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Come e perché ricorderemo Marco Biagi

biagi, lavori del futuro Sacconi

Verrebbe da scrivere sui muri “Marco è vivo e lotta insieme a noi”, ovvero a tutti coloro che vogliono costruire un mercato del lavoro inclusivo partendo da un principio di realtà e dalla consapevolezza che attraverso il lavoro ciascuno deve poter esprimere il proprio potenziale. Marco Biagi è stato assassinato quindici anni fa ma, a dispetto di coloro che con lui volevano annichilire le sue idee, è nel tempo cresciuta la sua influenza sui decisori istituzionali e sociali.

Egli intuì la trasformazione dei modi di produrre e lavorare che le nuove tecnologie avrebbero determinato. Tutti i lavori si sarebbero realizzati per fasi e obiettivi, postazione fissa ed orario avrebbero via via perso rigidità, la remunerazione sarebbe stata sempre più collegata ai risultati. Il fondamentale diritto nel lavoro sarebbe diventato il continuo accesso alle conoscenze, abilità e competenze che garantiscono occupabilità.

Il contratto, specie di prossimità, sarebbe prevalso sulla legge in quanto fonte regolatoria duttile e rapidamente adattabile ai cambiamenti. Domani, mercoledì, lo ricorderemo a Roma nell’usuale convegno Adapt-Amici di Marco Biagi con l’omaggio alla sua memoria di un Libro Bianco sul futuro del modello sociale al tempo della quarta rivoluzione industriale e della crisi del ceto medio. Proporremo un potente welfare complementare collettivo di fonte contrattuale, capace di proteggere “dalla culla alla tomba” potenzialmente tutti e soprattutto di integrare previdenza, sanità e assistenza in modo da essere modulabile sui bisogni di ciascuno in ogni fase della vita. Contrapporremo al reddito garantito un premio al lavoro, ovvero una integrazione ai bassi redditi da occupazione povera fino alla soglia della no tax area. Sussidiarietà e responsabilità sono criteri che Marco ha lasciato in eredità ad una generazione più consapevole dei limiti alla finanza pubblica e che perciò chiede soprattutto strumenti per auto-organizzarsi.

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