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Che cosa hanno detto Lavrov, Merkel e Pence alla conferenza di Monaco

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Tra grandi obiettivi per il futuro del mondo e tensioni evidenti, la conferenza sulla sicurezza di Monaco di Baviera ha confermato l’incertezza di questa fase storica e di un’Unione europea stretta tra l’incognita statunitense dopo l’elezione di Donald Trump, i ruvidi rapporti con la Russia e le richieste che arrivano dalla Nato. Il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, si è spinto ad auspicare un nuovo “ordine mondiale”, “post-occidentale”, nel quale “ogni Paese è contraddistinto dalla propria sovranità”, non proprio un messaggio distensivo se poi ha accusato la Nato di operare come “un’istituzione della guerra fredda” e l’Europa di aver “sacrificato il buon senso a favore di una minoranza russofoba” nella crisi ucraina.

Sull’altro fronte, il vicepresidente statunitense, Mike Pence, è rimasto a metà del guado sui rapporti con Mosca, rassicurando gli europei su una maggiore fermezza, incalzando la Russia “affinché rispetti gli accordi di Minsk sull’Ucraina” e nello stesso tempo promettendo che l’intenzione di Trump è quella di trovare un “terreno comune” con Vladimir Putin. Sul fronte dell’Alleanza atlantica, invece, Pence ha rassicurato gli europei: “Non abbiate dubbi sul nostro impegno”, “siamo oggi e saremo sempre il vostro maggiore alleato”, pur ribadendo la richiesta avanzata nella recente riunione dei ministri della Difesa a Bruxelles: “Questo è il momento di fare di più”, ha detto Pence, le nazioni europee devono aumentare la spesa per la Difesa e arrivare a quel 2 per cento deciso nel 2014 e da raggiungere entro 10 anni. La filosofia dell’amministrazione Trump è stata espressa con chiarezza: “La pace arriva solo attraverso la forza”, ha detto Pence annunciando “un significativo aumento delle spese militari” americane. Ha preoccupato l’assenza di riferimenti all’Ue, un’omissione pesante perché fa seguito alle dichiarazioni di Trump favorevoli alla Brexit e, in sostanza, a una dissoluzione dell’Unione.

Un segnale importante sul fronte militare è arrivato da Angela Merkel. Il cancelliere tedesco ha detto che “faremo tutti gli sforzi per rispettare i nostri impegni”, anche se realisticamente il suo ministro degli Esteri, Sigmar Gabriel, ha quantificato in 25 miliardi di euro la somma da recuperare e “non ho idea di dove li possiamo trovare”, soprattutto se il governo tedesco deciderà di abbassare le tasse. Non va dimenticato, infatti, che le elezioni in Germania si terranno il 24 settembre. Sullo sfondo, naturalmente, restano i giganteschi problemi di sicurezza che riguardano tutti e per i quali la Merkel si è detta convinta della necessità di rafforzare Ue, Nato, Onu e G20. Le parole della cancelliera sono ovviamente piaciute al segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, che ha anche spiegato che l’impegno assunto tre anni fa era “non solo di spendere di più, ma anche di spendere meglio”.

Su questo bisogna ricordare che nella ministeriale della Difesa tenuta a Bruxelles Stoltenberg aveva riconosciuto all’Italia (oggi all’1,18 per cento del Pil) un contributo elevato nelle missioni dell’Alleanza, citando l’Afghanistan, la Forza di reazione rapida e le batterie missilistiche in Turchia. Un ruolo determinante dell’Italia in tutte le missioni era stato riconosciuto anche dal segretario alla Difesa americano, il generale James Mattis, in una telefonata con il ministro Roberta Pinotti. Il nostro Paese sarà impegnato sul fronte antiterrorismo anche con l’”hub sub” che sarà creato presso il Comando alleato di Napoli, come hanno deciso i ministri della Difesa della Nato il 15 febbraio. Vi lavoreranno 100 persone per meglio monitorare l’area del Mediterraneo, del Nord Africa e del Medio Oriente. In quell’occasione Stoltenberg ha aggiunto che presto saranno operativi i droni basati a Sigonella.

Infine, sul tema della sicurezza il ministro degli Esteri, Angelino Alfano, nella tavola rotonda su intelligence e terrorismo organizzata nella conferenza di Monaco ha nuovamente invitato tutti i partner a intensificare gli scambi di informazioni senza i quali “ridurremmo l’efficienza della nostra azione di intelligence”.

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