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Che cosa succede allo spread sui titoli di Stato

Lo spread a quota 200 non dice ancora tutto. La fine del QE sarà il turning point.

Se da un lato è vero che il rendimento dei bond italiani è quasi raddoppiato negli ultimi mesi, dall’altro è anche vero che le cedole attualmente pagate sui BTP nelle varie scadenze, ovvero il tasso di rendimento reale, sono ancora troppo basse. La Repubblica Italiana, e l’Eurozona in genere, ha un rischio puntuale (riportato in seguito) che ad oggi viene mitigato dal programma di Quantitative Easing (QE) adottato dalla BCE: le Banche centrali acquistano titoli di stato europei, tra cui quelli italiani, sostenendo le quotazioni a livelli più alti di quelli che meriterebbero sul libero mercato, di converso i rendimenti dei Buoni del Tesoro risultano calmierati entro livelli troppo bassi. Cedole ridotte, dunque, a fronte di un rischio in realtà maggior, sedato dall’implementazione del QE.
E’ fisiologico che lo spread oscilli, perché la percezione del rischio da parte degli operatori è mutevole nel tempo: più volte abbiamo visto oscillazioni del differenziale tra BTP italiani e BUND tedeschi anche di forte entità. Corre l’obbligo di ricordare che il canovaccio è già conosciuto, abbiamo visto la situazione più e più volte negli ultimi anni. Ma allora che fare?

L’algoritmo di Selfiewealth.com già a fine settembre raccomandava di lasciare i titoli di stato italiani, da allora le quotazioni sono scese di quasi l’8% sulle scadenze decennali; per chi è rimasto dentro le posizioni, e ha scelto di fare il cassettista, adesso occorre una strategia di backup, perché gli interessi che riscuote non sono proporzionali ai rischi che sta correndo. Abbiamo letto di tutto e di più su questo argomento, agli allarmi lanciati periodicamente fanno sempre da contraltare i messaggi rassicuranti (spesso del venditore!) altrettanto periodici. Ma veniamo ai numeri: la Repubblica Italiana presenta un rischio di controparte associato alla classe di rating BBB-, così come comunicato dalle principali agenzie di rating. Per questo rating, e per le peculiarità dello Stato italiano, il RoboAdvisor stima una cedola equa per le scadenze decennali compresa tra il 2.85-2.90%, mentre l’attuale rendimento dei BTP è intorno al 2.3%. L’effetto del QE è quindi di contenere la cedola reale contro quella equa per un differenziale dello 0.6%. Questo sarà il valore all’equilibrio a cui tenderà il mercato, una volta finito il programma di acquisto della BCE; a questo equilibrio corrispondono poi prezzi dei BTP più bassi di circa il 5% rispetto agli attuali corsi.

Ci arriveremo gradualmente o con le montagne russe? Al di là del percorso, la strategia operativa più adeguata non può che essere quella di smobilizzare le posizioni in BTP nei periodi di calma dello spread, ponendosi un termine ultimo ben preciso. Sarà possibile tornare a fare i cassettisti con i Buoni del Tesoro, per chi lo preferisce, solo quando i tassi di interesse pagati, ovvero i rendimenti reali, saranno in linea con quelli di equilibrio suddetti.

Dove poter investire dunque? Selfiewealth.com esprime ad oggi una Asset Allocation ideale, derivata dalla Top 10 dei Robo-Portafogli automatici, che prevede la componente più ampia in Fondi Comuni per il 41%, la seconda componente per rilevanza è quella investita in Azioni per il 15%, che sostituisce buona parte della componente Obbligazionaria, anche in virtù di quanto sopra detto, ferma intorno al 7%; interessante la quota allocata in ETF, stabile al 14%, mentre gli investimenti in Valuta estera sono al 13%, come salvagente contro la svalutazione della moneta unica; gli investimenti più ‘avanzati’ in Futures su Materie Prime e su Indici sono residuali ed impegnano rispettivamente per il 4% ed 6%. La componente non investita e dunque rimasta in liquidità è invece nulla.

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Il focus geografico per i migliori investimenti, così come stimato dal RoboAdvisor, vede sull’Europa una preferenza per la Germania, la Francia, la Danimarca e l’Olanda, con un peso complessivo di circa il 33% del portafoglio; minori invece sono le allocazioni verso Svizzera, Irlanda, Norvegia, Portogallo, Svezia e altri. Guardando invece fuori dall’Unione, dove ci sono di fatto le migliori previsioni, l’allocazione massima è per gli Stati Uniti con oltre il 25% dell’intero portafoglio; ancora fuori dalle allocazioni la Cina, dove l’algoritmo di Selfiewealth.com è ancora in attesa di indicazioni favorevoli, che ancora non vengono.
Nonostante il clamore per le oscillazioni dello spread e l’andamento dei titoli azionari italiani, la volatilità sui mercati globali è in realtà ancora contenuta, con il Selfiewealth Volatilty Index a quota 5,54% pertanto in condizioni stazionarie. Le valute invece sono prossime a qualche cambiamento, con gli equilibri in chiara mutazione: la regina delle valute a breve sarà la Sterlina Inglese (GBP), seguita dallo Sheqel Israeliano (ILS), Dollaro Australiano (AUD) e Franco Svizzero (CHF); sempre sul fronte valutario, debole sarà invece la Lira Turca (TRY), il Peso Filippino (PHP) e il Dollaro di Hong Kong (HKD)

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