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Vescovi, ecco le recenti nomine super bergogliane di Papa Francesco

Papa Francesco

La scelta del successore di mons. Luigi Negri a Ferrara certifica quanto era chiaro già da anni. La vera rivoluzione di Papa Francesco, ben più che le riforme del settore economico-finanziario, dello Ior e della curia romana, è quella che ha a che fare con la nomina dei vescovi. E’ il modo più semplice, più rapido e più “conveniente” per portare la chiesa a sintonizzarsi sulle frequenze impostate dal nuovo corso. Una chiesa che, riassumendo, diventi ospedale da campo perenne.

IL GRANDE RICAMBIO DEI PASTORI

In quasi quattro anni di pontificato, Bergoglio ha provveduto al ricambio di un terzo dei vescovi italiani. Quasi tutti in discontinuità, come profilo, con i predecessori. Pochi trasferimenti di sede episcopale, molti uomini pescati tra i semplici sacerdoti. Tutti con una precisa vocazione pastorale sociale. La nomina di mons. Giancarlo Perego, già direttore della Fondazione Migrantes della Conferenza episcopale italiana, lo conferma. Attento ai migranti, ai profughi, fautore dell’accoglienza, Perego rappresenta una netta discontinuità rispetto a Negri.

I PROFILI PRESCELTI

Guardando la mappa del nostro paese, gli esempi sono molteplici. Rimanendo al nord, si segnala Padova, dove da un anno e mezzo vescovo è Claudio Cipolla. Lombardo, senza esperienza episcopale pregressa, anch’egli attento al sociale. Schema identico a Palermo, dove per succedere al cardinale Paolo Romeo, Francesco ha chiamato il giovanissimo Corrado Lorefice, parroco a Modica. A Bologna, invece, ha trasferito il già vescovo ausiliare di Roma, mons. Matteo Zuppi, apprezzato anche da settori cosiddetti conservatori, molto vicino a Sant’Egidio.

PROMOSSI E BOCCIATI

Lo schema risulta confermato anche guardando alle scelte che il Papa ha fatto riguardo le creazioni cardinalizie. Scartati i pastori delle “tradizionali” Torino e Venezia (niente porpora né al ruiniano mons. Cesare Nosiglia né al patriarca Francesco Moraglia), Francesco ha scelto Edoardo Menichelli, (vescovo di Ancona), Francesco Montenegro (Agrigento), Gualtiero Bassetti (Perugia).

COSA SUCCEDE ALL’ESTERO

All’estero, pur con qualche eccezione, il canovaccio è il medesimo: a Madrid con mons. Carlos Osoro Sierra (il “Francesco di Spagna”) e ancor di più negli Stati Uniti, dove forse la “rivoluzione” è ancora più evidente: tutto è cominciato a Chicago con la nomina di Blase Cupich a sostituto del conservatore di ferro Francis Eugene George, quindi con la creazione cardinalizia dello stesso Cupich e di mons. Tobin, protagonista del contenzioso tra il Vaticano e la grande associazione delle religiose americane (Leadership conference of women religious) messe sotto inchiesta da Roma per alcune inclinazioni “liberal” contestate dalla congregazione per la Dottrina della fede e dalla congregazione per i religiosi dove Tobin fungeva da segretario (cioè da numero due).

LE PORPORE MANCATE

E che si tratti di precisa linea, anche qui lo dimostrano le esclusioni di lusso: niente porpora a mons. Charles Chaput, arcivescovo di Philadelphia, ma – e questo non è passato inosservato – neppure a mons. Horacio Gomez, arcivescovo di Los Angeles: cioè della più grande diocesi d’America. Elemento interessante è che Gomez è pure ispanico e oppositore della linea trumpiana su muri e politiche migratorie.

LA SUCCESSIONE A SCOLA

Tornando in Italia, ci sono due appuntamenti attesi per i prossimi mesi che potrebbero confermare la rotta intrapresa. Innanzitutto la nomina del nuovo arcivescovo di Milano, la seconda diocesi più grande del mondo. Il cardinale Scola, che ha compiuto 75 anni lo scorso 7 novembre, sarà sostituito con ogni probabilità in primavera. Tanti i nomi che circolano, da mons. Franco Giulio Brambilla all’attuale vicario Mario Delpini, fino alle opzioni prese da lontano, come quella che porta all’attuale arcivescovo di Chieti-Vasto, mons. Bruno Forte.

IL PROSSIMO PRESIDENTE DELLA CEI

Quindi, la nomina del nuovo presidente della Conferenza episcopale italiana, visto che a maggio si concluderà il doppio mandato del cardinale Angelo Bagnasco. Per la prima volta, i vescovi della Cei eleggeranno una terna, dalla quale poi il Pontefice (primate d’Italia) sceglierà il nuovo numero 1. Naturalmente, per lui nessun vincolo: il Papa potrà sempre scegliere al di fuori dei nomi proposti.

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