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Unioni gay, che cosa succede a Torino tra Chiesa, Chiara Appendino e giornali

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Sale la tensione, a Torino, fra l’arcivescovo Cesare Nosiglia (in foto) e il mondo dell’informazione. A far discutere sono le unioni civili. Nosiglia si è trovato, suo malgrado, al centro di un caso mediatico. L’arcivescovo si è visto costretto a intervenire pubblicamente per “smentire” l’omelia che il sabato precedente un sacerdote torinese aveva pronunciato al funerale di Franco Perrello, un omosessuale da poco unitosi civilmente col suo compagno di una vita, Gianni Reinetti.

L’OMELIA “INCRIMINATA”

Tutto comincia il 6 agosto scorso. Franco e Gianni, 83 e 79 anni, vengono uniti civilmente in Comune dal sindaco Chiara Appendino e dalla senatrice Pd Magda Zanoni, loro amica. Sono la prima coppia gay a poterlo fare, nel capoluogo piemontese, dopo l’approvazione della legge Cirinnà. La sindaca si dichiara “orgogliosa ed emozionata” e la coppia, molto credente, annuncia un pellegrinaggio a Lourdes.
La scorsa settimana, però, Franco muore. Il funerale si dovrebbe celebrare nel santuario di Santa Rita, ma il parroco don Lello Birolo tentenna. Lo rivela il “vedovo” a Repubblica: “Mi sono sentito dire: non posso celebrare il rito per una persona che si trovava in una condizione di contrarietà con gli insegnamenti della Chiesa”. L’intervento di don Gian Luca Carrega, delegato della diocesi per la pastorale degli omosessuali, chiamato ad officiare la cerimonia, sistema le cose. O almeno così pare. Perché poi, nell’omelia, don Carrega si rivolge al defunto Franco e al suo compagno Gianni, in un discorso che suona come un’autocritica della Chiesa. “So che tanti pensano che la prima parola da dire sarebbe “scusa”: per le incomprensioni, per la freddezza, per la rigidità. Ma dovrebbe farlo qualcuno più importante di me. Io, invece, vi dico “grazie”, perché voi, Franco e Gianni, con la vostra ostinazione, ci avete dato la possibilità di pensare a una Chiesa in grande, accogliente, capace di andare oltre e di non lasciare indietro nessuno: la Chiesa che noi sogniamo”. Parole che lasciano il segno, anche perché il funerale ha un significativo rilievo pubblico. Alle esequie, infatti, sono presenti anche i rappresentanti delle istituzioni. C’è Magda Zanoni, che porta il messaggio di condoglianze del ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli, e, in rappresentanza del sindaco pentastellato Appendino, c’è Marco Giusta, assessore comunale alle Famiglie (il plurale è significativo), per inciso anche ex presidente dell’Arcigay di Torino.

IRRITAZIONE IN CURIA

L’omelia di don Carrega finsce sui giornali e solleva un polverone. Ai piani alti della Curia si respira una certa irritazione. Nosiglia, interpellato dalla stampa per un commento alle parole del sacerdote, annuncia che risponderà sulla Voce del Tempo, il giornale della Curia. Giorni dopo il settimanale pubblica il suo intervento, in risposta alla missiva di una lettrice, molto critica nei confronti dei giornali, “colpevoli” di aver enfatizzato il passaggio dell’omelia sulle scuse della Chiesa.

LA SMENTITA DI NOSIGLIA

Nosiglia smentisce i giornali. “Don Gian Luca Carrega non ha detto quanto i giornali polemicamente hanno riportato, frasi di condanna della Chiesa, di necessità che chieda scusa o contro questo o quel rappresentante della gerarchia. Ha espresso invece gratitudine ai cristiani presenti, anche omossessuali, per il loro desiderio di vivere la fede nella Chiesa”. Il vescovo, quindi, va all’attacco. “Viviamo immersi in una strumentalizzazione mediatica che ci sta sempre più stretta perché, invece di aiutarci a ragionare, mette in un solo calderone emozioni e sentimenti, norme di legge e vita di fede. E che ci serve ogni giorno sempre lo stesso piatto: una polemica in salsa rosa piccante, in cui rischia di esserci di tutto meno che la corretta informazione sui fatti avvenuti e le parole pronunciate”. E ancora: “I funerali continuano ad essere momenti in cui la comunità cristiana si riunisce per pregare, celebrare la fede nel Signore morto e risorto, e non per fare comizi (né, tanto meno, per dare occasione che i comizi li faccia qualcun altro)”. Parole che qualcuno interpreta come una risposta piccata ai saluti in occasione delle esequie, della senatrice e dell’assessore.

Nosiglia si concentra sul tema “caldo”. Pur evidenziando che il rispetto è dovuto a chiunque, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale, marca le differenze fra matrimonio e unione civile. “Il recente Sinodo dei vescovi e la Lettera apostolica ‘Amoris Laetitia’ del Papa hanno ribadito che non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia composta di uomo e donna e dei loro figli, centro e motore della società”.
E poi conclude: “Per questo a coloro che hanno manifestato la loro giusta riprovazione e rincrescimento circa quanto i giornali hanno riferito del funerale di sabato scorso, dico: la Chiesa di Torino continuerà a sostenere in ogni modo l’istituto del matrimonio e ad annunciare il vangelo della famiglia secondo quanto la Parola di Dio e il Magistero ci indicano, in continuità con la tradizione bimillenaria della Chiesa. A coloro che invece si sono rallegrati della apertura della Chiesa verso le persone omossessuali dico: la Chiesa di Torino continuerà a promuovere con saggezza ed equilibrio i suoi percorsi di accoglienza e di accompagnamento per le persone omossessuali che lo desiderano, ma anche per ogni altra persona che vive situazioni particolari di vita coniugale come sono i separati, conviventi, divorziati”.

IL VEDOVO: “NOSIGLIA DOVREBBE VERGOGNARSI”

Le polemiche, comunque, non sembrano destinate a finire. Il “vedovo”, sempre su Repubblica, ha già replicato al vescovo dandogli dell’ipocrita. “Dovrebbe soltanto vergognarsi. Mi spiace dover dire questo, perché sono un cristiano, un credente, ma la mia fede, così come quella di Franco, è sempre stata lontana da ipocrisie”. E poi, sulla “smentita” del vescovo: “Centinaia di persone hanno sentito le parole di don Carrega, possono testimoniare”. La Zanoni concorda: “Mi avevano talmente colpito che dopo la cerimonia ero andata a ringraziare don Carrega”.

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