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Cosa può fare la Germania per l’Europa

germania Matteo Renzi e Angela Merkel

Angela Merkel ha ribadito con autorevolezza e molta determinazione di procedere verso la costituzione di una dimensione Europea di serie A e una di serie  B per poter avanzare sulla strada dello sviluppo senza dover trascinarsi all’interno dei 27 Paesi che ora aderiscono all’Unione, quelli che arrancano in seria difficoltà e che oggettivamente e obiettivamente rappresentano una zavorra. Peraltro a 60 anni dalla partenza, con quello che sta accadendo nel mondo, un’Europa forte con a capo la Germania che guida la locomotiva è diventata una necessità fondamentale. Ragioniamo su dati ineccepibili: i rischi della politica Usa rispetto l’Eurozona sono evidenti e dopo l’entrata nel 1999 della moneta unica l’Europa, tutta, non si è adeguata ad un regime fondamentale affinché l’euro avesse successo e così il rallentamento delle riforme strutturali, il non rispetto del patto di stabilità, la fragilità dell’integrazione finanziaria senza parlare di quella sociale  e politica inesistente, hanno portato ad una diversità tra i Paesi che ne hanno determinato la debolezza.

Le politiche dei governi nazionali sono state disordinate e non inclusive e dunque non aver rispettato il patto di stabilità tranne che la Germania, ovviamente ha creato una frantumazione economica anche della valuta rispetto al mercato europeo e internazionale. La produttività di un paese è ancorata al superamento di problemi strutturali che bisogna operare attraverso le riforme che la moneta non può risolvere. Così Mario Draghi, che ci ha salvato più volte a capo della Bce, tenendo i tassi bassi, pronto ancora una volta a mettere mano al cd Quantitative Easing, cioè l’acquisto dei titoli di stato da parte della Bce degli stati in difficoltà, non può durare ancora a lungo ed è evidente che il sistema del protezionismo per tutti è un rischio per la crescita economica.

E non basta invocare la costituzione degli Stati Uniti d’Europa nonché un esercito militare europeo, oppure dire che a Merkel l’Europa del sud non interessa (e dunque l’Italia) perché per esempio la Spagna è una nazione del sud Europa e ha reagito benissimo alla crisi e dunque sarà sicuramente una di quelle nazioni che avrà molta considerazione nella categoria dei Paesi di punta, ma bisogna che chi ne ha la forza possa gareggiare unita, in un sistema globalizzante che rischia di schiacciarci. La politica Italiana in questo contesto è un microbo in una malattia virale.

Padoan ci sta mettendo sempre di più la faccia ma deve dire la verità: la fiducia di Bruxelles nell’Italia è bassissima sia tra i commissari dei paesi del nord che comunque  hanno i loro conti in regola, sia della stessa presidenza della Commissione poiché le promesse di Padoan sono ovviamente  debolmente calibrate dentro ad una situazione politica incerta che porta dritta dritta all’azione legale della procedura d’infrazione per il deficit che abbiamo. L’Italia deve individuare ben altri 20 miliardi di risparmi e nuove entrate per rispettare gli impegni assunti nel 2018 e cioè un disavanzo in calo dal 2,1 al 1,2% del Pil. Il problema vero è che siamo non credibili perché siamo nel pieno di una campagna elettorale di una classe dirigente che pensa molto a se stessa e alle sue beghe partitiche, senza idee, iniziative di responsabilità in una Italia impoverita dentro ad una Europa che galleggia.

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