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Tutte le colpevoli confusioni tra eutanasia e fine vita dopo il caso dj Fabo

genitori, pediatri, germanellum, rappresentanza sindacale, stato, Giuliano Cazzola

Dj Fabo si è sottoposto al suicidio assistito in Svizzera. Una decisione che va rispettata e, sul piano personale, condivisa. Io sono cristiano, ma credo che avesse ragione Epicuro quando scriveva “In necessitate vitae vivere non necesse”. Trovo comunque discutibile che questo dramma umano venga sbattuto in prima pagina come se l’eutanasia fosse una delle questioni più importanti sul piano del riconoscimento dei diritti. Non facciamo confusione a bella posta: l’eutanasia non ha nulla da spartire con le disposizioni sul fine vita e sull’accanimento terapeutico. E neppure con il caso di Eluana Englaro, che non ha avuto la possibilità, come Dj Fabo, di scegliere il proprio destino in piena coscienza. La morte del dj è stata affrontata e commentata, anche nei telegiornali, come se il nostro Paese avesse – in materia di eutanasia – un colpevole ritardo, come se fossero stati risolti, in favore della “dolce morte”, tutti i dubbi etici e giuridici che pure esistono, anche secondo un pensiero laico. Non sarà un caso che sono pochi i Paesi in cui sono in vigore norme come quelle applicate in Svizzera.

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Spesso mi chiedo se sia consentito ricorrere all’eutanasia anche per motivi politici. Io, per fortuna, godo ottima salute in relazione alla mia età. Ma se l’Italia dovesse cadere nelle mani del M5S (o di Matteo Salvini, ma è improbabile) sarei tentato anch’io di fare una capatina in terra elvatica.

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