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Saryusz-Wolski e Tusk, così i popolari polacchi bisticciano sul presidente del Consiglio europeo

La partita che si sta giocando per il rinnovo del presidente del Consiglio Europeo, l’organo dell’Ue che riunisce i capi di Stato e di governo dei Paesi membri, sembra essere diventata la sede della resa dei conti di un lungo contenzioso interno tra l’attuale governo polacco e l’ex primo ministro di Varsavia Donald Tusk. Ma dove, ad aver la meglio, potrebbero essere giocatori che ora stanno a guardare a bordo campo, primo tra tutti François Hollande.

Ma andiamo con ordine: il mandato dell’attuale presidente del Consiglio Tusk, iscritto al Ppe, scadrà a fine maggio, e questo fine settimana il plenum dei capi degli esecutivi europei sarà chiamato a votare sulla sua conferma per un secondo (ed ultimo) mandato o se scegliere un nuovo presidente.

Con una decisione sorprendente, il governo della Polonia, nel frattempo passato di mano dal partito di Tusk Civil Platform agli euroscettici di Diritto e Giustizia che esprimono l’attuale primo ministro Beata Szydło, ha ieri avanzato la candidatura a presidente del Consiglio di Jacek Saryusz-Wolski, europarlamentare dello stesso partito di Tusk e vice presidente del Partito Popolare Europeo. Uno smacco in piena sostanza a Tusk volto a metterlo in difficoltà all’interno del suo stesso partito.

Un’operazione che Tusk è riuscito ad arginare, dapprima facendo espellere l’europarlamentare candidato dalla Polonia dal suo stesso partito e poi, facendolo decadere da vice presidente del Partito Popolare Europeo con una forte presa di distanza da parte del presidente del Ppe Joseph Daul:  “Il Partito popolare europeo – ha detto Daul – ha deciso di revocare a Jacek Saryusz-Wolski l’incarico di vicepresidente del Ppe e di escluderlo dall’ufficio di presidenza. La decisione è la diretta conseguenza dell’esclusione di Saryusz-Wolski dal suo partito, Piattaforma Civica. Io profondamente condanno la slealtà e la mancanza di rispetto dell’eurodeputato polacco verso l’unità e valori del suo partito e del Ppe. La posizione del partito resta chiara: Donald Tusk, ha pieno supporto per un secondo mandato”.

La battaglia di Diritto e Giustizia contro Tusk ha origini di carattere personali: Jaroslaw Kaczynski, il capo del partito ora al potere nel paese dell’Est, considera Donald Tusk morale responsabile dell’incidente aereo del 2010 dove morì il fratello gemello Lech. All’epoca dei fatti Lech Kaczynski era presidente della Repubblica e Donald Tusk Primo Ministro.

Mettendo mano al pallottoliere sembra che Tusk abbia al momento un supporto trasversale per il rinnovo del suo mandato, anche se filtra da Bruxelles un malumore del partito socialista rispetto alla possibile “tripletta” del Ppe sulle posizione di vertice dell’EU (la presidenza della Commissione al lussemburghese Junker, quella del Parlamento all’italiano Tajani e la conferma di Tusk), soprattutto considerando che, a differenza del momento della nomina di Tusk, oggi il consesso dei capi di stato e di governo è guidato dal PSE con 8 presidenti mentre il PPE ne ha 7.

Proprio per questo motivo c’è chi scommette che, in attesa della resa dei conti dell’elezione, si stia riscaldando il presidente francese François Hollande che, lasciando l’Eliseo potrebbe pensare di trasferirsi nella capitale belga per occupare la poltrona che, al momento, ha solo contendenti polacchi.

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