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Che cosa si sono detti Erdogan e Trump

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Trump alla fine ha chiamato anche il sultano. Enfatizzando i buoni rapporti tra Turchia e Usa. Una totale falsità, anche se comprensibile. La Turchia va recuperata, dandole l’ultima opportunità di essere alleata dell’Occidente.

Erdogan, si sa, ha una postura assai aggressiva. Tresca apertamente con Putin, con cui sta tentando di chiudere la partita siriana intestandosi parte della vittoria. Il che è tutto da vedere, non sarà così facile liquidare le varie fazioni ribelli e jihadiste. Il calcolo di Erdogan è lucido e spregiudicato, ma visto e considerato che sta per incoronarsi super-presidente di una repubblica modellata a sua misura (referendum permettendo) e che non mollerà la presa sino a chissà quando, sarà meglio portarlo dalla nostra parte piuttosto che permettergli di rafforzare l’asse russo-sciita che tanta disgrazia sta portando in Medio Oriente.

Quindi, Trump ha fatto bene a chiamarlo. Se poi ci saranno risultati si vedrà molto presto. La Turchia vorrebbe gli Usa al proprio fianco nell’offensiva finale contro la capitale del califfato, Raqqa. Ha, però, una condizione inaccettabile, il sultano: chiede di emarginare i temuti curdi dell’YPG.

Speriamo che Trump e i suoi su questo punto non cedano: i curdi hanno combattuto valorosamente i tagliagole e meritano rispetto, sicuramente non di essere traditi.

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