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Cosa dicono i giornali in Germania di Martin Schulz

Schulz, germania, Saarland

Frau Angela (Merkel) forse avrebbe meritato di essere ritratta da Artemisia Gentileschi, che nei suoi quadri esaltava le donne giustiziere. Giuditta che taglia la testa a Oloferne, per ricordare uno dei suoi capolavori. Ma la signora Merkel si deve accontentare di Charlie Hebdo che, nell’edizione tedesca, la mette in copertina come una bionda Erinni che decapita il rivale Martin Schulz.

Un gesto di solidarietà, spiegano i responsabili della rivista satirica, nei confronti di Der Spiegel, sotto accusa per la copertina con Trump che decapita la Statua della Libertà.

Direi che, cattivo gusto o meno, è più azzeccata la caricatura di Charlie. Tra Angela e Martin Schultz è in corso un duello personale, e nessuno dubita in Germania che siano in pericolo libertà e democrazia, vinca l’uno o l’altra, il prossimo 24 settembre. Una data in cui è in gioco anche il destino della nostra Europa. E dell’Italia. Se qualcuno spera, tuttavia, che con Schulz cancelliere la politica tedesca nella Ue cambierebbe rotta, si sbaglia. Quand’era a Bruxelles, come presidente del parlamento, Martin ha spesso criticato Angela e il suo ministro delle finanze, Wolfgang Schaüble, per la rigida politica di austerità. Ma le parole non costano nulla. Dovesse governare a Berlino, si comporterebbe più o meno come la sua rivale. Dopo belle frasi sulla solidarietà, ha sempre aggiunto: “Ma le regole bisogna rispettarle”.

Nell’ultimo sondaggio, pubblicato dalla Bild am Sonntag, in un duello personale all’americana, Martin, 61 anni, batterebbe la quasi coetanea Angela, 62 anni, per 46 a 40. Non avveniva da oltre dodici anni, quando era cancelliere Gerhard Schröder. Ora, Schulz si esalta e parla di maggioranza assoluta, conquistata solo da Adenauer, ma la Cdu-Csu della Merkel sarebbe ancora in testa per 33 a 32. Il margine di errore è del 2,5% in più o in meno, come dire che tutto può accadere. In un risultato sul filo di lana (come nel 2002 tra Schröder e Angela), potrebbero decidere i mandati supplementari, grazie al sistema del doppio voto, il primo al partito, il secondo a un candidato che può appartenere a un partito diverso. Se si esagera con il voto schizofrenico si finisce per eleggere più deputati del previsto, una parte grazie alle liste chiuse dei partiti, che ottengono tanti seggi in rapporto alla percentuale raggiunta, e gli altri eletti in base alle preferenze personali. Per questo in Germania i partiti non candidano amici e amiche senza qualità: rischierebbero di venire puniti dagli elettori.

I cristianodemocratici si spaventano, e hanno diffuso un dossier per attaccare personalmente l’avversario: Schulz predica bene e razzola male, a Bruxelles favoriva i suoi amici per piazzarli nei posti chiave delle strutture europee, guadagnava 27mila euro al mese (un deputato tedesco poco più di 9mila), e gli piaceva la bella vita, mangiare e bere. Un segno di paura. “Schulz è un populista, fra lui e Trump non c’è alcuna differenza”, lo attacca Schaüble. Ma già Martin aveva messo le mani avanti in un’intervista a Der Spiegel: “Non sono un populista”.

Lo Spiegel è sceso in campo subito a suo favore, senza distanza critica come avveniva in passato (era per Brandt, ma non dimenticava di rivelare i limiti politici del Willy Nobel per la pace). Gli ha dedicato due copertine di seguito: “Sankt Martin”, è il titolo della prima, nella seconda e ultima, Schulz sembra in procinto di scalzare con l’indice una minuscola Angela, è intitola Merkeldämmerung, il tramonto della cancelliera dopo 12 anni di potere.

Ma il 57% dei tedeschi ritiene che quello di Schulz sia un fuoco di paglia. “Farà la fine di Scharping?” si chiede la Bild Zeitung. Nel ’94 il leader dell’Spd era partito con il 39, cinque punti avanti alla Cdu-Csu, ma lo scontro si concluse con l’ennesima vittoria di Kohl, 41 a 36. Schulz finora non ha detto che cosa intende fare, in Germania e in Europa. Si presenta come europeista, ma a Bruxelles ha contribuito alla crisi della Ue, commenta la Taz, un po’ il nostro Manifesto. Il segretario generale Peter Tauber attacca: “Nessuno finora sa che parte stia Schulz. Prima o poi dovrà scegliere”.

Forse per capire chi sia Schulz, scrive Die Welt, bisogna ricordare quale è il suo romanzo preferito. Martin, che da giovane era libraio, ha indicato “Il Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa. Una risposta che rivela il suo buon gusto, commenta il quotidiano, ma che lascia qualche dubbio sulle sue idee politiche. Una rivelazione forse più pericolosa dei pettegolezzi sulla passione per i vini d’annata e i ristoranti di lusso.

Pubblicato su Italia Oggi, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi

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