola ex Montepaschi) e cinque tra 1 e 1,5 milioni (Alessandro Vandelli di Banca Popolare Emilia Romagna, Tommaso Cartone di Banco Desio Brianza, Miro Fiordi di Credito Valtellinese (oggi presidente), Piero Luigi Montani ex di Carige, Mario Alberto Pedranzini di Banca Popolare Sondrio (oggi direttore generale). Non male neppure Massimo Antonio Doris (990 mila euro), figlio del fondatore e attuale presidente di Banca Mediolanum, Ennio. C’è poi il caso di Francesco Iorio che per 214 giorni alla Banca Popolare di Vicenza – che ha poi lasciato – ha ricevuto oltre 2,6 milioni di cui però 1,8 quale compenso per l’ingresso. Si tratta dello stipendio medio di 128 dipendenti. Il suo predecessore, Samuele Sorato, per 132 giorni di lavoro ha incassato 46 paghe medie, ovvero 600 mila euro. Ai redditi del 2015 vanno aggiunti nel suo caso 2 milioni di euro di buonuscita. Anche qui le remunerazioni più basse si registrano alla Cassa di Risparmio di Ravenna con i 421 mila euro di Nicola Sbrizzi e a Banca Sella con i 182 mila euro di Claudio Musiari, che riveste anche la carica di direttore generale.

I DIRETTORI GENERALI

Superiori a quelle dei presidenti, ma inferiori a quelle dei rispettivi ad, le retribuzioni dei direttori generali. Pure in questo caso le paghe più alte sono dei manager dei due principali gruppi bancari del nostro Paese, ovvero Intesa Sanpaolo e Unicredit: quasi 1,7 milioni a Gaetano Miccichè e quasi 1,8 milioni per 273 giorni di lavoro a Roberto Nicastro che ad agosto 2015 ha lasciato il gruppo per “serene e composte divergenze di opinione sulla direzione strategico-organizzativa dell’azienda” ottenendo una buonuscita di quasi 5,4 milioni. Sopra il milione anche Giuseppe Castagna, che all’epoca era anche condirettore di Banca Popolare di Milano ed oggi è ad di Banco Bpm. Poco sotto Adolfo Bizzocchi ex Credem (853 mila), Maurizio Faroni di Banco Popolare, da pochi giorni direttore generale di Banco Bpm (874 milioni), Luciano Colombini ex di Banco Desio Brianza (897 milioni). C’è poi il caso di Vincenzo Consoli che per 182 giorni da dg di Veneto Banca nel 2015 ha incassato 580 mila euro (più 150mila per mancato preavviso e fine rapporto), poco meno di Cristiano Carrus, 586 mila euro, che – dopo il suo addio – alle deleghe di ad ha aggiunto quelle di dg.

I GRUPPI CHE SPENDONO DI PIÙ

Da quanto scritto finora è abbastanza facile intuire quali siano i gruppi bancari che nel 2015 hanno speso di più per i propri top manager. Unicredit è al primo posto con poco più di 6,6 milioni (cui nel 2015 si sono aggiunti i quasi 5,4 milioni di buonuscita per Nicastro) e Intesa Sanpaolo al secondo con oltre 5,8 milioni. Seguono tra gli altri Banca Popolare Vicenza con poco più di 4,4 milioni, Banco Popolare con quasi 3,3 milioni, Ubi Banca con oltre 2,8 milioni, Banca Desio Brianza con poco più di 2,6 milioni e Montepaschi con oltre 2,2 milioni. Cenerentole sono Banca Etica con 216 mila euro e Banca Sella con 291 mila euro, rispettivamente come 9 e 8 dipendenti del gruppo con retribuzione media.

IL COMMENTO DEL SEGRETARIO FIRST CISL, GIULIO ROMANI

L’analisi della First Cisl delinea un quadro in cui “le retribuzioni dei manager restano troppo alte” commenta il segretario generale, Giulio Romani. “Non si ricostruisce la fiducia nelle banche se i vertici insistono solo nel domandare sacrifici ai lavoratori, alla clientela e magari anche alla collettività” aggiunge Romani secondo cui “qualche segnale di cambiamento si intravede, come in Unicredit, che taglia del 40% le retribuzioni dei manager, o in Bnl, che riduce i bonus, ma è ancora poco. Soprattutto, al di là della necessaria regolazione quantitativa, manca totalmente un sistema di regole che moduli le remunerazioni secondo il reddito sociale prodotto”. Un’altra nota positiva la si evince dalla recente legge sulla finanza etica che fissa il compenso massimo dei manager della banca etica in un valore pari a cinque volte lo stipendio dei lavoratori. Con buona pace dei più strenui paladini della libertà di scelta delle aziende private – conclude Romani -, questa decisione del legislatore dimostra che la retribuzione può essere regolata anche al di fuori del settore pubblico”.

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