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Sfide e opportunità nel Nordafrica. Report Baromed EY 2017

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Il Mediterraneo attrae sempre di più gli investimenti esteri (771 miliardi di dollari dal 2011 al 2015), il numero di fusioni e acquisizioni è cresciuto del 27% e i progetti di investimento – pur di dimensioni minori rispetto al passato – sono aumentati dello 0,5% tra il 2011 e il 2015. Si configura un nuovo scenario, dunque, in cui l’area euro-mediterranea sta recuperando un ruolo centrale, nonostante l’instabilità politica. È ciò che emerge dal report Baromed EY 2017, presentato durante la due giorni “EY Strategic Growth Forum Mediterranean”, organizzata da Ernst & Young all’hotel Cavalieri di Roma. Tra gli altri, sono intervenuti ieri il ministro degli Esteri, Angelino Alfano e il vicepremier libico Ahmed Maiteeq, mentre è previsto per oggi l’intervento del presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni e del ministro per lo Sviluppo economico, Carlo Calenda.

L’INTERVENTO DI DONATO IACOVONE

“Nonostante l’instabilità geopolitica del contesto europeo, mediterraneo e mediorientale, gli investimenti continuano a crescere. Anche se rimane la preoccupazione degli operatori, è evidente che la fiducia nelle prospettive di medio termine è più forte”, ha detto Donato Iacovone (nella foto), Ceo EY Italy, che ha aperto l’evento. “Il Nordafrica ha visto crescere il tasso di scolarizzazione e rappresenta un contesto di sviluppo per l’innovazione tecnologica. In tutto questo, l’Italia gode di un vantaggio logistico impareggiabile rispetto agli altri grandi paesi industriali, essendo il vero hub del Mediterraneo”. In Nordafrica, infatti, gli investimenti da parte di imprese estere sono cresciuti di oltre il 50% fra il 2011 e il 2015 e fra questi gli investimenti in progetti greenfield sono aumentati dell’83%. Si tratta di high tech e settori chiave per l’Italia come l’automotive.

I PILASTRI DELLA CRESCITA SECONDO IL RAPPORTO BAROMED 2017

Sei sono i driver principali di crescita, emersi da BaroMed 2017: stabilità e sicurezza, ritenute priorità per lo sviluppo degli investimenti dal 46% dei manager globali intervistati da EY nel 2015; l’incremento delle infrastrutture, lo sviluppo dei talenti e delle competenze, ambito in cui Nordafrica e Medioriente sono sulla buona strada, stando ai dati della Banca Mondiale, secondo cui fra il 2000 e il 2010 il tasso di educazione primaria è cresciuto dal 86% al 94%, e della secondaria dal 62% al 70%; l’efficienza energetica, dove è necessario recuperare campo e implementare fonti alternative, dopo il crollo delle operazioni di M&A nel settore, del 45% fra il 2011 e il 2015; gli investimenti per la crescita e infine la digitalizzazione, puntare cioè a “chiudere il digital gap grazie ai costi, in progressivo calo, delle nuove tecnologie”.

E proprio gli investimenti nelle nuove tecnologie rappresentano il terzo settore dell’economia euromediterranea, in termini di progetti greenfield, e il secondo per quanto riguarda fusioni e acquisizioni. Se sullo sviluppo del software Israele condivide il primato con Francia e Spagna, è su startup e imprese di cybersecurity che assume un ruolo sempre più autorevole.

IL DISCORSO DEL MINISTRO ALFANO

A seguire è intervenuto il ministro Alfano, che ieri mattina, a Roma, ha firmato una dichiarazione congiunta sui flussi migratori e una serie di accordi per lo sviluppo con l’omologo tunisino Khemaies Jhinaoui. “Oggi il Mediterraneo è caotico e frammentato, e presenta diverse situazioni complesse cui è necessario far fronte, dalla crisi libica alle migrazioni dalla Siria. Dobbiamo andare avanti negli accordi con la Libia e affrontare le nuove intese con la Tunisia, che ho appena firmato e che conciliano sicurezza e solidarietà, secondo un approccio non usuale in Europa, ma tipicamente italiano, dal momento che l’Italia ha salvato innumerevoli vite”.
“Il Medio Oriente”, ha proseguito, “è la parte del mondo meno integrata economicamente, ridefinire il suo potenziale è una sfida nella quale vedo molte opportunità. Attraverso l’energia possiamo trasformare il Mediterraneo da area critica a promessa di prosperità, anche con nuove partnership politiche. La nostra ambizione è riuscire a trasformare il Mediterraneo in un hub energetico, l’Italia è impegnata anche in questo. È urgente, inoltre, che l’Unione europea risponda agli appelli dal Mediterraneo, poiché, come diceva Aldo Moro, nessuno è chiamato a scegliere tra l’essere in Europa e essere nel Mediterraneo, poiché l’Europa intera è nel Mediterraneo”.

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